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La “squola” di Renzi

La buona scuola” è il titolo della proposta di riforma della scuola del Governo. Essa è consultabile e commentabile all’indirizzo labuonascuola.gov.it.

La proposta di riforma della scuola

La proposta include, fra le misure più importanti, un piano straordinario per assumere 150 mila precari entro settembre 2015 e chiudere le graduatorie ad esaurimento. In tal modo sarebbero garantiti alle scuole un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze, e, agli studenti, la continuità didattica. A riforma ultimata si diventerebbe docente di ruolo solo per concorso, come previsto dalla Costituzione. Revisione di stato giuridico e carriera dei docenti, formazione continua in servizio obbligatoria e valorizzazione del merito dovrebbero innalzare la qualità del servizio scolastico. Maggiori poteri decisionali al dirigente, unitamente alla definizione di reti di scuola come strumenti di governance e di gestione decentrata dei servizi, servirebbero a rendere più efficace l’autonomia scolastica.

Fanno da corollario a queste misure altre atte a delineare una scuola più innovativa e moderna:

  1. connessione veloce e senza fili per tutte le scuole,
  2. introduzione dalle elementari delle materie creative (musica, sport e storia dell’arte),
  3. rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere a partire dai 6 anni,
  4. insegnamento di nuove competenze digitali,
  5. diffusione dello studio dei principi dell’Economia in tutte le secondarie,
  6. alternanza scuola-lavoro e potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale (almeno 200 ore l’anno) negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali.

Inoltre, al fine di finanziare il piano, il Governo punta a stabilizzare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF), rendendone trasparente l’utilizzo, e ad attrarre risorse private (fondazioni, imprese etc.), attraverso “incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche”.

 

I punti critici

Diciamo da subito che il documento pare improntato, com’è nello stile di questo governo, ad una comunicazione d’impatto, efficace sul piano del marketing e della promozione pubblicitaria, ma carente su quello dell’analisi e dell’argomentazione. In tal caso, potrebbe rivelarsi l’ennesimo bluff nella storia delle riforme incompiute o fallite della scuola italiana.

In particolare, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, ha evidenziato che i 100mila precari da assumere sono un atto dovuto, perché la Commissione Europea ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per l’illegittima reiterazione dei contratti a termine dei lavoratori della scuola (supplenti plurilaureati e pluriabilitati ogni anno sono assunti a settembre per essere licenziati a giugno!). Il problema è semmai quello delle coperture finanziarie, perché è chiaro che “senza lo stanziamento delle risorse necessarie, nessuna concreta miglioria potrà essere apportata al nostro sistema scolastico” (così il segretario nazionale dell'Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo). In effetti, le carenze attuali della scuola sono dovute in gran parte proprio all'insufficienza dei finanziamenti.

Il governo intende ricorrere ai privati? Bene! Ma allora bisogna considerare che la partecipazione di fondazioni, imprese, associazioni, ecc., al finanziamento della scuola pubblica la espone a pressioni ed interessi privati e privatistici, con la conseguenza di allineare l'insegnamento ad una logica di mercato che inevitabilmente svaluta diritti e competenze critiche. E non è certamente casuale che per i docenti che confluirebbero nell’organico funzionale (gli ex precari) si prefigurino la mobilità coatta, anche su altre regioni, e l'utilizzo su un numero indefinito di scuole entro la rete assegnata.

Ma l’intervento più fra le righe si nasconde dietro l’ostentato proposito di premiare il merito, in luogo delle progressioni di carriera legate all'anzianità di servizio. Gli scatti di stipendio vengono ad essere condizionati allo svolgimento di attività aggiuntive, diverse dall'insegnamento (progetti extracurriculari, funzioni obiettivo, collaborazione con la presidenza)e al giudizio formulato dal Capo di Istituto. Pertanto, solo gli insegnanti che maturerano crediti sufficienti in ragione del “contributo al miglioramento della scuola” avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più allo scadere del terzo anno. 

Il meccanismo è perverso, perché un terzo dei docenti è pregiudizialmente escluso dagli scatti stipendiali e perché, in tal modo, si fanno pagare parte dei costi della riforma ad un personale che è “già fortemente tartassato dal mancato rinnovo del ccnl” (così Giuseppe Mascolo, segretario nazionale dell’Ugl Scuola). Inoltre il sistema di progressione economica attuale sarà congelato fino al 30 agosto 2015, per cui non verranno attribuiti scatti (né vecchi né nuovi) fino al 1 settembre 2018. E’ la logica del "lavorare tutti per guadagnare meno": si bloccano gli stipendi di buona parte dei professori di ruolo, ma si assumono i precari. Ma è anche la logica iniqua del premiare alcuni, per penalizzare altri, del gratificare i docenti "meritevoli" e mortificare i docenti "immeritevoli", che verrebbero poi a coincidere con quelli che dedicano tutto il loro impegno all'insegnamento, alla pratica didattica quotidiana, alla silenziosa e faticosa trasmissione di esperienze, conoscenze e competenze ai giovani.

La soluzione, sfrondata di slogan e artifici pubblicitari, rischia di essere pasticciata, essendo frutto di una mediazione, operata in perfetto stile doroteo, fra diversi interessi e spinte in gioco. 

