La fortuna di chiamarsi Bambino Gesù
I locali dell’ospedale Forlanini, struttura pubblica ormai dismessa, verranno ceduti al Vaticano per trasferire l’ospedale Bambino Gesù, che già riceve centinaia di milioni dai contribuenti italiani e beneficia di esenzioni fiscali. Affronta il tema il giornalista Federico Tulli sul numero 3/2024 di Nessun Dogma.
Poco più di 1.200 posti letto, di cui circa la metà accreditati, 420 in day hospital, 40 di terapia intensiva e 22 di semi intensiva neonatale; sei sedi di ricovero e cura, laboratori di ricerca attrezzati con le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari, un’officina farmaceutica dedicata alla produzione di terapie avanzate, e Orphanet, il più grande database mondiale per le malattie rare a cui aderiscono oltre 40 Paesi, Italia compresa.
Questi, in estrema sintesi, sono i numeri del biglietto da visita virtuale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù (Opbg) e delle sue ramificazioni a Roma e provincia (Gianicolo, San Paolo fuori le mura e viale Baldelli; Palidoro, Santa Marinella e Passoscuro dedicata alle cure palliative). Numeri prestigiosi che rendono questa enorme e articolata struttura privata accreditata presso la Regione Lazio un centro d’eccellenza sanitario e scientifico ma anche una realtà monopolista nel campo delle cure pediatriche a Roma, pur essendo di proprietà di uno Stato straniero, il Vaticano.
Chiariamo subito che tutto ciò non sarebbe possibile senza i soldi dei contribuenti italiani, centinaia di milioni l’anno, e le esenzioni fiscali di cui gode l’Opbg pur non facendo parte dell’elenco degli immobili extraterritoriali dei Patti lateranensi né degli enti centrali dello Stato vaticano che possono ritenersi esenti dalle tasse nei confronti dello Stato italiano. Tuttavia non è questa come vedremo l’unica “fortuna” piovuta in capo a questo polo ospedaliero religioso.
Ma andiamo per ordine. L’Opbg è una delle 11 istituzioni sanitarie religiose presenti a Roma (sono 20 in totale in Italia) “governate” dalla Santa sede attraverso la Fondazione della sanità cattolica (Fsc), un organismo fondato da papa Francesco nel 2021 con lo scopo di dare «sostegno economico alle strutture sanitarie della Chiesa» laddove ce ne fosse bisogno.
Era ancora aperta la ferita del grande scandalo che aveva colpito alcuni anni prima l’Istituto dermopatico dell’Immacolata gestito dalla Provincia italiana della Congregazione dei figli dell’Immacolata concezione (la procura della Repubblica ravvisò un passivo patrimoniale di 845 milioni, distrazione di risorse finanziarie per 82 milioni e un’evasione fiscale per oltre 450 milioni) quando il papa pensò alla Fondazione come strumento per far fronte a nuove eventuali crisi.
Non a caso la Fsc è un «ente collegato alla Santa sede» affinché «possa operare sotto la sua sovrana autorità e come ente strumentale dell’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa)». Questa a sua volta «provvede al suo governo e a quanto necessiti per il suo funzionamento». Ciò significa che l’Opbg è sotto l’ala protettrice dell’Apsa, l’organismo della curia cui spetta l’amministrazione delle proprietà economiche e finanziarie della Santa sede.
In realtà le ali protettrici sono due. C’è infatti un’altra fondazione che si occupa di sostenere l’attività di questo ospedale: porta il nome di Fondazione Bambino Gesù. Questo, tra le altre cose, fa sì che la struttura ospedaliera possa godere di un particolare privilegio, vale a dire di ben due canali attraverso i quali ricevere il 5xmille, la quota dell’Irpef che lo Stato italiano ripartisce, per dare sostegno, tra enti che svolgono attività socialmente rilevanti.
Uno passa appunto attraverso l’omonima fondazione che per statuto finanzia i programmi di sviluppo dell’ospedale pediatrico, e l’altro è diretto, essendo l’Opbg tra gli enti riconosciuti come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs).
Come accennato in precedenza, non sono questi gli unici canali attraverso i quali affluiscono nelle casse dell’ospedale religioso fiumi di denaro. Stando all’ultimo bilancio di esercizio ammontano a quasi 300 milioni di euro l’anno le prestazioni rimborsate dalla Regione Lazio e dal ministero dell’economia e finanze. Numerosi sono poi i finanziamenti da parte di privati.
Ad esempio nel dicembre del 2023 la Fondazione Roma ha donato 2,5 milioni per finanziare due progetti: un robot per aiutare i bambini a tornare a camminare e un macchinario essenziale per la diagnostica avanzata dei tumori. A gennaio 2024 è stata invece Leonardo s.p.a. (ex Finmeccanica) a offrire 1,5 milioni per la realizzazione di una Tac ma, stando a quanto riportato da diversi organi di stampa, sarebbe stato il papa in persona a vietare che fosse accettato il denaro di una delle più grandi aziende produttrici di armi al mondo.
Una reazione a sorpresa giacché la stessa azienda fornisce da anni all’Opbg una flotta di droni elettrici – gestita peraltro dall’Aeronautica militare italiana – che trasportano molto velocemente sacche di sangue e prodotti biomedicali lungo i 30 km che separano le sedi distaccate di Santa Marinella e Palidoro.
E veniamo al capitolo “esenzioni fiscali”. L’Opbg dal 1973 gode dell’extraterritorialità e, in virtù degli articoli 16 e 17 dei Patti, tutte le attività che si svolgono al suo interno non sono soggette a tassazione, comprese quelle lavorative. Quindi, pur essendo finanziato dallo Stato italiano, l’ospedale pediatrico del Vaticano ad esempio non paga l’Imu sugli immobili, non paga l’Iva sulle merci acquistate e circa 3.100 tra dipendenti e collaboratori (medici e paramedici) non sono soggetti Irpef.
