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Media e Potere secondo Mentana

Media e Potere sono un binomio inscindibile. Chi comanda e chi controlla chi? Prova a rispondere Enrico Mentana ad un serata/incontro a Conegliano Veneto, Treviso.

CONEGLIANO V.TO (TV) - Enrico "mitraglietta" Mentana, è oggi praticamente disoccupato. Viaggia tra una trasmissione tv o radifonica e l’altra, tra una conferenza e l’altra, non avendo una testata giornalistica da dirigere.

Ma è stato per quasi 30 anni all’interno del sistema giornalistico italiano e, di questi, quasi 18 in Mediaset, dove ha fatto partire il telegiornale berlusconiano. Nel 2009 Mediaset licenzia Mentana, questi fa ricorso, vince in tribunale ma non si reintegra nel posto di lavoro.

Insomma, Mentana ha le carte in regola, almeno per anzianità di lavoro, per parlare di cosa bolle nel sistema giornalistico italiano in un periodo in cui la battaglia tra giornali e tv fa parte della quotidiana vita politica italiana.

Lo ha fatto all’interno di un incontro organizzato dall’Humanitas - circolo cattolico di Conegliano V.to - parlando "Media & Potere".

Mentana è arrivato puntuale, prelevato alla stazione di Treviso da un "don" dell’associazione, principalmente perchè Enrico non ha la patente d’auto. Loden blu, maglione a collo alto color tortora, pantaloni classici scuri, scarpre Hogan d’ordinanza di color camoscio scuro che rialzano di qualche bel po’ di centrimetri.

Ha aspettato che finisse un happening di fisarmonica preparata dal comitato, ha rifiutato di ricevere gratis un libro che gli era stato offerto (forse non legge più o non ha tempo impegnato a fare il "prezzemolo" nei vari programmi), ha scherzato con chi voleva fotografarlo "chiedendo" 2.200 euro per una foto in bianco e nero, ed infine ha preso posto sul palco.

Ha tirato via quasi due ore di chiacchiera, poco toccando la sua vicenda personale per concentrarsi sulla sua idea del rapporto tra Potere e Media, forse poi le facce della stessa medaglia.

Ma non poteva certo sottrarsi a ricodare i suoi 18 anni di Mediaset e così il suo giudizio è stato tranchant: "io ero libero - ha detto - perchè Berlusconi mi aveva dato carta bianca per contrastare il telegiornale Rai. Poi le cose sono cambiate", ha continuato chiarendo che gli altri si sono schierati mentre lui non lo ha fatto. Ed è andato via. A schiena dritta, a quanto pare, anche se la discesa in campo di Berlusconi non è certo del 2009 e negli ultimi 14 anni, appare difficile che nessuno gli abbia chiesto di aggiustare il tiro.

In definitiva, come sostiene, comunque adesso Mediaset è meno libera. "La Rai è lottizzata, cominciando dai direttori dei telegiornali. Mediaset è attenta alle esigenze del Cavaliere".

Ma è tutta l’informazione che è sotto pressione. Specie adesso che la crisi ha fatto diminuire le copie vendute, la pubblicità e gli introiti. Ecco che allora i direttori si piegano alle esigenze della politica da cui poi pretendono favori, in termini di contributi, facilitazioni, minori tasse. Lo fanno sempre, si dice, ma adesso ancora di più.

In ogni caso, l’informazione libera non esiste per definizione. Un giornalista apporta sempre il suo punto di vista. Dovrebbe esistere allora la trasparenza di sapere gli intrecci dietro ai media italiani. Che in pratica, sono tutti in mano a dei gruppi di potere e di interesse. Fiat, Rizzoli, banche, assicurazioni: tutte hanno le mani in pasta e difficilmente quei giornali avranno libertà di discussione ed informazione. Sarebbe più giusto, come Mentana dice fanno all’estero, dire di volta in volta qual è l’editore quando si danno certe notizie. Ha toccato tutti i poteri forti, Mentana. Ma ha dimenticato, forse per rispetto al luogo ed all’anfitrione, il sistema gestito in prima persona dalla Città del Vaticano con numerosi giornali, quotidiani, radio e tv.

Insomma, le notizie le fanno chi ha il potere. E se questo è chiaro, meno chiaro è sapere chi ha il potere quando si leggono le notizie.

Per Enrico Mentana, da quando la sua poltrona gli è stata sottratta, l’informazione è meno libera, meno trasparente. Sembrano passati decenni da quando dirigeva l’informazione dell’attuale Presidente del Consiglio che è in politica da lungo tempo.
 
All’estero le cose vanno meglio ha detto - come sempre - perchè la ci sono editori puri che qui non abbiamo. Ma richiesto di dire la sua su che ruolo gioca, allora, l’Ordine dei Giornalisti, anomalo ente para-statale davvero inesistente negli altri paesi occidentali, o non ha capito o ha fatto finta di non capire ed ha risposto: "Be, ma il Sole24 Ore anche se è di Confindustria e non scriverà mai male delle aziende, è un buon giornale".

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