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Manovra correttiva: traduzione a fronte

Manovra correttiva: traduzione a fronte

Nel tardo pomeriggio di ieri il premier si è presentato ai giornalisti per illustrare la manovra correttiva 2011-2012. Ed ha esordito leggendo diligentemente un comunicato, forse scritto da Tremonti stesso. E’ utile decrittare il messaggio contenuto in questa informativa, potrà servire per demistificare alcune leggende metropolitane che continuano ad esserci somministrate quotidianamente.

Procediamo quindi con testo del comunicato e analisi critica a seguire:

«Questa crisi provocata dalla speculazione è diversa da tutte le precedenti. Non è una crisi, come quella del 2008-2009, provocata dalla bolla immobiliare, che il governo ha saputo superare con risultati riconosciuti da tutti»

Queste sono balle fiorite. La crisi non ha soluzione di continuità, ed evolve come ci si aspetta evolva una crisi finanziaria, con relativa deflazione di debito. La conferma circa la continuità di una crisi proteiforme viene dallo stesso Tremonti, che ancora ieri ribadiva la sua tesi sulla crisi-videogame. Il governo italiano non ha superato alcunché, visto che da noi non c’era nessuna bolla immobiliare. Ed è stata la speculazione, vero? E noi che pensavamo che fossero le contraddizioni e le incoerenze di Eurolandia.

«Parlare, come fanno alcuni, di pessimismo contro ottimismo significa non avere capito nulla»

Giusto, perbacco, era un problema psicosomatico: «Il governo, quando ha cercato di diffondere ottimismo, non aveva gli occhi chiusi sulla crisi ma ha dato importanza al fattore psicologico. Dobbiamo cavalcare questo ottimismo» (Silvio Berlusconi, 11 marzo 2010)

«Oggi in Italia abbiamo uno Stato che intermedia più del 50% della ricchezza prodotta ogni anno dai suoi cittadini e dalle sue imprese. Un costo non più sostenibile. Ed una spesa pubblica così ingente, capillare e scarsamente responsabilizzata è fatalmente soggetta a pessime gestioni e malversazioni. Ne portano la responsabilità sia i “governi consociativi” della prima Repubblica, che negli Anni Ottanta hanno moltiplicato per otto il debito pubblico, sia il governo della sinistra che poco più di dieci anni fa, con soli quattro voti di scarto, ha modificato il Titolo quinto della Costituzione e attribuito alle Regioni un potere di spesa nella sanità sganciato da ogni vincolo di responsabilità»

Giustissimo, perdio. Il problema è che la spesa pubblica ha continuato a crescere in tutti gli anni Duemila, anni in cui il centrodestra ha governato quaasi ininterrottamente, salvo i due disgraziati anni prodiani. La radice delle malversazioni sta negli Anni Ottanta? Quelli dell’amico Bettino, ripetiamolo. Oppure i comunisti erano al governo, a quei tempi? La riforma del Titolo V, è avvenuta nel 2001. Non c’era un governo Berlusconi, dal 2001 al 2006, con schiacciante maggioranza parlamentare, in grado quindi di agire su quella asserita aberrazione? Vai a saperlo.

«La speculazione ha ora posto nel mirino i debiti sovrani degli Stati. Vale a dire la stabilità dei nostri Bot e Btp: assieme alla casa, al risparmio ed al patrimonio delle nostre famiglie. Per questo, così come un anno fa abbiamo messo in sicurezza i depositi dei risparmiatori ed imposto un tetto ai mutui, ora abbiamo deciso di intervenire per riportare il rapporto deficit-Pil dal 5% di adesso al 2,7 nel 2012»

Ancora la speculazione? Ma non sono in realtà i mercati ad aver messo sotto il riflettore l’eccesso di debito? E sul fatto di mettere in sicurezza i depositi, la misura è stata presa praticamente da tutti i paesi occidentali, perché era una mossa obbligata. La fortuna italiana è stata quella di aver un sistema bancario non esposto all’immobiliare e famiglie non indebitate, e di conseguenza i crediti di firma non si sono trasformati in crediti per cassa, altrimenti oggi saremmo in default. Ancora una volta, difficile assegnarsi meriti politici per una situazione frutto di consolidate tradizioni delle famiglie, oltre che di prassi del sistema bancario.

«Infine, grazie a tutto questo e grazie al nostro governo, a imprese e banche solide, abbiamo il tasso di disoccupazione più basso rispetto alla media europea»

Anche qui, semplicemente non è vero. Abbiamo un tasso di partecipazione alla forza lavoro che è di nove punti percentuali inferiore alla media Ue, e già questo occulta disoccupazione. Poi abbiamo un ricorso esteso e continuamente prorogato alla cassa integrazione, che maschera ulteriore disoccupazione. Continueremo a pagare la Cassa anche ad aziende morte, per avere “il tasso di disoccupazione più basso rispetto alla media europea”?

Nel comunicato del premier non c’è traccia di misure per favorire la crescita di lungo termine del paese, come richiesto ancora ieri dal Fondo Monetario Internazionale. Come si fa gettito, se non c’è crescita? Ora ci attende la traversata nel deserto di questi provvedimenti, ed il tradizionale assalto alla diligenza. Le danze le ha aperte Umberto Bossi, che è riuscito a far sparire dal sito del MEF il documento con il riferimento al taglio delle province. Le ultime notizie dicono che il taglio ci sarà, ma servirà un altro decreto ministeriale attuativo. E’ un passo avanti rispetto alla smentita tremontiana di ieri sera, che tirava in ballo addirittura una presunta incostituzionalità del taglio. Ad ogni buon conto, noi teniamo copia di tutte le versioni successive di questa grida manzoniana à la Orwell, con la riscrittura dei quotidiani in funzione delle cangianti alleanze con Oceania, Eurasia ed Estasia. Persino quella comunista di Emma Marcegaglia giudica la manovra non strutturale, non prima di aver segnalato che la produzione industriale italiana durante la crisi ha perso 700.000 posti di lavoro e 100 trimestri di produzione industriale.

Un consiglio: tenete gli occhi sui mercati. E’ probabile che “la speculazione” giudichi la manovra italiana di qualità scadente.

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