Ci sono, infatti, spinte verso una visione manageriale e aziendalistica. Esse sono rintracciabili nell’ampliamento dei poteri decisionali dei Dirigenti Scolastici, cui è dato di “scegliere a discrezione e senza alcuna tutela dei diritti dei lavoratori il personale della scuola e le mansioni da assegnare a ciascuno, annullando di fatto la dimensione collegiale” (mozione assemblea sindacale Liceo scientifico “Nino Cortese” di Maddaloni), nonché nel portfolio telematico, che dovrebbe servire a dare elementi alle famiglie per un giudizio sulla professionalità del singolo docente, ma che, agli effetti pratici, “alimenta una concezione commerciale e pubblicitaria dell’insegnamento” (mozione liceo scientifico “Nino Cortese” di Maddaloni).

C'è poi una vecchia logica nepotistica che si insinua, tanto nella possibilità riconosciuta al Dirigente di stabilire quali sono i docenti meritevoli e quali no, quanto nella gestione di una formazione obbligatoria, servita spesso nel passato ad assicurare rendite per un mercato esposto a derive clientelari. In effetti, negli anni si è dato vita nella scuola italiana ad un sistema sindacalizzato e politicizzato, in cui lo spazio per la missione formativa è diventato sempre più marginale. 

La buona scuola che fu

Siamo distanti dalla scuola di qualità e ancor più dalla scuola che forma. E questo conferma un trend negativo che dura ormai da anni.

Il fatto è che nella scuola di stato l'insegnante è divenuto sempre più un burocrate senza passione e senza cuore. La sua professionalità è stata svilita. La sua preparazione non è stata motivata. La si è considerata parte di un lavoro ordinario e, in fin dei conti, non significativo. Si sono finanziati invece a pioggia quei progetti che, secondo un mito oleografico, avrebbero aperto la scuola al sociale. Metodi e pratiche non condivisi, nonché privi di qualsiasi riscontro empirico di efficacia, sono stati imposti dall’alto, cosicché lo spazio di libertà nell'insegnamento si è sempre più ristretto.

A fronte di insegnanti sempre meno motivati e frustrati, sono cresciuti alunni indolenti, privi di ogni sana curiosità. Si è abbassato il livello, non tanto e solo sul piano dei contenuti, quanto sul piano educativo, perché la scuola ha smesso di formare la persona, semplicemente abdicando al suo ruolo di fare scuola. Si è determinato, quindi, una sorta di corto circuito educativo: gli educatori si sono fatti complici degli educandi e si è sempre più lasciato correre, permesso, garantito. Anche l’ignoranza e l’insipienza sono state garantite. Si è quasi smesso di trasmettere, al di là delle nozioni, il senso di un impegno consapevole, responsabile e non banale. Sono morti il rispetto ed il merito e la responsabilità non è stata più invocata. Scene di ordinaria indisciplina sono diventate consuete e la contestazione è rifluita verso la maleducazione, se non addirittura il bullismo

In tal modo, la scuola è divenuta il palcoscenico di una società sbracata e moralmente sradicata. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.75) 13 ottobre 2014 10:56

    La riforma non comprende alcune cose fondamentali, come il taglio delle ore di scuola, la diminuzione delle materie (concentriamoci sulle cose importanti, per favore) ed il taglio drastico del numero di insegnanti, che ha ormai raggiunto un livello ridicolo.

  • Di (---.---.---.50) 13 ottobre 2014 17:33

    Penso che il punto fondamentale sia rivalutare la professionalità docente, il che porterebbe a rimotivare gli insegnanti assegnando loro una funzione centrale sotto un profilo educativo e civile. Il punto è che questo dovrebbe invertire un trend negativo che dura ormai da decenni.

  • Di (---.---.---.82) 14 ottobre 2014 10:12

    Si può azzerare il debito dello Stato?
    fatto dai farabutti ( Che hanno e ci Governano ) direi di si.

    Mi sono posto spesso questa domanda se in passato ho fatto debiti e li ho pagati ( con interessi salati )

    Perché chi Governa dice spesso che ogni Italiano ha un debito di euro 35.000,00 ? nascituri compresi.


    Dato che i miei debiti li ho sempre pagati
    Chiedo a chi si è permesso di fare debiti a nome mio di pagarli. 
    Le MASSAIE sono i veri ministri dell’Economia 
    Laureate a L’università della Vita dove gli esami si danno tutti i giorni 

    Con stipendi che quando va bene ammontano a Euro 1200,00 al mese.

    Abituate come sono a eliminare il superfluo in breve tempo il debito Pubblico tornerebbe in pari
    assicurando una vecchiaia dignitosa a tutti i Lavoratori. 
    PS Gestendo le risorse con oculatezza 
    Potremmo vivere senza essere ricattati dà chi gestisce capitali sottratti al Popolo con le ruberie.

    L’Italia detenendo il 60% del patrimonio Artistico Mondiale potrebbe vivere in prevalenza di Turismo e grazie anche al nostro estro creativo di prodotti ( Mede in Italy) come alta Moda Prodotti Gastronomici Artigianali Ecc
    VITTORIO.A 

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