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La Cina e lo spazio: tra lunghe marce e grandi balzi in avanti

Negli anni della guerra fredda la corsa allo Spazio divenne il fattore in grado di convogliare la competizione fra USA e URSS in un’ottica più distensiva, che ha accettato anche forme di cooperazione negli anni successivi.

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Oggi è un nuovo dualismo ad infiammare lo scacchiere geopolitico, con la Repubblica popolare Cinese intenta ad insidiare l’egemonia globale statunitense.

L’agone fra le due potenze è all’apice della tensione, con la flotta americana impegnata nel contenimento dei cinesi fino ai mari di prossimità di Pechino, tentando di frenare sul nascere le capacità di proiezione del gigante asiatico, mettendo sul campo una cintura di sicurezza che tanto sul mare, quanto sulla terra, grazie alle alleanze con i paesi dell’area indo-pacifica, tenta di impedire alla Cina di espandere la propria influenza.

Ancora una volta lo Spazio torna ad essere la valvola di sfogo delle tensioni terrestri.

Mentre infatti gli USA avviano una nuova stagione di esplorazioni spaziali, stavolta sviluppando un sistema di cooperazione pubblico-privato che vede i grandi magnati americani (Elon Musk e Jeff Bezos fra i più importanti) concorrere ai programmi spaziali a stelle e strisce, anche la Cina punta alle stelle per svincolarsi dalla morsa statunitense.

Gli anni ’20 del XXI secolo segnano l’inizio dell’ascesa cinese nello spazio.

Anche la bandiera della Repubblica Popolare, infatti, dallo scorso Dicembre, sventola sul suolo lunare: è stata issata durante la missione Chang’e-5, con la quale sono stati inoltre riportati sulla Terra quasi 2kg di suolo lunare.

Una missione tecnologicamente avanzata quanto simbolica di un programma spaziale che ha visto in breve tempo il lancio di un sistema satellitare, Beidu, sulla linea dei già esistenti sistemi americani (GPS), Russi (Glosnass) e Europei (Galileo).

La Cina è pronta anche ad insidiare il primato marziano degli USA, grazie ad una missione ad alto potenziale tecnologico, Tianwen-1, che proprio nei prossimi giorni, dopo essere entrata nell’orbita del pianeta rosso lo scorso febbraio, dovrebbe tentare l’atterraggio.

La missione prevede l’esplorazione del suolo marziano attraverso un rover capace di coprire circa 200 metri al giorno e dotato di numerosi sistemi di monitoraggio: un vero e proprio rivale di Perseverance

Il programma spaziale cinese è dunque molto ambizioso e si pone con un messaggio geopolitico inequivocabile: Pechino è pronta a sfidare l’egemonia statunitense anche nello Spazio, aumentando i fronti aperti.

La nuova strategia spaziale coincide inoltre con il centenario del Partito Comunista Cinese, risultando quindi un ulteriore modo per rilanciare la leadership politico-culturale del paese.

Non a caso il progetto più ambizioso e di maggiore impatto geopolitico recupera un dizionario nazional-popolare di assoluto effetto: i razzi vettore incaricati di condurre in orbita i moduli della nuova stazione spaziale cinese sono infatti denominati “Lunga Marcia”, proprio come la traversata dell’Armata Rossa Cinese, durante la guerra civile, che segnò l’ascesa di Mao come leader.

Una nuova Lunga Marcia quindi, che vuole consacrare la leadership di Xi Jinping e del partito, ponendolo alla testa di un nuovo grande balzo in avanti per la Cina -tanto per rimanere nel solco del dizionario tradizionale della Repubblica Popolare- e mettere in discussione seriamente l’egemonia statunitense, tentando anche di rompere gli schemi tradizionali di relazioni internazionali in orbita.

La nuova stazione spaziale cinese andrà infatti a contrapporsi al progetto dell’ ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, che prevedeva la collaborazione fra le agenzie di Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Canada e Russia, in una prospettiva di cooperazione volta al progresso scientifico.

La Repubblica Popolare riporta invece la questione in uno spazio di conflittualità, lanciando un progetto parallelo e stringendo contestualmente accordi con la Russia, che ha inoltre palesato la volontà di abbandonare il programma dell’ISS.

Il predominio statunitense nello spazio è stato fondamentalmente basato sulla distensione e la cooperazione, spesso sotto l’egida della NASA.

Oggi la Cina non solo quindi sfida la leadership di Washington, ma tenta di rimettere in discussione l’ordine globale statunitense proprio nella dimensione, quella spaziale, nella quale la leadership strategica a stelle e strisce è più palese.

Il primo modulo della stazione, che contemplerà due moduli di ricerca ed uno abitativo, è stato lanciato in orbita pochi giorni fa dal vettore Lunga Marcia 5B, lo stesso razzo al centro delle cronache degli ultimi giorni, durante i quali si è ventilata l’ipotesi di possibili pericoli data la caduta incontrollata del razzo durante la discesa.

Gli esperti da subito hanno indicato come le percentuali di rischio fossero prossime allo zero, ma il clamore mediatico che ha accompagnato quella che poi è stata un’ingenua caduta in mare, ha dimostrato quanto la frontiera spaziale fra USA e Cina sia già infiammata.

Il Pentagono aveva infatti dichiarato di non essere disposto ad intervenire, seppur nelle sue capacità, per disintegrare il razzo prima dello schianto, per non sollevare la Cina dalle proprie responsabilità.

D’altro canto la Repubblica Popolare Cinese ha palesato i suoi fastidi per il clamore creatosi intorno alla discesa del proprio razzo, indicando come più che informazione sia stato un tentativo di propaganda anti-cinese.

Per sfidare il primato americano Pechino sta inoltre dando libertà al settore privato in campo aerospaziale di svilupparsi, così da creare una filiera integrata che possa contrapporsi ai sistemi occidentali con maggiore dinamicità e chissà, forse iniziare anche ad intervenire negli investimenti in paesi terzi, seppur al momento quest’ultima ipotesi non ha ancora visto luce.

La Cina è pronta quindi ad aprire un nuovo fronte proprio nel settore che meno di tutti negli ultimi anni ha subito i contraccolpi delle ostilità terrestri, ma che oggi torna ad essere eminentemente geopolitico, in quanto parte di un planisfero che ormai contempla pienamente anche una terza dimensione, rivolta oltre l’orbita terrestre

 

Foto di WikiImages da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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