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La strategia russa sull’Ucraina

L'operazione militare russa ai confini con l'Ucraina in termini di pressione nei confronti dell'Ucraina e dell'Occidente può solo essere oggetto di speculazioni in quanto non siamo a conoscenza dei contenuti degli incontri dei leader europei e di Biden con Putin.

Come spesso ha ribadito Putin non si tengono conto degli interessi della Russia. Un paese che da un lato si trova su uno schieramento antioccidentale dall'altro ha bisogno di cooperare con l'Occidente. Infine ha una esigenza di sicurezza e vede una minaccia nell'espansione della NATO. Vede poi nell'Ucraina un paese della cui collaborazione ha bisogno per la presenza del gasdotto sul loro territorio e di giacimenti minerari di cui potrebbe aver bisogno.

Possiamo ipotizzare che dagli incontri sono emersi motivi di collaborazione con Francia e Germania, un impegno per la riduzione delle sanzioni, una linea politica che possa congelare l'adesione dell'Ucraina alla NATO, un sostanziale rispetto degli accordi di Minsk che prevedono una ampia autonomia per le regioni del Donbass.

Se Putin ha ottenuto tutto questo è probabile che le operazioni militari abbiano termine.

Giorno 18 di febbraio ci sarà un summit dell'Osce, l'organizzazione per la sicurezza in Europa. La Russia ha annunciato che non parteciperà. Perché rimane sul campo l'opzione militare? O forse per lasciare spazio alla diplomazia franco tedesca di convincere gli altri paesi ad accettare le richieste russe?

Le richieste russe appaiono comprensibili per l'Occidente, meno per gli ucraini che si sono già visti sottrarre la Crimea e si vedrebbero ridurre la propria sovranità sul Donbass.

A Putin interessa poco che l'Ucraina entri nella Ue. E forse è questo che le si può promettere in cambio dell'accettazione dei diktat russi.

 

 

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