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Le inchieste di Presadiretta: il costo del commercio online

Internet, l'e-commerce, gli store online e poi la Gig economy, un mondo dove tutto e tutti saranno connessi.

Una progressione che avrebbe dovuto portare a tutti benessere, migliorare la vita: invece tutto questo progresso ha un costo che paghiamo tutti, noi consumatori e anche coloro che lavorano dentro l'e-commerce.
 
Chi ha visto il film di Ken Loach sa di cosa si sta parlando: un finto padroncino che lavora sotto un finto padrone e che passa la giornata a consegnare pacchi, senza diritti, senza tutele, perché è di fatto un lavoratore senza contratto, come i tanti rider che vediamo sfrecciare in bici per le vie di Milano. Sempre più in fretta, mettendo a rischio la propria incolumità, perché più vai veloce, più consegni, più guadagni.
 
E' questo il lato nascosto del commercio online: con un click puoi avere, anche in giornata, qualsiasi prodotto a casa tua. Questa rivoluzione, che porta con sé anche dei benefici indubbi, ha però dei costi che ci verranno raccontati dalla puntata di stasera di Presadiretta, coi servizi curati da Teresa Paoli.
Ci sono gli impatti sull'ambiente, per la CO2 emessa da tutti i corrieri che devono consegnare le merci; per i piccoli commercianti fatti fuori da questa concorrenza sleale, per chi ci lavora, per la mobilità nelle grandi città, intasate da questi fattorini.
 
Nel servizio si racconterà l'esperienza di Milena, che abita in provincia di Roma, che compra solo online: il cibo, il materiale per la scuola, per il bagno, l'arredamento per la casa, perfino l'abito da sposa è stato comprato su internet.
Pacchi che arrivano dal centro di smistamento di Amazon di Settecamini: la responsabile del centro spiega alla giornalista quanto l'azienda tenga alla sicurezza nel lavoro.
E le accuse di pretendere la velocità? Lo dice chi non ha mai lavorato in Amazon.
In effetti di come si lavori dentro Amazon si sa poco: la pressione sulla velocità ha portato a diversi scioperi, dei dipendenti e dei corrieri.
 
 
Quelli che lavorano per “l'ultimo miglio”, come Patrizio, driver di Amazon: driver che devono soddisfare la logistica del capriccio dei consumatori.
Così la chiama Massimo Marciani, presidente di Freight Leaders Council: il consumatore ha l'esigenza di soddisfare una sua esigenza senza avere la preoccupazione di come queste esigenza verrà soddisfatta, senza chiedermi come questo capriccio possa compromettere il futuro delle prossime generazioni.
 
Con un click fai arrivare la merce da tutto il mondo, oppure il pranzo o la cena tramite i 20mila rider, che sia un giorno feriale o festivo.
Lo spostamento dei beni è scandito da algoritmi come pure la giornata di chi lavora in questo sistema: l'algoritmo dice al corriere dove deve andare e quanto tempo ci deve impiegare.
Per essere pagato a cottimo, quante consegne fai, tanto prendi: che futuro puoi pianificare in questo modo?
Il regista Ken Loach ha affrontato questo argomento nel suo ultimo film: il problema non è la tecnologia, ma chi la controlla, dovrebbe essere usata per migliorare la vita degli altri e invece viene usata per distruggere i diritti nel mondo del lavoro.
 
Le piattaforme online possono offrire prezzi più bassi delle catene di negozi o dei piccoli commercianti: meno costi, la capillarità che ti consente internet.
Il risultato è la chiusura dei negozi di vicinato, schiacciati dai negozi online “come il topolino e l'elefante”.
 
Altri capitoli toccati dal servizio riguarderanno la fine che fa la merce invenduta che anche se nuova, viene distrutta.
 
La scheda del servizio: Vite a domicilio
L’e-commerce e le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente il nostro modo di consumare. E di vivere. Un cambiamento inevitabile, la promessa di una vita migliore. Basta un clic e qualunque oggetto ci viene consegnato, in tempi rapidissimi, a domicilio. Ma tutto questo ha un prezzo. Che impatto ha per esempio il commercio online sul mondo del lavoro? Sulla mobilità nelle nostre città? E sui rifiuti e la CO2 prodotti e quindi sull’ambiente?PresaDiretta ha fatto un viaggio nel mondo dell’e-commerce con testimonianze inedite e documenti esclusivi. Con interviste ai giganti del commercio online e con le storie di chi lavora per un mercato che nel mondo vale ormai 3mila miliardi di dollari.Ha attraversato i centri storici e i piccoli paesi dove i negozi muoiono, vittime della concorrenza online. E allora se l’e-commerce è il futuro, come salvaguardare il commercio tradizionale e i posti di lavoro?Le telecamere di PresaDiretta sono riuscite a documentare il grave fenomeno del “destroy” - la distruzione di prodotti nuovi invenduti dalle piattaforme digitali. Hanno raccolto le storie dei lavoratori dell’ultimo miglio. I driver che portano i pacchi, governati dall’inflessibile algoritmo che impone il tragitto e i tempi di consegna. I rider, che ci portano a casa il cibo ordinato sul cellulare di giorno e di notte, i personal shopper che fanno la spesa e la consegnano a domicilio.E poi le riflessioni di un grande autore del cinema contemporaneo Ken Loach, che ha dedicato il suo ultimo film alla mancanza di diritti dei lavoratori della gig economy.E poi ci sono anche le esperienze positive, come quelle nate in Belgio con le piattaforme digitali in cooperativa, per non rinunciare alla modernità e neanche ai diritti.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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