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La Riforma Franceschini prevede l’affitto dei fari. Come cambia il territorio

C’è un boom di offerte per il bando di gara che prevede di affidare in affitto a privati, per la durata di cinquant’anni, la gestione dei fari italiani, per valorizzarli e tutelarli.

Il canone per i locatari oscilla tra i cinquanta e i centomila mila euro l’anno, mentre le spese per la valorizzazione e ristrutturazione sono a carico dell’aggiudicatario con un budget di spesa che si aggira intorno ai tre milioni di euro circa. Ovviamente vincerà il progetto migliore che dovrà essere valutato da due commissioni di gara: una per l’agenzia del Demanio, l’altra per il Ministero della Difesa che valuteranno tramite punteggio le proposte ritenute economicamente più vantaggiose.

Verranno adottati criteri come la qualità per recuperare il Bene, la fruibilità pubblica, il contributo per lo sviluppo locale che non alteri le bellezze paesaggistiche e da ultimo la creazione di una rete di servizi tramite un network tra più strutture. I Fari dunque acquisteranno una nuova funzione, oltre a quella preesistente, per riportare una ricaduta economica sociale sulle zone dove insistono. I fari di proprietà dello Stato sono undici, le proposte arrivate trentanove; una bella sfida che ci si augura possa vincere il miglior progetto in campo. Sono arrivate offerte anche da investitori esteri, ma per il momento il favorito della competizione sembra essere Gualtiero Marchesi, uno chef doc considerato il principe della cucina italiana. Marchesi è partito agguerrito, mettendo sul tavolo sette offerte per sette fari in Sicilia e anche due nell’isola del Giglio, Ischia e la costiera amalfitana, per dar vita ad una rete da intenditori che privilegia la riscoperta del territorio attraverso i sapori legati alla specificità dei prodotti unici per come vengono coltivati e per le condizioni ambientali. Ma il progetto di Marchesi non sembra il solo a giocarsi la Palma d’oro.

C’è anche la proposta per il Faro Capo Murro di Porco a Siracusa; un’altra interessante proposta presentata da un team di giovani imprenditori esperti in Marketing. Si chiama Beacon Hope, Lanterna di Speranza, la realizzazione di un piano che intende sfruttare il faro mantenendo in vita la funzione di sentinella del mare e la tradizione, attraverso una rete di servizi fruibili per i cittadini. Innovazione, architettura degli spazi, senza alterare la bellezza paesaggistica e non solo, se si pensa alla proposta di valorizzare il mare come scenario naturale per eventi e rassegne e restituire il territorio ai cittadini attraverso l’attività di ristorazione.Tutto studiato nei minimi particolari come lo sfruttamento delle risorse energetiche alternative per conservare e mantenere la bellezza di posti incontaminati, non alterati da inquinamento. A breve ci sarà la seduta di aggiudicazione. Basterà attendere per capire chi sarà l’aggiudicatario del Faro Capo Murro di Porco. Una vera rivoluzione che coniuga turismo con beni ambientali ed anche demaniali. Speriamo soltanto che non vadano disattese le proposte di giovani manager che vogliono rimanere in Italia per lavorare ed apportare il proprio contributo per la crescita di questo nostro Paese sul quale gli stranieri hanno messo gli occhi.

(Photo by Paolo Costa Baldi. License: GFDL/CC-BY-SA 3.0)

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