Voltiamo pagina. Alcuni mesi fa su Nessun Dogma ci siamo occupati dell’accordo (rinnovato) tra la Rai e la Conferenza episcopale italiana per rinforzare la trasmissione di programmi a contenuto religioso cattolico e la presenza di ecclesiastici nel già monopolizzato – dalla Chiesa rispetto alle altre confessioni – palinsesto della televisione pubblica.
Ebbene come fosse una breve appendice di quell’inchiesta non possiamo non citare qui la docu-serie interamente girata all’interno del Bambino Gesù Dottori in corsia, giunta ormai alla sesta stagione, che porta sul piccolo schermo casi di alta e media complessità medica nati all’interno dell’ospedale pediatrico del Vaticano. Potremmo dire senza tema di smentita che si tratta di un caso unico al mondo di servizio pubblico televisivo al servizio… di un altro Paese. Ci si chiede, perché non scegliere come soggetto l’ospedale pediatrico pubblico Meyer di Firenze, per esempio? Eppure anche questo è un prestigioso istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.
Ma le “fortune” del Bambino Gesù non finiscono qui. Concludiamo questo breve viaggio alla scoperta di una delle punte di diamante della sanità privata ecclesiastica romana occupandoci del “caso Forlanini”. È ormai deciso infatti che l’Opbg si stabilirà nella struttura da anni dismessa dall’amministrazione regionale del Lazio di quello che una volta fu il più grande complesso ospedaliero del mondo.
Chiuso nel 2015 dall’allora presidente Zingaretti dopo anni di progressive dismissioni avviate sotto la giunta Storace, questo gigantesco complesso di 280mila metri quadri costruito nel 1934 è ormai da quasi un decennio in stato di abbandono.
L’ultima possibilità di restituirlo ai cittadini svanì nel 2011 dopo le dimissioni da commissario straordinario del professor Massimo Martelli, il quale, sotto la presidenza Polverini, si rese conto che non c’era la volontà politica di sostenere il suo progetto di ristrutturazione i cui punti salienti erano questi: realizzazione di 320 posti di Rsa nei padiglioni H e I (nel Lazio ne mancavano migliaia); trasferimento di 6 poliambulatori della Asl Roma D nei padiglioni O e P con un risparmio di 3 milioni di euro/anno di affitto; creazione della stazione di Monteverde dei carabinieri.
Solo quest’ultimo piano è andato in porto ed è stato realizzato dalla Regione in 12 anni. Nel frattempo si faceva avanti l’ipotesi “privatizzazione” con trasferimento presso il Forlanini delle strutture dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. L’iter – rimasto in sospeso a causa anche del nodo dei costi di ristrutturazione quantificati ad aprile 2023 dal presidente della Fondazione Bambino Gesù, Tiziano Onesti, in circa 450 mln (a chi andrebbero in capo? Ai contribuenti del Lazio o alla curia?) – è arrivato a un punto di svolta.
L’8 febbraio scorso il cardinale Parolin, in rappresentanza della Santa sede, e il sottosegretario Mantovano, per il governo italiano, hanno siglato una dichiarazione d’intenti «circa il futuro dell’ospedale Bambino Gesù», che rappresenta l’avvio di «un confronto sulla destinazione della sede storica di Sant’Onofrio al Gianicolo, tenendo conto dell’attuale funzione socio-assistenziale del complesso e prevedendo anche il diritto di prelazione a favore dello Stato italiano». Poiché nulla di quanto accaduto fin qui lascia pensare che lo Stato italiano intenda esercitare questo diritto non resta che l’ipotesi di passaggio di consegne della struttura romana all’ospedale della Santa sede. Mentre andiamo in stampa non si conoscono con precisione ulteriori dettagli.
Il “Coordinamento comitati, associazioni e cittadini per il Forlanini proprietà pubblica, bene comune”, costituitosi in occasione della definitiva chiusura nel 2015, denuncia da tempo la scarsissima trasparenza che avvolge un’operazione che coinvolge anche il sindaco di Roma Gualtieri e il presidente regionale Rocca (entrambi presenti alla firma dell’accordo). Davvero governo, Regione e Comune vogliono chiudere un ospedale pubblico per farne aprire uno privato allo Stato vaticano? Si chiedono i cittadini del comitato che è arrivato anche a raccogliere quasi 120mila firme per la restituzione dello storico ospedale ai romani.
C’è poi un’ulteriore domanda: il Bambino Gesù è sede extraterritoriale, per caso si sta cedendo un pezzo di territorio italiano alla Santa sede? Nessuna risposta è stata data. Secondo diverse fonti di stampa, gli attori in campo avrebbero individuato un escamotage per aggirare l’ostacolo, che consiste nella cessione all’Inail del complesso “Forlanini”. Per quale cifra però non si sa.
A sua volta l’Istituto per gli infortuni sul lavoro lo concederebbe in affitto alla Santa sede per trasferirvi l’ospedale Bambino Gesù del Gianicolo. «Un’articolata soluzione per aggirare i vincoli sull’ospedale, tra cui quello della soprintendenza alle belle arti, che insiste sull’edificio e sull’imponente parco» sottolinea l’associazione Italia Nostra e conclude: «Una soluzione unilaterale, frutto di una trattativa condotta nel più assoluto riserbo, senza minimamente coinvolgere i cittadini, le associazioni, i comitati che per anni si sono battuti con tutti i mezzi». Non c’è altro da aggiungere.
Federico Tulli
Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox