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La sanità in Umbria non è "un’isola felice"

In Umbria la situazione della sanità è migliore rispetto a quanto si verifica in diverse altre regioni italiane, per la qualità e la quantità dei servizi erogati, soprattutto, e anche per la “tenuta” dei conti. Infatti il deficit sanitario, in relazione alla popolazione, è in Umbria a livelli piuttosto bassi e, per l’efficienza economica dei servizi sanitari, l’Umbria è ai primi posti in Italia. Occorre comunque precisare che anche per questi aspetti, qualità dei servizi erogati ed efficienza economica, vi sono elementi negativi che non possono essere accantonati, anche se la loro portata è limitata.

Vi sono delle strutture, all’interno del territorio regionale, per le quali il livello qualitativo dei servizi va decisamente migliorato. Inoltre, anche in Umbria, vi sono lunghe liste di attesa per l’effettuazione di determinati esami clinici da parte di utenti esterni agli ospedali nonché liste di attesa non brevi per accedere ai ricoveri ospedalieri. Tutto ciò si verifica anche perché, talvolta, si risparmia dove non si deve risparmiare e non si colpiscono quindi i veri sprechi, derivanti, in qualche occasione, dalla duplicazione di strutture in connessione soprattutto alla presenza di strutture sanitarie che fanno riferimento all’università di Perugia. Poi occorre aggiungere che i servizi territoriali non sono estesi quanto necessario e sono oggetto di minore attenzione rispetto ai servizi forniti negli ospedali.

Ma pur considerando tutte queste valutazioni il quadro che emerge è sostanzialmente positivo soprattutto, ripeto, se si confronta la situazione umbra con quella che contraddistingue altre regioni, in prevalenza le regioni meridionali. Rimane il fatto che la situazione umbra può essere migliorata e lo deve essere.

Non si può poi trascurare il fatto che una recente indagine della magistratura che, peraltro, è ancora nella fase iniziale, denominata “sanitopoli umbra”, forse in modo eccessivo, ha indotto, fra l’altro, alle dimissioni dell’assessore alla sanità Vincenzo Riommi, peraltro ancora non sostituito (le deleghe rimangono alla presidente della giunta regionale Catiuscia Marini), dimissioni che per ora sono state giustificate più che dalla presenza di responsabilità personali da parte di Riommi, dalle responsabilità politiche che comunque Riommi aveva. L’indagine si è un po’ “smontata” strada facendo nel senso che sembrano non essere stati ipotizzati, come all’inizio riferivano notizie di stampa, reati relativi ad appalti. Comunque il “succo” dell’inchiesta dovrebbe essere rappresentato da azioni rivolte a favorire l’assunzione di persone vicine ad esponenti politici. Vi sarebbe anche una particolarità, l’intervento di dipendenti pubblici, durante l’orario di lavoro, per sostenere alcuni candidati nelle diverse elezioni primarie che hanno interessato il Pd umbro negli ultimi anni.

Quindi sarà indispensabile fare attenzione all’evoluzione dell’indagine giudiziaria, cercando soprattutto di evitare in futuro il ripetersi di comportamenti che comunque costituirebbero reati, ovviamente punibili. E alla luce anche di quanto riferito all’inizio, oltre che di quello che è emerso fino ad ora dall’indagine giudiziaria portata avanti dai magistrati perugini, non si deve considerare la sanità umbra come un’isola felice, ma sarà necessario eliminare le disfunzioni, di varia natura, che pur esistono, per migliorare la situazione esistente. E un modo per raggiungere questo obiettivo sarà, fra l’altro, rappresentato dalla nomina, in tempi brevi, del nuovo assessore alla sanità che si spera non sia tanto legato ad una delle diverse “correnti” politiche, presenti all’interno della maggioranza di centro sinistra, quanto invece dotato di competenze specifiche e orientato esclusivamente a soddisfare sempre di più le esigenze dei cittadini nel settore sanitario. Sarebbe infine opportuno fornire un segnale di cambiamento nella nomina dei nuovi direttori generali delle Asl umbre che dovrebbe avvenire entro la fine del mese di gennaio, in modo tale che non si verifichi la solita spartizione degli incarichi fra i partiti che guidano l’Amministrazione regionale.

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