La tecnologia e gli "stolti prestigiosi"

Il direttore del New York Times Bill Keller si è convinto, come fu per altri illustri, che il social network ci fa male. Veramente è così?
Ogni tanto se ne affaccia uno nuovo. Ogni tanto si presenta un comunicatore, un opinion leader che ci viene a spiegare perché qualche aspetto della tecnologia, che usiamo tutti i giorni e nella quale siamo, in tanti, immersi, se non la tecnologia stessa è pericolosa, negativa, cognitivamente parlando, distorsiva, ecc ecc.
Abbiamo visto in questa veste gente seria come Riotta ed il professor Eco, il saggista americano Nick Carr che ha scritto il libro "Perché Google ci rende stupidi", ed oggi si aggiunge al prestigioso insieme Bill Keller il direttore del New York Times.
Con un articolo dal titolo Twitter e Facebook sono una trappola per i nostri ragazzi? l'illustre giornalista mette la mani del piatto e ci "illumina d'immenso".
Non vi racconterò ciò che dice perché il link di sopra punta all'acuta riflessione e poiché siamo in rete sono portato a pensare che voi tutti, come me, preferiate usare il lavoro altrui, quando è ben fatto, piuttosto che dedicarsi al riassunto.
La rete è, innanzitutto e nativamente, il sistema dei link e farne uso è importante per apprezzarla pienamente.
Do, dunque, per scontato che vi siate informati sull'argomento e mi limito a qualche semplice riflessione.
Innanzitutto la risposta del forum di Gizmodo mi sembra perfetta: «Twitter e qualsiasi tecnologia sono ciò che se ne fa. Se si decide di fare cose superficiali, si avranno esperienze superficiali. Ma se si usa per comunicare con altri a un livello più profondo, si possono avere più esperienze significative».
Scambiare l'oggetto col soggetto è un tipico errore logico infantile. Non è colpa della pistola se usandola commetto un omicidio così come non è colpa della tecnologia, del social network se lo uso per perder tempo e dire sciocchezze.
E' così difficile da capire? Non mi sembra e, sicuramente non è pensabile che lo sia per queste persone che hanno mostrate indubbie capacità umane e professionali.
Ma la domanda a questo punto diventa: perché si sposano simili cause perse? Sono portato a pensare che al fondo di queste polemiche, un pò inventate, ci sia l'eterno ritornello del "come era verde la mia valle".
Nella psicologia umana il passato, ed in particolare il passato di quando si era giovani, appare sempre più bello ed attendibile del duro presente.
Questo dipende dal fatto che noi, per sopravvivere e mantenere l'equilibrio mentale, ci ricordiamo delle cose belle della nostra vita e tendiamo a dimenticare le altre.
Le esperienze della gioventù hanno il sapore del bello perché da giovani ci si sente vitali e tutto appare colorato e gradevole.
Quaranta, trenta anni fa non c'era la rete, non c'era il flusso e l'abbondanza delle news, c'erano i giornali, i libri, le biblioteche e si usavano quegli strumenti perché erano gli strumenti di quel tempo.
Oggi, se le cose sono cambiate, dipende proprio dai limiti di quel pacchetto cognitivo che nasce la rete e le sue diavolerie. E' proprio quel passato che ha portato a questo presente non il destino "cinico e baro".
Sia chiaro in ogni esperienza ci sono luci ed ombre ed è giusto approfondire, criticare per migliorare il tutto, le cose che non vanno e che meritano di essere superate.
Ma da qui a demonizzare l'esperienza comune ce ne passa.
Ci vorrebbe un pò di buon senso e di riflessione prima di buttarsi per strade impervie ed impraticabili.
Ed è per questo che storie del genere mi sembrano un po' patetiche.
Nessuno è perfetto...
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