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’La questione morale’

La questione morale quest’oggi è il fulcro ed il generatore dei problemi del nostro paese.

Le istituzioni e la politica hanno bisogno di una profonda restaurazione dal punto di vista della morale che da molti anni rimane una questione irrisolta.

 

Perché questa necessità oggi è primaria?

Come sotto gli occhi di ognuno di noi, il nostro paese è sconvolto ed intriso di situazioni di contraddittorio nel senso più profondo della moralità politica ed istituzionale.

Per moralità intendiamo una serie di regole e valori a cui ciascun individuo ritiene di aderire mettendone in pratica l’attuazione nella condotta di vita civile confacente con lo status esistente all’interno della propria comunità di appartenenza.

Con ciò ognuno di noi può ritenere di dare connotazione diverse alla propria etica e condotta morale, più o meno profonda, ma sempre rispettosa delle regole di convivenza civile.

Le regole fondamentali che guidano la propria morale devono essere quindi attinenti alla convivenza con il resto della comunità senza crearne disturbo, realizzando il rispetto degli altri e dell’intera comunità, naturalmente senza crearne danneggiamento diretto od indiretto.

Vista da un punto di vista più alto nella gerarchia dello stato, la morale e l’etica portata dalle istituzioni e da chi le rappresenta, come nel caso di politici ed amministratori pubblici, deve generare attività confacenti ai ruoli previsti, al rispetto dei diritti di tutti i cittadini in egual misura e della comunità in primis, estromettendo dal ruolo ogni attività mirata ad interesse personale o privatistico.

Detto ciò torniamo alla nostra realtà.

Come vediamo, ogni giorno, intorno a noi, in ricorrenti situazioni quotidiane, troviamo un mondo in contrasto con le regole fondamentali della moralità e dell’etica.

Nelle istituzioni in primis che sono lo specchio del paese troviamo situazioni di fatto irreali.

Il nostro parlamento, quale centro del sostentamento dello stato democratico, è intriso di contraddizioni.

Iniziamo con il fatto che numerosi personaggi con precedenti penali più o meno gravi lo frequentano nel ruolo di rappresentante politico/istituzionale dei cittadini.

Cosa denota ciò?

Che la questione morale è ancora irrisolta, come e forse più di 27 anni fa’ quando l’onorevole Enrico Berlinguer nel Luglio del 1981 in un’intervista ad Eugenio Scalfari per il quotidiano la ‘Repubblica’ disse: La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati".

In uno stato in cui il Parlamento non vuole affrontare e risolvere una volta per tutte la questione della moralizzazione e non esige l’inserimento di rappresentanti che siano figure integerrime e con un vissuto morale più che retto, non si può prospettare una democrazia lontana da ogni sospetto e dalla corruzione, e questo è quello che viviamo in Italia da sempre.

Sono del parere che l’esempio deve assolutamente venire dall’alto.

Anche dal punto di vista comportamentale nell’attività legislativa o istituzionale poi dovrebbe essere esternato un profilo di rigore, il rispetto dell’avversario, il rispetto delle leggi e della Costituzione, dedicare ogni attività alla comunità.

Purtroppo questo oggi in Italia non accade.

La nostra classe politica è intensamente presa all’aggredire e denigrare l’avversario in ogni situazione, ad elaborare e portare avanti campagne per l’interesse di qualcuno o di qualche gruppo dal quale potrà riscuotere il proprio tornaconto.

Si realizzano troppo spesso leggi che fanno gli interessi di pochi, e ci si dimentica di lavorare per l’interesse dei più.

Senza scrupoli costoro inseriscono nelle leggi di interesse generale, articoli nascosti che permetterebbero la depenalizzazione di questo o di quel reato, che qualora passassero inosservati scioglierebbero gli ultimi laccioli alla libertà di corrompere e detrarre risorse alla nazione. Vedasi con l’ultimo decreto per l’avvio della nuova Alitalia.

Grazie alla leva del potere politico nei confronti di grandi aziende si possono costruire castelli ‘ad personam’ a spese della Comunità. Pensiamo ad esempio all’istituzione di linee aeree al solo servizio di un solo personaggio politico e di qualche rappresentante della propria schiera, il tutto a spese della comunità nazionale.

Si creano leggi che garantiscono coloro che frodano la nazione come la depenalizzazione del falso in bilancio.

In alcuni casi il personaggio appartenente alle istituzioni incappato nelle grinfie della giustizia, garantito dalla protezione del potentato politico/istituzionale, è riuscito pur essendo reo di comportamenti punibili penalmente ad uscirne indenne, nel rispetto del‘la legge è uguale per tutti’.

E così potremmo andare avanti per ore a riportare queste situazioni che danno la fotografia di Istituzioni poco democratiche e di un paese alla mercè dei potentati che in alcuni casi oltrepassano il limite della legalità, dando al cittadino esempi sbagliati ed autorità a comportarsi nello stesso modo.

Pur in queste condizioni in Italia dall’inizio della Repubblica del 1948 non ci sono stati segni di cambiamento nella moralizzazione delle istituzioni e della politica.

