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Manuela Sáenz: la politica come azione e amore universale

Maddalena Celano, studiosa di America Latina e di lotte per l’emancipazione femminile, è stata intervistata lo scorso mese, sempre nel nostro settimanale Il SudEst.

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 Proponiamo una seconda intervista, per approfondire meglio alcuni nodi “antropologici” e “sociali” che legano inevitabilmente le rivoluzioni latine Americane allo sviluppo dei diritti civili, soprattutto femminili, e all’identità nazionale. Maddalena Celano ha dato di recente alle stampe il saggio “Manuela Sáenz Aizpuru – Il femminismo rivoluzionario oltre Simon Bolívar”, edito da Aras. In merito alla figura di Manuela Sáenz, suggeriamo alcuni approfondimenti.

Intervista di Mario Gianfrate 

(direttore de www.ilsudest.it

a Maddalena Celano

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Foto scattata da Maddalena Celano, nel luglio 2017 a Quito, nel Museo Manuela Saenz.

Durante le celebrazioni patriottiche del 2010-2011, il governo venezuelano, sotto l'allora presidente Hugo Chávez, ha dichiarato che la rivoluzionaria ecuadoriana, Manuela Sáenz Aizpuru (1797-1856), "Madre della patria" conserverà i suoi resti simbolici nel Pantheon Nazionale di Caracas. Inoltre Hugo Chávez diede alle stampe un volume intitolato Las más Hermosas cartas de Amor entre Manuela y Simón acompañadas de los Diarios de Quito y Paita, che, in parte, è stato tradotto nel tuo saggio “Manuela Sáenz Aizpuru – Il femminismo rivoluzionario oltre Simon Bolívar”. Che senso ebbero questi eventi commemorativi postumi?

L’obiettivo ufficiale che circonda questi eventi commemorativi è quello di ottenere il sostegno pubblico, in particolare quello delle donne, per la rivoluzione socialista del XXI secolo, conosciuta come la Rivoluzione Bolívariana. Attraverso questo discorso, i membri del PSUV reinterpretano l'immagine di Sáenz all'interno di un panorama politico contemporaneo, invitando le donne venezuelane a emulare il suo amore e devozione verso Bolívar, dimostrando amore e devozione verso la Rivoluzione Bolívariana. Questi eventi riarticolano il mito che circonda Manuela Sáenz come archetipo di rivoluzionaria Bolívariana e, giacché tale, una vera figura fondante della Repubblica Bolívariana del Venezuela.

Durante le celebrazioni del bicentenario del Venezuela del 2010-2011, una serie di cerimonie, discorsi e pubblicazioni, sponsorizzati dallo Stato, ha elevato Manuela allo status di "madre fondatrice", una donna che in passato fu denigrata come una pazza e addirittura una minaccia per l'ordine pubblico.

 

Come mai, una figura denigrata per oltre 150 anni, all’improvviso diviene mito e modello patriottico?

Manuela Sáenz Aizpuru de Thorne (1797-1856), nativa di Quito, fu la leggendaria amante e zelante sostenitrice di Simón Bolívar. Fu una rivoluzionaria a pieno titolo. Non mise mai piede in quella terra che ora è il Venezuela ma lottò strenuamente in Ecuador e in Perù. Il mio saggio esamina il pensiero Bolívariano dall'allora Presidente Hugo Chávez e del Partido Socialista Unido del Venezuela (PSUV), che rappresentarono Manuela Sáenz al pubblico venezuelano. Analizzo i modi in cui le caratteristiche umane e morali di Manuela, una volta condannate come dannose per l'ordine nazionale e la pace pubblica, sono state in seguito usate e rivalutate, da Chávez e altri funzionari del governo, come modelli di patriottismo e impegno per la Rivoluzione Bolívariana.

