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M5S-PD: e governo “Ursula” sia, purché breve e di scopo

Martedì 20 agosto in Senato si è consumata la resa dei conti tra M5S e Lega. Durissima la requisitoria del premier Conte nei confronti del suo vice Salvini. Si profila l’ipotesi della maggioranza “Ursula” per evitare l’aumento dell’IVA e traghettare il Paese a nuove elezioni in primavera. Ora la parola passa al Quirinale

Martedì pomeriggio l’aula di Palazzo Madama è stata teatro della resa dei conti finale tra i due contraenti della coalizione di governo giallo-verde: Movimento 5 Stelle e Lega. La seduta in Senato si è aperta alle 15.00 con le comunicazioni – doverose – del premier Giuseppe Conte sulla crisi di governo in atto. Questi ha parlato per cinquanta minuti, durante i quali non ha esitato a sciorinare ai presenti, ed in particolar modo al suo vice-premier Matteo Salvini – seduto al suo fianco – tutti i “passi falsi” e le manchevolezze che, a suo dire, il ministro dell’Interno avrebbe commesso durante i quattordici mesi che hanno caratterizzato la comune esperienza di governo. Conte, nella giornata conclusiva del suo gabinetto, ha tirato in ballo questioni fino a quel momento taciute, o comunque non chiaramente affrontate e risolte alla luce del sole, palesando così, anche se tardivamente, il suo totale disaccordo sull’azione del ministro dell’Interno.

La prima accusa mossa dal premier nei riguardi del suo vice è che aver aperto una crisi in pieno agosto sia stata una decisione irresponsabile, non solo perché deputati e senatori sono stati costretti ad interrompere le tanto bramate ferie per ripresentarsi in gran carriera sullo scranno, bensì perché le prossime settimane sono interessate da numerose scadenze alle quali l’Italia sarà chiamata a rispondere prontamente. Fra pochi giorni, infatti, il 26 agosto per l’esattezza, va fatto il nome del candidato che il governo italiano dovrà inviare a Bruxelles nei panni di commissario europeo. Tuttavia, come spiega il premier, “l’Italia parteciperà alla trattativa in condizioni di oggettiva difficoltà e debolezza”, pertanto è assai improbabile che possa ottenere un portafoglio di peso. Ma le accuse a Salvini non si esauriscono qui: Conte prosegue la sua requisitoria tirando in ballo il fatto che il ministro dell’Interno abbia agito “per interessi personali e di partito”, che si sia sempre rifiutato di riferire in Parlamento per chiarire le numerose zone d’ombra insite nella questione “Russiagate”, per arrivare infine ad imputarlo di “incoscienza religiosa”, facendo riferimento all’ostentato impeto confessionale-spirituale a cui Salvini ricorre – ormai quotidianamente – brandendo simboli religiosi di vario genere.

Il premier ha quindi sentenziato l’inesorabile fine del governo giallo-verde, facendo così decadere ministri e sottosegretari e scagliando l’ennesimo colpo al suo vice, asserendo che per coerenza questi avrebbe dovuto ritirare la delegazione ministeriale leghista già da alcuni giorni. Conte ha concluso riferendo che non appena la seduta fosse giunta al termine, si sarebbe recato personalmente al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il lungo e pungente intervento del Presidente del Consiglio ha dato adito alle repliche di Matteo Salvini, che ha rilanciato – questa volta dai banchi del suo partito – sul voto ad ottobre, e dell’ex premier Matteo Renzi, il quale afferma di essere tutt’altro che spaventato di fronte all’eventualità di elezioni anticipate e aggiunge di essere pronto a sfidare il suo competitor leghista in qualsiasi collegio elettorale.

Una partita si è dunque conclusa tra le pareti di Palazzo Madama e un’altra è appena cominciata al colle Quirinale, dove il Presidente Mattarella ha già convocato le consultazioni per verificare l’esistenza o meno di una nuova maggioranza di governo, prima di ripiegare sull’ipotesi di voto anticipato. Quali scenari attendersi dunque dai prossimi giorni? Bando ai retroscena, la XVIII Legislatura si è aperta sacrificando sull’altare del “contratto di governo” le numerose promesse che i partiti avevano fatto agli elettori in campagna elettorale, ma la realtà dei fatti ha dimostrato che un accordo tra due forze profondamente disomogenee - anche qualora venga siglato da un affermato giurista come il Prof. Giuseppe Conte – è difficile che resti a galla per lungo tempo, figuriamoci per un’intera legislatura. A tal proposito sarebbe opportuno interrogarsi sull’altra potenziale maggioranza di governo che sta prendendo piede in questi giorni: quella tra il M5S e il PD, con l’eventuale appoggio di Forza Italia. Questi tre partiti – è vero - hanno dimostrato una concordanza di vedute quando il mese scorso hanno votato a favore dell’elezione del nuovo Presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula von der Leyen, ma sarebbero davvero in grado di tenere in piedi un governo nuovamente ibrido fino alla conclusione naturale della legislatura (2022), nonostante le innumerevoli questioni – nazionali e internazionali - che li distanziano?

La maggioranza “Ursula” rischierebbe di reiterare l’assai poco soddisfacente esperienza di governo giallo-verde. Non dimentichiamo, infine, che le scadenze a cui l’Italia deve far fronte nei mesi a venire sono onerose ancor più che copiose, in particolare la stesura delle Legge di Bilancio per il 2020, che, se non ben gestita, provocherà l’aumento dell’IVA al 25%, con tutto ciò che ne conseguirebbe in termini economici e sociali. In questo contesto, una maggioranza “Ursula” che trovi la quadra per formare un governo istituzionale o di scopo, individuando pochi punti programmatici volti ad evitare l’esercizio provvisorio con annessa speculazione finanziaria (nel caso di mancata approvazione della Legge di Bilancio entro fine anno) e a scongiurare il pericolo dell’aumento dell’IVA, risulterebbe l’obiettivo più giusto da perseguire. La sua funzione sarebbe inoltre quella di traghettare il Paese a nuove elezioni in primavera, come peraltro è sempre accaduto – non per caso - nella storia repubblicana. Contrariamente, un governo “Ursula” con l’ambizione di portare a termine la legislatura, oltre a risultare profondamente impopolare rivangando dinamiche partitocratiche, rischierebbe di sciogliersi nel giro di una manciata di mesi come è accaduto al governo giallo-verde. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.

Foto: Wolfgang Moroder/Wikipedia

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