Non parliamo di schieramenti politici perché né la destra, né il centro né la sinistra hanno dato vocazione al cambiamento.

L’intero paese dagli insegnamenti dell’intera galassia politico istituzionale è stato influenzato e tuttora vive di una cronica malattia che lo pervade da nord a sud, ed è il distaccamento dall’etica morale e comportamentale.

Dal più piccolo comportamento scorretto di un’amministrazione locale, alle grandi manovre corruttorie di grandi gruppi il nostro paese è sconvolto da un profondo collasso che non le permette di svilupparsi, di crescere, di guardare avanti e prendere il volo.

Berlinguer nel 1981 concluse la sua intervista a "La Repubblica" con queste parole che rilette oggi dopo quasi 30 anni furono come una premonizione Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude” .

Quindi in questo momento siamo come un malato con un infarto in atto che non ha la forza di reagire in quanto la sua malattia lo attanaglia in ogni sua parte del corpo.

L’attaccamento alle istituzioni, il credere nella legge e nella costituzione dandone prova con i propri comportamenti, credere nella giustizia e nei diritti e doveri del cittadino, il rispetto delle idee altrui, sono ormai una rarità soprattutto perché sono in molti a predicarlo ed in pochissimi a metterlo in pratica.

Allora la cura del malato spetta ai cittadini che non sono al di fuori degli interessi del paese, che sono i primi interessati al cambiamento, questo perché dall’alto si fanno solo orecchie da mercante.

Proviamo a cambiare il modo di pensare, non rimaniamo passivi di fronte ai comportamenti sbagliati.

Facciamoci portavoce di quello che non va, delle istituzioni che vediamo che non funzionano, del politico che si comporta in modo scorretto, del vicino che assume comportamenti incivili.

Dobbiamo dare uno scossone al nostro paese, guardiamo avanti, non accontentiamoci dell’oggi perché significa rassegnarsi a rimanere nel pantano, crediamo di più nelle istituzioni anche se spesso gli insegnamenti di costoro sono sconfessanti delle leggi.

Insomma, per concludere, riflettiamo sui nostri comportamenti quotidiani, cambiamoli se necessario e cerchiamo di dare una svolta alla rinascita dell’Italia, si comincia dalle piccole cose.

Poi sarà la storia a raccontarci fra qualche anno come e se cambierà in meglio il nostro futuro.

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.131) 9 novembre 2008 18:40

     grazie per l’articolo perchè offre l’occasione per un chiarimento che considero molto rilevante nel formarsi di una cultura politica moderna ed efficace.
    Io appartengo a quelli che hanno sempre diffidato della "questione morale"per i motivi che proverò brevemente ad elencare.
    1) Essendo la morale la pratica dell’etica bisognerà pur riconoscere che è, innanzitutto, una questione individuale. Tutti noi viviamo in maschera nel senso che quando abbiamo un rapporto sociale non conosciamo la vera natura della persona con la quale ci relazioniamo. Spesso nell’esperienza del frequentarci scopriamo pratiche, comportamenti che non avremmo mai ritenuti possibili e questo è vero da entrambe le parti, da me verso te e da te verso me. Dunque se la vita è in maschera come facciamo a sapere se una persona è morale o no? Purtroppo ce lo dirà soltanto il tempo e la conoscenza approfondita. Quest’esperienza individuale può essere estesa anche al corpo sociale ed infatti quante volte scopriamo che persone ritenute perbene sono poi degli emeriti mascalzoni? Ho isto una trasmissione sul caso Parmalat, per fare un esempio, e c’era una persona comune, dipendente della multinazionale, che ha detto: "Non mi sarei mai aspettato che il cavaliere fosse un criminale come si è rilevato essere". Andava sempre in chiesa ed era così affabile e tranquillo!
    2) Diffido molto e credo di non essere il solo, nel ritenere che una persona è perbene se non ha avuto precedenti penali o non è inquisito da nessuna procura. La legge in Italia è un pessimo esempio di vera giustizia ed un esempio al contrario di diritti inevasi. La stessa obbligatorietà dell’azione penale è un farsa nei fatti perchè secondo statistiche indipendenti in Italia il 90% dei reati restano impuniti. Infine la magistratura stessa si comporta da casta, molto attenta alla politica, ma poco attenta al diritto ed alla giustizia dei cittadini. Quindi come poter ritenere che se una persona ha a che fare con la legge questa è un prova di immoralità? Anche nel caso di tangentopoli oltre il 70% degli inquisiti è stao assolto dalla magistratura giudicante. E perchè dovremmo affidare ad una casta il diritto di dire chi può o non può essere cittadino a tutti gli effetti?
    3) Infine per diventare un paese civile è necessario avere delle leggi che regolamentano la vita di noi tutti che siano poche, chiare ed efficenti. Questa è la parte della tua analisi che condivido di più. Ma non è che facendo appello alla questione morale che si risolve qualcosa: spesso quelli che lo fanno di più, ad esempio Di Pietro, ai miei occhi appaiono poco credibili.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.165) 9 novembre 2008 21:26
    Paolo Praolini

    Rocco,
    purtroppo come dici tu non ci sono mai garanzie sulla trasparenza morale di chi assume incarichi istituzionali e su questo concordo, è per questa ragione che non possiamo permetterci di mandare nostri rappresentanti che sappiamo per certo che abbiano un passato di contravvenzione della legge.
    No, purtroppo non possiamo più accettarli, il ns paese è ridotto troppo male.
    Il minimo inderogabile è una figura ineccepebile e trasparente senza macchia, se poi la perdiamo per strada .....


