La ‘ndrangheta raccontata a mia figlia
La testimonianza del pentito Emilio Di Giovine in un libro Melampo di Ombretta Ingrascì.
"Una simile, inedita sorpresa toccò Emilio nell’incontro con le proprie parole che, riportate in forma scritta, ricostruivano la sua biografia. Come se la narrazione delle sue azioni, prima e dopo la decisione di collaborare con la giustizia, gli avesse permesso di coglierne il senso. Per Emilio, fatti brutali, violenti, criminali accaduti tra azioni intenzionali e contesti accidentali, e la trasformazione identitaria avvenuta a seguito del pentimento, si sono composti in unità nell’incontro con la narrazione di sé da parte di un altro".
Emilio Di Giovine, boss della ‘ndrangheta arrestato dopo appena un mese dalla nascita della figlia, è nato e cresciuto come molti suoi “colleghi” in un ambiente edificato sulla violenza, rigidamente diviso tra “noi” (la famiglia, il clan, il gruppo d’affari) e “loro” (la polizia, i giudici, le istituzioni); dove il massimo disonore è l’infamità, cioè il mescolare le due cose.
L’esperienza della paternità, tuttavia, gli mostra la realtà in una luce diversa e inaspettata ed Emilio - privato dei suoi affetti più cari - ne riscopre la necessità e l’urgenza. Esigenza da cui nasce - unitamente alla finalmente ritrovata capacità di fidarsi degli altri, in particolare dei magistrati che lo aiuteranno in questo percorso - la sua collaborazione con lo Stato.
In Confessioni di un padre. Il pentito Emilio Di Giovine racconta la ‘ndrangheta alla figlia, Ombretta Ingrascì, ricostruisce il cammino di una vita che - apparentemente frammentaria - riesce a ricomporsi e a dotarsi di un senso unitario nelle parole di un padre che racconta la propria esperienza a sua figlia, tra struggimento, consapevolezza e la speranza di una nuova possibilità di amare. Accattivante fin dalla copertina (a cura di Davide Tessera) il volume è aperto dalla Prefazione di Enzo Ciconte.
Questo articolo è stato pubblicato quiLasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox