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La corsa alla "vita artificiale"

In biologia la cellula procariota (un batterio per esempio) è la struttura minima vitale, in grado cioè di autoduplicarsi, produrre in poche parole altre cellule uguali a se stessa. Da qualche anno è scattata, a livello mondiale, una gara per realizzare la prima cellula in laboratorio, capace appunto di riprodursi.

Un gruppo di biologi del Centro Enrico Fermi dell’Università di Roma Tre, coordinati da Giovanni Murtas, ha creato la prima cellula sintetica formata da una piccola sfera costituita da lipidi e contenente circa quaranta geni. Il risultato è stato esaltante dal momento che questa semplice struttura è stata capace di produrre proteine anche se solo per qualche ora. Non certo comunque un’altra struttura uguale a se stessa.
 
I risultati comunque interessanti ed incoraggianti sono stati presentati al Convegno "Synthetic Biology 3.0", tenutosi a Zurigo. In quella sede sono stati minuziosamente elencati ingredienti e tecnologie usate. Così abbiamo saputo che sono stati usati 37 enzimi, lipidi, RNA prelevato da cellule di Escherichia Coli più alcuni geni GFP (green fluorescent protein). 
 
Pochi giorni fa è giunta la notizia della creazione di una cellula artificiale da parte di Craig Venter e colleghi, ma anche in questo caso il proclama va oltre gli effettivi obbiettivi raggiunti. In realtà, più che la realizzazione di una cellula artificiale funzionante, è stato realizzato un trasferimento di genoma da un batterio all’altro anche se la dichiarazione di Craig Venter riportata sulla prestigiosa "Science", ovvero "Abbiamo progettato, sintetizzato e assemblato" cellule "capaci di autoreplicarsi" vuole fare intendere ben altro. In laboratorio è stata realizzata una cellula sintetica chiamata Mycoplasma laboratorium trasferendo un cromosoma artificiale all’interno di una cellula privata del suo genoma. Da notare che negli anni passati presso il Venter Institute di Rockville dove è operativo il laboratorio di Craig il team di scienziati, coordinati dal biologo Daniel Gibson, avevano già messo a punto tecniche ultrasofisticate di manipolazione del genoma cellulare consistente fondamentalmente nelle tecniche di riduzione delle basi di un DNA e nel trapianto del DNA ottenuto da una cellula all’altra.
 
La cellula artificiale di cui ci parla Craig Venter oggi è stata ottenuta proprio trasferendo del DNA sintetico in una cellula batterica privata del suo DNA:
"Pensiamo che sia davvero un risultato importante, sia dal punto di vista scientifico sia da quello filosofico. Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita", ha detto Venter.
 
Mi sembra comunque che il metodo seguito non possa avere come obbiettivo una cellula artificiale, ma più che altro una cellula con DNA artificiale creato con successioni mirate di basi azotate funzionali alle proteine da produrre. Questo aprirà ovviamente tante possibilità pratiche inserendo per esempio un gene che potrebbe permettere di degradare il petrolio in mare, o di catturare la anidride carbonica dall’aria riducendo l’effetto serra o produrre vaccini, o medicinali. 
 
Ritengo, però, che la via seguita dai ricercatori italiani sia quella che da un punto di vista scientifico ed etico porterà alla realizzazione di una struttura che potrà essere definita “la prima cellula artificiale".

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