  • Di giulio (---.---.---.149) 9 novembre 2008 23:56

    Ha letto i libri di David Bidussa?
    Anch’ io condivido il fatto che il cambiamento debba venire dal basso...

  • Di Isabeau (---.---.---.156) 10 novembre 2008 00:07
    Patrizia Dall'Occa

    Ho riletto più volte l’articolo, e mi trovo in difficoltà nel cercare di esprimere ciò che penso, perché il fraintendimento quando si parla di morale e di politica è all’ordine del giorno, è come servirlo su un piatto d’argento.
    Non posso definirmi un’esperta di politica, perché, semplicemente, per me, la politica è tutt’altra cosa da ciò che da anni si vede in Italia, ma non solo qui.
    Credo che la prima cosa da fare sia un po’ di autocoscienza nazionale. L’Italia non è un popolo che si sia mai basato su grandi ribellioni, ha sempre cercato di adattarsi a ciò che veniva, cercando un modo per sopravvivere e prendere il massimo da ogni situazione. Questa è storia. (ricordate? Francia o spagna... purché se magna...)
    La nostra "politica" si è incentrata troppo sulla contrapposizione di due idee forti, quella del fascismo e quella del vero e puro comunismo. Ma queste due ideologie sono derivate da uomini che le hanno caratterizzate con le loro idee, con il loro punto di vista, costruite su concetti che per loro erano fondamentali e si sono imposte in periodi troppo particolari per essere presi ad esempio per la vita e la sopravvivenza di una Nazione così improbabile come l’Italia.
    Le realtà, ed accettiamole come tali, in Italia sono due: il Sud e il Nord. Per sua conformazione geografica, pur non essendo così grande, il nostro stivale si estende in linea pressocché retta, passatemi l’inesattezza, allontanado drasticamente i suoi abitandi per pensieri e concezioni folosofiche-politiche-istituzionali. Già pensare di unire due sfere così distinte è un’impresa, farlo poi giocando sui propri interessi è inaudito.
    L’uomo, per sua natura, cerca profitto e risalto, vuole arrivare per potersi imporre. A suo favore gioca il fatto di essere munito di cervello, di morale, etica e giudizio.
    Ora la cosa è semplice. Chi ha più morale ed etica si trattiene dal giocare sporco. Chi ne ha meno ha più facilità a venire a compromessi, a chiudere un occhio, ad andare avanti.
    Da donna mi sono sempre detta che (perdonatemi maschietti) se fossi nata uomo e senza scrupoli oggi governerei il mondo.
    Quello che voglio dire è che è normale che lassù ci siano persone che di morale ne hanno poca, o che hanno la tendenza a rigirare le questioni come meglio possono.
    E’ dunque superfluo parlare di questione morale in un campo dove la morale ha ben poca importanza.
    Ciò che si dovrebbe riuscire a fare, ma sono la prima a non sapere come, è ricondurli alla loro umanità.
    L’impossibile ma utile sarebbe ricreare la classe politica dal nulla. Azzerare ciò che è stato fatto, annullare tutti coloro che già masticano e si nutrono all’interno dei palazzi e cercare qualche uomo nuovo, qualcuno che ancora creda.
    Se ciò però non è possibile purtroppo bisogna usare le armi che ci sono ma non sono io quella esperta da poter dire quali sono queste armi e come usarle.
    Quello che so è che non c’è buono ne’ da una parte ne’ dall’altra, e sarebbe ora che gli italiani se ne rendessero conto.
    Cambiare bandiera ad ogni votazione non ha senso. Non lasciare mai a chi governa la possibilità di concludere ciò che si è riproposto non è un metodo per cambiare lo status quo.
    Una vera novità sarebbe non votare, rendere palese il proprio disappunto, far capire a chi governa che il loro non è un gioco, che noi non siamo pedine.
    E mi ripeto, ma per necessità, io non sono pro o contro un partito piuttosto che l’altro. Ho le mie idee, idee nate da anni di studio, e che non possono essere riproposte da chi agisce per ripicca.
    Questa è una questione morale, il gioco che fanno, che è lontano mille miglia dalla realtà dell’Italia.
    Una volta mi arrabbiavo con chi inveiva contro il tal politico dicendo che se era tanto migliore poteva tirarsi su le maniche e arrivare dove era arrivato lui.
    M forse, proprio perché migliore... lassù, su quelle poltrone non ci può arrivare.
    E se questa è la morale...

    Patrizia

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