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La minaccia esistenziale che non osa pronunciare il suo nome

Si discute poco di sovrappopolazione mondiale eppure è una questione essenziale per inquadrare l’attuale crisi ambientale. L’avvocata e presidente del Center for Inquiry Robyn E. Blumner affronta l’argomento in un articolo dello Skeptical Inquirer tradotto e pubblicato sul numero 6/2023 di Nessun Dogma

In questi giorni abbiamo sentito parlare molto di ChatGpt e della minaccia esistenziale che rappresenta. ChatGpt è un modello linguistico di intelligenza artificiale che consente agli utenti di avere conversazioni apparentemente naturali con un computer.

Può svolgere compiti come scrivere saggi e rispondere a domande con notevole velocità e solerzia e con uno stile abbastanza umano da ingannare insegnanti e datori di lavoro. L’invenzione ha evocato lo spettro che sia dietro l’angolo una distopia dovuta all’intelligenza artificiale, in cui le macchine arriveranno per prendere il nostro lavoro, se non la nostra vita.

Persone serie sono preoccupate per questo, e forse è ragionevole. Ma trovo conforto nel punto di vista di una delle persone più esperte sull’argomento, Jeff Hawkins, che ha scritto il rivoluzionario libro di neuroscienze A Thousand Brains (Mille cervelli in uno è la traduzione italiana, Ndt).

Secondo lui i profeti di sventura dell’intelligenza artificiale sbagliano, perché le macchine imparano meglio all’interno di sistemi statici e non quando le condizioni cambiano costantemente, come succede nella vita reale. È improbabile che perderemo il controllo, assicura Hawkins, perché le macchine non avranno pulsioni e motivazioni umane, come quelle di auto-replicarsi o dominare; mentre l’intelligenza artificiale può offrire grandi benefici all’umanità se ben utilizzata.

Ma quest’articolo riguarda un’altra minaccia esistenziale i cui rischi non sono teorici: la sovrappopolazione. Nel novembre 2022 la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi di persone. Era di tre miliardi nel 1960, un anno prima della mia nascita e nel decennio in cui venne pubblicato La bomba demografica. Il libro dell’autore Paul Ehrlich è stato accusato di un catastrofismo le cui previsioni non si sono mai avverate.

(Anne Ehrlich, moglie di Paul, era coautrice ma non è stata accreditata a causa delle pressioni dell’editore). Ma il fatto che la nostra scienza e tecnologia abbiano permesso di aumentare la popolazione e di sfamare contemporaneamente la maggior parte di noi non significa che non ci sarà una resa dei conti. Alla fine dovremo frenare la crescita della popolazione, o lasciare che sia la natura a farlo per noi.

Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, entro la fine del secolo supereremo i dieci miliardi di persone su questo piccolo punto blu: ciò è completamente insostenibile.

La popolazione umana è il motore essenziale del cambiamento climatico perché i bisogni umani generano l’uso e il consumo di energia. La sovrappopolazione è la ragione per cui stiamo spogliando il pianeta di risorse e habitat. Ed è in gran parte il motivo per cui stiamo depredando l’unica casa che probabilmente potremo mai avere.

Ma se ne parla poco. La sovrappopolazione è la minaccia esistenziale che non osa pronunciare il suo nome, tanto tabù quanto logica conseguenza.

Per quanto riguarda il clima, non c’è azione più vantaggiosa per ridurre le emissioni di gas serra della scelta di non avere figli (o almeno di averne in minor numero). Il grafico qui pubblicato lo chiarisce meglio di qualsiasi parola.

 

Tonnellate stimate di emissioni equivalenti di CO2 risparmiate ogni anno per varie azioni ambientali. Sulla base dei dati di Wynes e Nicholas [1].

Tonnellate stimate di emissioni equivalenti di CO2 risparmiate ogni anno per varie azioni ambientali. Sulla base dei dati di Wynes e Nicholas [1].Un articolo di Max Callaghan, pubblicato lo scorso anno su The Conversation e basato sulla ricerca sul clima presso l’Università di Leeds, aveva il titolo: Ecco le cose più efficaci che puoi fare per combattere il cambiamento climatico[2]. Tra le decine di azioni suggerite menzionava la rinuncia all’uso dell’auto, la diminuzione del numero dei voli, il passaggio a una dieta vegana, il non possedere animali domestici e il vivere in uno spazio più piccolo o in convivenza. Da nessuna parte si faceva cenno alla dimensione della famiglia o al fatto di avere meno figli.

 

Il sito web delle Nazioni Unite dedicato all’azione per il clima [3] parla della scienza del cambiamento climatico ed elenca le principali cause, tra cui «generazione di energia», «produzione di beni», «utilizzo di mezzi di trasporto» e altre.

Sotto la voce «consumare troppo» si punta il dito contro i ricchi che contribuiscono con una percentuale di emissioni di gas serra pro capite di gran lunga superiore a quella dei poveri, il che è sicuramente un problema. Ma anche in questo caso non si dice che la sovrappopolazione sia una causa (o che i poveri abbiano famiglie sproporzionatamente numerose).