Queste caratteristiche includono audacia, passione e lealtà. Inoltre, la rivalutazione di Manuela Sáenz e la sua elevazione allo status di Madre Fondatrice, è stata una chiamata all'azione per le donne venezuelane odierne, un appello dell’autoproclamato "governo femminista" del PSUV. La rivalutazione da parte del PSUV degli scritti e dei resti simbolici legati a Manuela sono un richiamo emotivo al pubblico femminile, che riecheggia nel linguaggio altamente emotivo degli scritti personali di Sáenz. L’utilizzo dell'amore come esperienza universale, attraverso il quale il pubblico potrebbe identificarsi con Sáenz e con il suo incrollabile sostegno a Bolívar e, per estensione, impegno civico la rivoluzione Bolívariana del XXI secolo. Questo exploit di Sáenz come icona nazionale continua sotto la presidenza di Nicolás Maduro, che nel 2015, nel 218° anniversario della nascita di Sáenz, ha twittato "Manuela Libertadora con la fuerza de tu Amor vamos celebrándote como Mujer Viva, en nuestras luchas de hoy y Siempre"

(@ NicolásMaduro).

Qual è il link che unisce la militanza femminista e la Rivoluzione Bolívariana?

I discorsi orali e la stampa governativa pubblicata o trasmessa dai funzionari del governo venezuelano, nel giugno e nel luglio 2010, includono la corrispondenza epistolare tra Sáenz e Bolívar, dal titolo Las más Hermosas cartas de Amor entre Manuela y Simón, che comprende il Diario de Quito, il Diario de Paita e altri documenti relativi. I discorsi pronunciati dal Presidente Chávez e da altri funzionari governativi in cerimonie commemorative, dell'arrivo e della sepoltura dei resti simbolici di Sáenz, le osservazioni di Chávez nella sua trasmissione televisiva settimanale Aló Presidente e i post sul blog ufficiale di Chávez, evidenziano esclusivamente la serrata frequenza con cui l’ex presidente venezuelano ha citato Manuela Sáenz. Manuela è stata citata in tutti i suoi discorsi orali e scritti del 2010, e la sua immagine è stata riutilizzata sotto Nicolás Maduro. Tutto questo è la prova del suo significato come riferimento storico e culturale. Molti di questi riferimenti collocano Sáenz in compagnia di altri eroi nazionali e regionali come Simón Bolívar, José Asunción de Sucre e José Martí. Questo è la prova del suo status di eroina nazionale, anche se i suoi unici legami con il Venezuela sono stati in virtù del suo sostegno a Bolívar, nativo di Caracas e attualmente venerato come "Padre de la Patria".

Il 3 luglio 2010, un anno e due giorni prima del bicentenario venezuelano, i resti simbolici di Manuela Sáenz arrivarono all'Aeroporto Internazionale Maiquetía, vicino a Caracas. Lo scrigno di sabbia era originario di Paita, Perù, dove Sáenz morì di un'epidemia nel 1856. In un pellegrinaggio intitolato Manuela Vuelve, i resti morali di Manuela viaggiarono attraverso l'Ecuador e la Colombia, prima di raggiungere il Venezuela, dove fu accolta tra cerimonie, eventi culturali e mostre biografiche. Lo stesso giorno in cui i resti simbolici di Sáenz sono arrivati in Venezuela, il popolo scaricò dal blog ufficiale del Presidente Hugo Chávez, Corazón de mi Patria, il volume intitolato Las más Hermosas cartas de Amor entre Manuela y Simón ("Descarga el libro"). Comprende documenti correlati come il Diario de Quito e il Diario de Paita, entrambi comunemente attribuiti a Sáenz, sebbene non senza dibattito accademico sulla loro autenticità. Questa edizione del 2010 de Las más Hermosas cartas, fu pubblicata dal Ministerio del Poder Popolare de la Oficina del Presidente, e si basò sull'edizione del 2007 della Fundación Editorial El Perro y la Rana. Due giorni dopo, il 5 luglio 2010, il giorno dell'indipendenza venezuelana, il presidente Chávez e l'allora presidente ecuadoriano Rafael Correa hanno ricevuto i resti simbolici nel pantheon nazionale di Caracas, dove li hanno lasciati riposare dalla tomba del Libertador. Inscrivendo Sáenz come eroina nel mito della fondazione nazionale, il presidente Chávez dichiarò: "Si a Bolívar lo llamamos el Padre de la Patria, Manuela la llamaremos la Madre de la Patria; la madre de la Revolución "("Si a Bolívar lo llamamos ").

