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La retorica berlusconiana

La retorica berlusconiana

Tra tutti i vari tipi di retorica quella del nano è proprio la peggiore. Dobbiamo dire che il passare del tempo, in modo impietoso, testimonia di un declino che non è solo rappresentato dallo stato fisico dell’uomo ma anche dalla pochezza degli argomenti che utilizza per "aizzare" le folle.

MP3 - 407.3 Kb
 
E’ un ritornello vecchio, declamato da uno che sembra che arrivi sulla terra e da noi per la prima volta. Uno che vorrebbe dare l’idea di non entrarci per una mazza con il casino economico e sociale con cui ci troviamo a fare i conti tutti i giorni. Un ricco che ha la pretesa di indicare in qualcun altro il problema che viene fuori quando la torta è sempre quella e i commensali aumentano.
 
Uno che fa finta di non vedere dove stanno le questioni vere, così come d’altra parte i liberal amici suoi e antagonisti nella spartizione delle prebende che fanno opposizione in parlamento con 15 mila euro in tasca al mese. Negli anni 60 il 20% della popolazione "ricca" controllava il 70% delle risorse economiche e finanziarie, nel 1997 quel 20% ne controllava l’86%. Questo a livello globale e risparmiandoci il resto delle statistiche fino ai giorni nostri.
 
E da noi pensate che sia andata in modo diverso?
 
Ora Berlusconi fa il no-global come il tributarista Tremonti e parla di banche alla folla in piazza. Le stesse banche che con lui condividono scelte economiche che condizionano la vita di noi tutti tutti i santi giorni.
 
Mentre fa questo il suo parlamento, con i suoi parlamentari, approva una norma europea, applicandola nel modo peggiore, che di fatto sancisce la morte dei mercati rionali aprendo le porte alla grande distribuzione con buona pace della difesa di quelli con la partita iva.
 
Insomma un ricco che fa finta di difendere gli interessi di quelli che ricchi non lo sono per nulla, con il vantaggio indubbio di essere l’unico a riuscire a parlare ad un paese di imbecilli.

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