Non è solo il numero grezzo delle persone che abitano il pianeta, ma anche il luogo in cui queste persone nasceranno, ad aumentare la miseria umana. Si prevede che la maggior parte della crescita della popolazione mondiale avrà luogo in Africa, dove gli impatti negativi del cambiamento climatico saranno probabilmente estremi.

Secondo Wikipedia, si prevede un aumento della popolazione di 1,9 miliardi di persone tra il 2020 e il 2050. A questa cifra l’Africa contribuirà con 1,2 miliardi di persone, l’Asia con 0,7; non si prevedono aumenti netti altrove. Questi numeri per l’Africa sono previsti anche se il tasso di fertilità dovesse diminuire, perché la popolazione africana attualmente conta una percentuale molto elevata di giovani. Si prevede che entro il 2050 la Nigeria, la nazione più popolosa dell’Africa, avrà più abitanti degli Stati Uniti.

Attualmente, un bambino nato in una nazione africana genera emissioni di gas serra in quantità nettamente inferiore rispetto a un bambino nato negli Stati Uniti. Ma i Paesi in via di sviluppo si stanno impegnando per migliorare i propri standard di vita, cercando di replicare quelli degli Stati Uniti e di altre parti del mondo sviluppato.

È una magra consolazione il fatto che i bambini in più nei Paesi africani non siano così pericolosi per il clima come quelli nati nei Paesi più ricchi. È semplicemente un riflesso della povertà, non di una conservazione consapevole e di una gestione ambientale.

Il cosmologo e astrofisico britannico Martin Rees ha recentemente messo in guardia circa l’impatto della crescita della popolazione e il modo in cui si concentrerà in Africa. Nel suo discorso davanti alla Royal Society for the Encouragement of Arts, Manufactures and Commerce (Rsa), basato sul suo libro If Science Is to Save Us, Rees afferma che la questione della popolazione non è riconosciuta come una terribile minaccia per l’umanità [4] .

Prevede migrazioni di massa e disordini sociali se non verranno fatti interventi decisivi e raccomanda una sorta di piano Marshall per le nazioni africane, per far crescere le loro economie con un salto di qualità verso energia e tecnologie sostenibili.

E che dire anche circa il fatto di fornire gratuitamente anticoncezionali, aborti, legature delle tube, vasectomie ed educazione alla salute riproduttiva a chiunque sia interessato? Sento già le insensate accuse di razzismo coloniale per aver osato proporre soluzioni per persone con un problema di sovrappopolazione acuto (e sul punto di peggiorare).

Parlare di controllo della popolazione evoca l’autoritaria politica cinese del figlio unico e il programma di sterilizzazione forzata di Indira Gandhi in India. Qualsiasi discorso sul contenimento responsabile della sovrappopolazione umana è denunciato come razzista e colonialista, come tante altre cose al giorno d’oggi.

Comprensibilmente, le brave persone preferiscono lasciare da parte l’argomento piuttosto che sentirsi chiamare con queste brutte parole. Ultimamente abbiamo anche assistito a una “fibrillazione” per il crollo dei tassi di fertilità in Giappone e nella maggior parte delle economie avanzate. Persino la Cina sta cercando di aumentare le nascite.

Ciò è incredibilmente miope e irresponsabile. Dovremmo incoraggiare tassi di natalità bassi ovunque. Dovremmo usare adeguati incentivi per indurre le persone ad avere meno figli, magari concedendo agevolazioni fiscali a chi non ha figli rispetto a chi ne ha.

Dovremmo assicurarci che anticoncezionali e aborto, facili da ottenere e a prezzi accessibili, siano disponibili per le ragazze e le donne di tutto il mondo. (Non parliamo del percorso inverso che gli Stati Uniti stanno compiendo grazie alla religione. È troppo deprimente). Anche istruire le donne e fornire loro opportunità economiche è un noto fattore di riduzione delle dimensioni delle famiglie.

Chiunque abbia a cuore l’azione per il clima dovrebbe conoscere l’impatto che la nascita di un figlio avrà sulle emissioni di gas serra in modo da poterlo considerare nella propria pianificazione familiare.

La sovrappopolazione non è semplicemente un fattore che contribuisce al cambiamento climatico; è il fattore che contribuisce. Se ne dovrebbe parlare con la profondità, la frequenza e l’urgenza che merita.

Robyn E. Blumner

Dal volume 47, numero 4 di Skeptical Inquirer – luglio/agosto 2023, che si ringrazia per l’autorizzazione alla traduzione

Traduzione a cura di Leila Vismara

Approfondimenti

  1. Seth Wynes and Kimberly A. Nicholas, The climate mitigation gap: education and government recommendations miss the most
    effective individual actions. (Il divario nella mitigazione del clima: le raccomandazioni dell’istruzione e del governo non riescono a
    cogliere le azioni individuali più efficaci). Environmental Research Letters 12(7), 2017. Online su go.uaar.it/50lg0q4.
  2. Max Callaghan, Here are the most effective things you can do to fight climate change. (Ecco le cose più efficaci che puoi fare per combattere il cambiamento climatico), The Conversation (1 luglio 2022). Online su go.uaar.it/ngizkwd.
  3. go.uaar.it/fsdfpw2.
  4. Martin Rees, If science is to save us (Se la scienza deve salvarci), Replay Rsa, 2022. (video). Online su go.uaar.it/pp4zfst.

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