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“Lukashenko non è eterno. Chi ci sostiene? Lituania e Polonia”: una voce dall’opposizione in Bielorussia

Yulia Yukhno, dissidente bielorussa oppositrice di Aleksandr Lukashenko, rifugiata politica in Polonia e spesso presente negli eventi in Italia, parla con l’Osservatorio e racconta la situazione nel Paese e il legame con la Russia.

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Come sta in contatto con la Bielorussia? Riesce a dialogare con gli attivisti?

Si, certamente, sono sempre in contatto, c’è anche la mia famiglia composta da attivisti. Seguo da vicino le dinamiche interne al Paese e la situazione sta peggiorando. Proprio per questo provo a portare avanti la nostra causa assieme all’Associazione dei bielorussi in Italia. Proviamo a portare avanti la causa della democrazia. A casa vedo che la situazione sta peggiorando e la repressione si fa più forte. Ci sono più di 2mila prigionieri politici, ad oggi, e tantissimi attivisti sono fuggiti dalla Bielorussia. Per me è un dovere aiutare da lontano il mio popolo dimenticato che sta soffrendo.

Siete lasciati soli o avete appoggi internazionali?

Posso dire che degli altri Paesi ci aiutano Lituania e soprattutto Polonia, Paese in cui c’è il maggior numero di rifugiati. Prima della guerra avevamo appoggio anche dall’Ucraina, altro Stato con molti rifugiati che hanno raggiunto il Paese. Molti sono doppi rifugiati, scappati anche dalla guerra e dall’invasione russa, magari proprio verso la Polonia. Nel mondo della diplomazia il nostro contesto è conosciuto, ma abbiamo bisogno di più aiuto. Ed è quel che sto cercando di fare: in Italia cerco il sostegno delle associazioni, dei cittadini, del Parlamento per un aiuto paragonabile a quello agli ucraini che scappano dalla guerra. Abbiamo bisogno di combattere per ogni piccolo diritto.

Attualmente la Bielorussia è sotto sanzioni economiche. Possono colpire il governo o sono inutili e danneggiano solo la popolazione?

Le sanzioni colpiscono sia il governo che la gente comune. Per questo c’è un grande dibattito sulla loro necessarietà. Ma le persone devono capire che le sanzioni non distruggono immediatamente un governo ostile. Nel nostro caso sono arrivate nel maggio 2021 dopo il blocco di Lukashenko di un aereo Ryanair, quasi un anno dopo l’inizio delle nostre proteste nel giugno 2020. Noi chiediamo con forza più sanzioni per il governo, anche perché i russi molto spesso usano la Bielorussia per bypassare tutto quello che non possono più fare in patria. Aprono uffici, aziende, conti bancari, comprano prodotti sotto sanzioni e via dicendo. Dobbiamo pensare come evitare questa situazione.

La Bielorussia dunque è un porto sicuro per i russi…

Assolutamente, molti vanno anche per vivere a Minsk o dintorni per non essere soggetti agli effetti delle sanzioni. Assieme al Kazakistan, i russi più vicini al regime che vogliono evitare le sanzioni scelgono la Bielorussia come prima meta.

La vicinanza tra Minsk e Mosca è fisica, sociale, culturale, politica. Qual è secondo lei il maggior fattore che differenzia identitariamente russi e bielorussi?

Domanda complessa: la nostra storia è molto complicata. Siamo stati divisi tra Lituania, Polonia, Russia e altre nazioni prima di creare una Repubblica Popolare con la bandiera bianca-rosso-bianca dell’opposizione e finire infine nell’Urss. Gli europei studiano la storia della Bielorussia dall’epoca dell’Urss, pensandola come sempre parte della Russia. Anche il nome inganna: ci preferiamo chiamare Belarus, la nostra mentalità come quella ucraina è più europea. Abbiamo una lingua diversa e una cultura diversa.

E riguardo al regime odierno, chi sostiene oggi Lukashenko?

Chi fa quadrato attorno al governo per non farlo cadere sono gli intimi del presidente, coloro che sono più vicini: non abbiamo tantissimi oligarchi, ma i pochi che ci sono hanno il potere e sostengono il regime, credendo che Lukashenko possa durare per sempre. Però non è così. Un’altra categoria di sostenitori sono i nostalgici dell’Unione Sovietica e che sperano che il regime possa riportarli ai tempi passati. Infine, ci sono coloro che non sono mai usciti dal Paese e non sanno che da altre parti del mondo la vita è migliore, gli stipendi sono più alti, le opportunità maggiori. I bielorussi si sentono dire che il governo offre molti servizi gratuitamente o a basso costo e ci credono, preferendo vivere questa vita. Per fortuna sempre meno persone credono a questa storia, al contrario di quanto avviene nella più grande Russia infatti in Bielorussia le possibilità di uscire dal Paese sono maggiori. E sempre meno persone sono disinteressate alla politica e si chiudono nell’indifferenza.

Foto Wikimedia

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