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La scuola digitale e la scuola a rotelle

Da più parte si sono levate critiche contro la didattica digitale integrata (DAD) per la riapertura delle scuole, anche in presenza di rischi di contagio e in assenza di vaccinazione di personale scolastico e studenti. Si è affermato che "la scuola a distanza non è scuola", che sono state "perse ore di insegnamento" e che ha comportato un "vuoto educativo". Si è detto, forse più fondatamente, che ha incrementato le disparità, in quanto non tutti gli alunni avevano accesso a supporti e postazioni digitali adeguati, e la dispersione scolastica. Ma anche queste istanze sono state sollevate in modo ideologico, distante dalla realtà quotidiana di chi l'ha praticata e vissuta. 

C'è un punto fondamentale da ribadire: la scuola ha continuato a svolgere la sua funzione formativa anche in didattica a distanza e con la didattica a distanza. In quei momenti drammatici della pandemia occorreva infatti innanzitutto arrivare agli studenti superando una distanza che non era solo fisica, ma anche di comunicazione e in mezzo c'era l'impreparazione tecnica ad una didattica sconosciuta ed inesplorata.

Ora, il fatto inoppugnabile è che nella scuola italiana si è realizzata una didattica innovativa. I docenti hanno dovuto inventarla e formularla dal nulla; qualcosa di inimmaginabile solo un anno fa. Hanno dovuto imparare da autodidatti come utilizzare programmi per videoconferenza e videoscrittura, come svolgere videolezioni, come utilizzare lavagne digitali per esercizi on line, come, in una parola, approntare un’offerta formativa che si avvalesse di mezzi sofisticati. Si dovevano dosare i tempi di spiegazione tradizionale con la proiezione di materiali e c’erano da cercare supporti digitali adatti. Si dovevano improntare strategie di verifica, specie scritta, perché fossero trasparenti e non falsate.

In quei momenti non si è badato ai compiti contrattuali e si è accettata la sfida. Storie di ordinario senso di responsabilità, si direbbe… ma non è così.

Si eccepisce, non senza ragione, che l’elemento della socializzazione è stato penalizzato.

E’ vero, ma fino ad un certo punto, perché oggi fra i giovani la socializzazione avviene tramite gli strumenti digitali. Non è detto che sia sempre un bene, ma non dimentichiamo che si raccomandava anche il distanziamento sociale. E' “stata una faticosissima supplenza all’impossibilità dell’incontro in presenza” - ha affermato lo psicanalista Massimo Recalcati (Orizzontescuola.it del 19 gennaio). 

Era prioritario non abbandonare il ruolo educativo e non sottrarsi al compito imprevisto e gravoso. Pertanto, da parte dei docenti ci si è dovuti reinventare, spesso a 50 o a 60 anni, cimentandosi con tecnologie informatiche complesse. Ma chi ha raccolto quella sfida ha fatto capire ai propri alunni che quel tempo tremendo poteva diventare esso stesso un'occasione per crescere nella responsabilità. 

L’insegnante che è riuscito ad integrare nel processo formativo il momento tremendo della pandemia ha, quindi, risposto al suo compito. Ne ha fatto un’occasione di crescita professionale, sapendo offrire una lezione nella lezione, oltre la logica del “tutti promossi”, oltre la retorica dell’andrà tutto bene, a fronte di una politica che non ha saputo, invece, adempiere al suo di compito: garantire la sicurezza degli ambienti scolastici e l’adeguatezza dei trasporti alle misure anti-Covid. D’altra parte, gli sforzi maggiori del governo non sono andati nella direzione di migliorare le reti e di garantire l’accesso digitale a chi non l’aveva, ma nell’appalto di milioni di banchi a rotelle che avrebbero dovuto assicurare il distanziamento in aula. 

Oggi che si riaprono le scuole, in una situazione sanitaria non certamente migliore di marzo dell’anno scorso o di ottobre, s’invoca il diritto allo studio violato dalla DaD, ma si espone, al contempo, personale scolastico, studenti e famiglie ad un rischio grave di contagio. Quegli stessi rischi di aumento della curva dell’epidemia, che avevano portato alla chiusura indifferenziata delle scuole su tutto il territorio nazionale anche dove non ce ne sarebbe stata necessità, oggi che i contagi sono aumentati e si è in presenza di varianti più contagiose, sono cinicamente sottovalutati. 

 

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