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Leonardo vara il drone da guerra Falco Xplorer. I voli sperimentali da Trapani-Birgi

Leonardo (ex Finmeccanica), holding italiana produttrice ed esportatrice di sistemi d’arma, si conferma protagonista nel lucroso mercato internazionale dei droni di guerra. Pochi giorni fa al Paris Air Show, il salone aerospaziale tenutosi a Le Bourget – presente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – i massimi vertici di Leonardo hanno presentato il prototipo del nuovo velivolo a pilotaggio remoto denominato Falco Xplorer, interamente progettato e realizzato in Italia. 

Il nuovo drone potrà volare ininterrottamente per 24 ore a una quota operativa di 24.000 piedi, in ogni condizione meteorologica, per svolgere un “ampio ventaglio di missioni, sia di tipo militare che civile-governamentale”. Il prototipo del Falco Xlorer è stato realizzato presso lo stabilimento Leonardo di Ronchi dei Legionari (Gorizia) ed effettuerà i primi test di volo nelle prossime settimane dall’aeroporto di Trapani-Birgi, sede del 37° Stormo dell’Aeronautica militare, già utilizzato come poligono sperimentale del drone da guerra P1HH Hammerhead di Piaggio Aero e Leonardo, con conseguenze a dir poco nefaste per la sicurezza del traffico aereo civile (Birgi è uno dei principali scali italiani per le compagnie low cost). Il nuovo drone dovrebbe raggiungere la piena capacità operativa entro la fine del 2020.

Il sistema Falco Xplorer disporrà di un collegamento dati satellitare per operazioni terrestri e marittime di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR). La configurazione della piattaforma include un radar di sorveglianza Gabbiano T-80 con una copertura sino a 200 miglia, una torretta elettro-ottica LEOSS, un sistema ELINT (ELectronic INTelligence) di protezione elettronica SAGE e un sistema di identificazione automatico per applicazioni marittime. La stazione di controllo a terra consentirà agli operatori di monitorare l’aeromobile e i suoi sensori e di trasmettere le informazioni ai sistemi C5I (Command, Control, Communications, Computer, Collaboration and Intelligence) della rete militare nazionale e di quella dei paesi alleati. Il Falco Xplorer sarà certificato infatti in conformità allo standard NATO di idoneità al volo per sistemi a pilotaggio remoto dell’Alleanza.

Stando agli scarni dati tecnici forniti dalla società produttrice, la nuova piattaforma si posizionerà tra i droni MALE (Medium Altitude Long Range), con dimensioni e prestazioni molto simili all’MQ-9A “Predator” della statunitense General Atomics, in dotazione all’US Air Force e, nella versione migliorata “Reaper” al 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza ad Amendola (Foggia). Secondo quanto rivelato dal sito specializzato Analisidifesa.it, il Falco Xplorer sarà lungo 9 metri, avrà un’altezza da terra di 3,8 metri e un’apertura alare di 18,8. Presenterà inoltre una fusoliera ingrandita ed allungata rispetto al predecessore Falco Evo “per poter accogliere sistemi per le comunicazioni satellitari e sensori con prestazioni migliorate e una struttura alare potenziata per poter portare carichi esterni”. La capacità di carico accreditata è di circa 350 kg, a riprova che il drone potrà essere convertito in ogni momento per lo svolgimento di operazioni killer, cioè l’esecuzione di lanci di missili aria-terra. “Falco Xplorer sarà offerto sia come piattaforma integrata sia nell’ambito di contratti di servizio per missioniunmanned”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo. “In questo secondo caso, la nostra società manterrà la proprietà e la responsabilità delle operazioni svolte con i propri velivoli e fornirà al cliente le informazioni e i dati raccolti. Falco Xplorer è concepito per essere estremamente competitivo (…) Contiamo di aumentare la nostra quota di mercato nel settore dei droni proprio grazie alla capacità di comprendere a pieno le esigenze dei clienti. Attualmente è in corso la certificazione per il volo in spazi aerei non segregati, condizione preliminare per offrire il prodotto a clienti civili, come la guardia costiera e la protezione civile, e militari”.

L’ipocrita formula dual-use ha già riscosso in passato un certo successo nell’export di droni. Il modello originario dei Falco di Leonardo è stato scelto infatti dalle forze armate di cinque paesi mentre la versione più evoluta Evo è stata acquistata dalle Nazioni Unite per la missione “militar-umanitaria” MONUSCO nella Repubblica Democratica del Congo. Un Falco Evo viene utilizzato dall’agenzia Frontex che sovrintende al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea per missioni d’intelligence e sorveglianza anti-migranti nel Mediterraneo centrale; il velivolo opera dallo scalo aereo di Lampedusa sotto il coordinamento della locale stazione della Guardia di Finanza.

A conferma del ruolo di primo attore di Leonardo-Finmecannica nel mercato internazionale degli aerei senza pilota c’è infine il programma avviato in consorzio con le holding Airbus e Dassault Aviation per la progettazione e realizzazione del drone europeo “EuroMale” (European Medium Altitude Long Endurance), progetto finanziato dall’Organizzazione europea per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR (Joint Organization for Cooperation in Armament). Il progetto “EuroMale” ha preso il via nel 2016 con un memorandum sottoscritto da Italia, Francia, Germania e Spazia; per il biennio 2019-2020 ha già ottenuto un finanziamento di 100 milioni di euro provenienti dal Fondo europeo di difesa.

Foto: G20 Argentina/Flickr

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