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Manuel, un altro morto sospetto nelle carceri italiane

Questa è una triste storia di abusi di potere e di una parte marcia del sistema carcerario poliziesco che fa perdere la fiducia dei cittadini nei confronti non solo delle istituzioni ma anche nelle forze di polizia.

Manuel, un altro morto sospetto nelle carceri italiane

Manuel è uscito per andare a ballare il 22 dicembre 2007 ed è stato fermato in un autogrill della Torino Savona da una pattuglia. Erano 5 in tutto in macchina, compresa una ragazza, e Manuel guidava perché il compagno si è ubriacato, avevano fumato, usato delle sostanze, quelle che poi la maggior parte dei giovani, purtroppo, usano ed è scappato via invece di giustificarsi; si è messo a correre ed un agente lo ha inseguito, per portarlo successivamente con gli altri ragazzi nella caserma della Polizia stradale di Carcare, in Provincia di Savona. L’unico che è stato arrestato, perché ha risposto all’agente, è stato Manuel. Da lì l’hanno portato in carcere e ha scontato circa un mese di prigione,dopodiché è stato scarcerato in attesa di processo con l’obbligo di dimora. Purtroppo Manuel non riusciva a stare a casa ed il 25 marzo 2008 è stato chiamato per un’udienza che gli confermò l’attesa di processo in carcere per la violazione dell’obbligo di dimora. In 4 mesi di carcere è stato trasferito 5 volte: Savona, Chiavari, Torino, Chiavari,e in fine Marassi, carcere genovese da dove Manuel inviò questa lettera a sua madre:
 

«Cara mamma, qui mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana. Adesso ho soltanto un occhio nero, ma di solito…». «Mi riempiono di psicofarmaci. Quelli che riesco non li ingoio e appena posso li sputo. Ma se non li prendo mi ricattano con le lettere che devo fare». «Sai, mi tengono in isolamento quattro giorni alla settimana, mangio poco e niente, sto male». 

“Resisti, figlio mio. Resisti, è quasi finita”. Speravo di rivederlo tra qualche giorno, invece è arrivata soltanto quella maledetta telefonata da Marassi».«Doveva essere scarcerato il 5 agosto»

Manuel Eliantonio aveva solo 22 anni.

Una condanna a scontare 5 mesi di carcere per resistenza a pubblico ufficiale gli è costata la vita perché nel carcere di Marassi lo massacravano di botte sbattendolo in isolamento tutte le volte che le percosse lo rendevano irriconoscibile. Veniva imbottito di psicofarmaci. Talofen, Rivotril, Lorazepam, Valdorm, Nozinan e Sereupin 

Un professore di Roma, dopo aver preso visione dei dosaggi somministrati a Manuel, concluse: "Trattasi di un trattamento farmacologico intensivo, e sicuramente prescritto per problematiche di sedazione su casi gravi di agitazione, ma comunque non indicato in pazienti con patologie epatiche e di tipo C. Trattamenti psicofarmacologici come quelli prescritti per Manuel, con patologia di epatite C, possono avere anche effetti letali, comunque solo le cartelle cliniche dello psichiatra potranno svelare il grado di agitazione psicomotorio di Manuel, per poterne giustificare un dosaggio comunque altissimo e in mix con tutta una serie di farmaci, che presentano serissimi effetti collaterali, che in questo caso se sinergici possono portare un paziente al decesso, da verificare la storia del butano, sulla quale non ho elementi per esprimere un parere medico, ma difficilmente una bomboletta di 300 ml di butano può da sola essere mortale per inalazione". (n.d.r. la bomboletta di butano può essere mortale, se sbattuta più volte violentemente nella zona temporale delle ossa del cranio).

L’autopsia ritirata dalla mamma di Manuel il 17 luglio 2009 dice, nelle conclusioni, arresto cardiaco, sebbene le foto scattate all’obitorio testimonino il fatto che Manuel era irriconoscibile, gonfio, di tutte le sfumature di colori: nero, marrone, verde, le orecchie blu, il petto gonfio, la testa era veramente una palla da bowling, naso rotto, occhio livido, un timbro nella milza, le unghie blu, e alla madre non è stata data nessuna indicazione e spiegazione, a parte quello che ha saputo dalla stampa, ovvero che ha inalato del butano, cosa assurda perché Manuel ne era terrorizzato. Dell’ossatura di Manuel non ci sono lastre, che sarebbero state per me fondamentali nel riconoscimento, eppure vengono menzionati solo tatuaggi. Etichettato come tossicodipendente per screditare sempre di piu un ragazzo che sicuramente non era un "ragazzo modello" ma come ogni essere umano aveva il diritto di essere processato. In un’intervista sul blog di Beppe Grillo la madre di Manuel conclude questa storia dicendo: "non si può giustificare un omicidio, qualsiasi sia il reato o la mancanza di qualsiasi persona non si ammazza la gente!".

 

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