Manuela "Ritorna" attraverso la Politica della Passione. Mircea Eliade (1907-1986), storico delle religioni nato in Romania, parlò di “natura rigenerativa del mito”. Il mito e i rituali consentono alle persone di tornare a un tempo primordiale, di sperimentare l'inizio di un fenomeno naturale o sociale in un modo che li rinnova spiritualmente. In questo caso, i fenomeni sociali sono la nazione venezuelana e la rivoluzione Bolívariana, che sotto il governo di Chávez furono inseparabili. Proprio come il contatto con la divinità "rinnova spiritualmente", il contatto con Bolívar e il suo alter ego femminile, Manuela Sáenz, sono un modo per rinnovare la nazione spiritualmente poiché rivitalizza il sostegno alla Rivoluzione Bolívariana e al PSUV.

Chávez usò quest’aspetto del mito più significativamente.

Questa risurrezione retorica di Sáenz, in compagnia di Bolívar e Martí, è stata una richiesta per i venezuelani contemporanei di portare avanti le loro visioni politiche così come sono state fuse, reinterpretate e rimodellate dal PSUV. Il mito ha un aspetto diacronico che permette alle persone di viaggiare nel tempo, per così dire, per essere presenti in un tempo primordiale, alla nascita della nazione. Rileggendo le lettere di Manuela e Bolívar, i venezuelani del XXI secolo potevano tornare alla nascita della nazione. Ascoltando la sua voce e vedendo la nascita della nazione attraverso i suoi occhi, il pubblico entra in contatto diretto e intimo con il Libertator, il Padre de la Patria. Cinque anni dopo, in una serie di tweet, il ministro degli Esteri, Delcy Rodríguez, ha elogiato l'ejemplo heroico de valentía y lealtad di Sáenz, affermando che l'aveva riportata in vita ricevendola nel pantheon nazionale, "desde donde nos guía "(" Delcy Rodríguez").

L'accoglienza dei resti di Sáenz a Caracas è stata contrassegnata da un discorso che Damián Fernández - cubano - che descrive Manuela come la lingua della politica della passione. Secondo Fernández, la politica della passione è "l'espressione di profondi fondamenti, materiali e morali, che suscitano l'impegno affettivo" Spiega inoltre: “Il principale strumento della politica della passione è la lingua che parla e che le persone comprendono attraverso la personalizzazione e l'affetto”. Il linguaggio della politica della passione "attrae i sensi" ed eleva l'emozione sulla ragione. Si basa anche su simboli e miti, "è teleologico", spiega Fernández. "Il discorso della passione è contemporaneamente orientato al passato e al futuro; come il nazionalismo e la religione, spesso si fondono entrambi". Nella sua politica della passione, il PSUV impiega un linguaggio altamente emotivo nella sua iper-rappresentazione dei suoi leader "del popolo", nella sua posizione antagonistica contro i nemici espliciti, e nel suo tentativo di mobilitare il pubblico contro queste minacce percepite ai suoi visione sociopolitica. Quest’ambiente politico è il contesto in cui Sáenz è stato ricodificata.

Chávez fece un successivo passo in avanti, estendendo l'onore alle donne di tutte le etnie che hanno preso parte ai processi rivoluzionari. Rispondendo a ciò che un giornalista ha descritto come "diversas reacciones de emotividad" del pubblico, Chávez ha dichiarato: "Entiendo la pasión que ustedes sienten, porque aquí [...] hay una reivindicación de la mujer en los procesos revolucionarios. Manuela son las mujeres negras, indias, mestizas que lucharon por la patria".

Per Chávez la commemorazione fu un atto femminista, chiedendo la liberazione delle donne dal "giogo del machismo" come necessario corollario per la piena indipendenza patriottica. ("Si a Bolívar lo llamamos").

Fonte

 

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