• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > La lunga marcia degli Indignados europei: da Madrid a Bruxelles

La lunga marcia degli Indignados europei: da Madrid a Bruxelles

In tutte le grandi concentrazioni di massa improvvise (mi riferisco a quelle non gerarchicamente strutturate) è normale che ci sia confusione, però se pretendiamo davvero che questi cittadini facciano il salto di qualità da Indignados a Organizados dovremmo dar loro una mano a sfruttare il proprio potenziale. Indignarsi non basta, è evidente, ma neanche la critica esterna purtroppo è sufficiente. Sebbene dal di fuori tutto possa sembrare caotico, man mano che ci si avvicina scopriamo che dinamiche e risultati sono facilmente riconoscibili.

È iniziata lo scorso 29 luglio l’epica marcia verso Bruxelles organizzata dal movimento spagnolo degli Indignados, a cui parteciperanno i rispettivi indignati di tutta Europa. Dalla Porta del Sol di Madrid fino al Parlamento Europeo: oltre 1.500 chilometri per esporre le rivendicazioni del movimento a livello internazionale.

Non solo spagnoli quindi, ma anche italiani, francesi, inglesi, polacchi, tedeschi, russi e tanti altri compaesani di diversi stati e lingue che si aggregheranno lungo il cammino. Il 17 settembre appuntamento a Parigi, per unirsi alle diverse marce provenienti da Italia, Germania, Grecia, Portogallo e Francia (i francesi sono quelli che cammineranno meno a quanto pare…); mentre l’arrivo al Parlamento Europeo è fissato per l’8 ottobre.

Dalle pagine de L’isola dei cassintegrati seguiremo questa marcia con interesse, traducendo i loro diari e raccogliendo le testimonianze dei partecipanti. Non poteva essere diversamente, essendo stati tra i primi in Italia a raccontare in diretta da Madrid ciò che stava succedendo tre mesi fa, con i nostri diari dalla Porta del Sol.

E mentre Zapatero convoca elezioni anticipate, il caro vita spagnolo aumenta, il lavoro diminuisce e lo stato si affida alla Banca Centrale Europea per essere riscattato… l’Italia si accorge finalmente di trovarsi nella stessa barca che affonda. Togliamoci dalla testa la presunzione con la quale guardavamo alla crisi greca o spagnola pensando di essere migliori: nonostante Berlusconi abbia fatto di tutto per nasconderla, censurarla e tenerla segreta, sono anni che la crisi sta divorando quel che resta del nostro Bel Paese.

Da qui ad ottobre ci sarà tempo per interrogarsi sugli esiti delle proteste degli Indignados europei, sulla mancanza di organizzazione di alcuni gruppi, sul malessere diffuso o sulla sfiducia verso i canali istituzionali (sindacato e partiti). Siamo convinti di una cosa però: chi si sente in grado di apportare qualcosa di buono al movimento, per cambiarlo, correggerlo, indirizzarlo o migliorarlo, dovrebbe farsi avanti adesso. Collaborare dall’interno.

In tutte le grandi concentrazioni di massa improvvise (mi riferisco a quelle non gerarchicamente strutturate) è normale che ci sia confusione, però se pretendiamo davvero che questi cittadini facciano il salto di qualità da Indignados a Organizados dovremmo dar loro una mano a sfruttare il proprio potenziale. Indignarsi non basta, è evidente, ma neanche la critica esterna purtroppo è sufficiente. Sebbene dal di fuori tutto possa sembrare caotico, man mano che ci si avvicina scopriamo che dinamiche e risultati sono facilmente riconoscibili.

Già da oggi racconteremo agli italiani come si è evoluto il movimento in Spagna: cosa ha perso, cos’è riuscito a conservare, e cosa ha ottenuto fino ad ora.

di Marco Nurra

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares