L’intitolazione dello scalo di Ronchi in FVG a Brazzà che ancora giustamente divide
Diverse, nel corso del tempo, sono state le proposte di intitolazione dello scalo di Ronchi. Da Bartoli, ex sindaco di Trieste, ad Augusto Cosulich, da Teodoro de Rinaldini primo presidente del Consiglio Regionale del FVG, al Tenente pilota Tonizzo, da Padre Marco D'Aviano, proposta sostenuta da diverse soggettività, a D'Annunzio, da Giulio Cesare, a Furio Lauri, medaglia d'oro al valor militare.
Furio Lauri ritenuto come il “padre” dello scalo di Ronchi, scalo che dopo la seconda guerra mondiale era in condizioni disastrate, costellato da numerosi crateri di mine, erano stati costruiti abusivamente fossi, canali, strade praticandovi le più svariate colture agricole. E Lauri, con la sua società Meteor, de facto ripristinò il nostro scalo e diede lavoro a centinaia di persone. La motivazione della medaglia al Valor Militare, che ben si può leggere anche sul sito nazionale dell'ANPI, era questa: “Ufficiale pilota animato da purissimo amor patrio, allatto dello armistizio, ancora convalescente di ferite di guerra, non esitava ad abbandonare la sua città natale per portarsi in volo a Roma dove partecipava ai combattimenti di Porta S. Paolo. Successivamente si faceva animatore della resistenza capeggiando una esigua schiera di sabotatori annidatisi sul monte Gennaro. Sfuggito al rastrellamento di detta località, raggiungeva ancora una volta Roma e, ad avvenuta liberazione, con velivolo disarmato e di scarsa velocità atterrava in zone impervie a tergo del nemico onde raccogliere notizie preziose per lo sviluppo delle operazioni e trasportare alcuni feriti gravi e prigionieri. Di particolare utilità quelle che consentivano di prevenire la distruzione di Genova. In critiche circostanze, assistito dal suo coraggio e dalla sua perizia, riusciva sempre a portare a termine le missioni affidategli pur sapendo di essere attivamente ricercato e consapevole dell’avvenuta cattura dei genitori. Cielo dell’Italia occupata, 8 settembre 1943-17 aprile 1945.”. Tra i sostenitori della proposta vi era anche il Comune di Ronchi, l'associazione culturale 4° stormo di Gorizia, il club 77 delle Frecce Tricolori di Monfalcone ecc. A Lauri verrà solo intitolata la sala espositiva dell'aeroporto di Ronchi.
Tra i nomi che si proposero vi erano anche quelli di Pasolini, di Michelstaedter, di Rusjian, S'Anna, Stoppani, Svevo, Tessitori, Zappata, Goffredo de Banflield, Fiume Isonzo e Pietro Savorgnan di Brazzà. Proposta, quella di Brazzà, avanzata nel 2005 dal Comune di Moruzzo, la cui famiglia aristocratica Brazzà era originaria, e sostenuta da uno specifico comitato di Pordenone nel giugno del 2006. Vi era anche una proposta per i criteri per l'intitolazione. Risulta che questi fossero 13: 1) radici famigliari nel territorio del nord-est; 2) svolgere attività a favore dell'aeroporto; 3) appartenere alla storia dell'aviazione italiana; 4)essere un valoroso combattente italiano; 5)contribuire a far conoscere l'Italia nel mondo; 6)portare benessere e lavoro per la popolazione; 7)le istituzioni pubbliche devono essere favorevoli; 8)l'opinione pubblica è favorevole; 9)il nome deve dare lustro allo scalo; 10)non ha avuto incarichi di carattere politico;11)è onorato con altre intitolazioni; 12) non è stato coinvolto in scandali; 13) conosciuto dalle nuove generazioni.
Ma con atto del settembre del 2007 il Direttore dello scalo aeroportuale di Ronchi ordina, dopo la decisione come assunta dalla Giunta Regionale del FVG, in Pietro Savorgnan Brazzà il nominativo con cui intitolare l'aeroporto del FVG. Stranamente, visti anche i criteri come proposti, viene accettato il nome di Brazzà che nasce a Roma in via dell’Umiltà 82, nel 1852 e morirà a Dakar nel 1905, la sua famiglia aristocratica era originaria del Friuli, lui prenderà anche la cittadinanza francese, opererà per l'interesse della Francia, divenne ufficiale della Marina di Francia, sarà sì esploratore ma nell'ambito del colonialismo, ed infatti è noto come il colonialista buono o gentile od “illuminato”, come se vi possa essere un colonialismo cattivo ed uno buono ed oggi giorno gli effetti del colonialismo, specialmente quello di matrice francese, li vediamo quali sono. Gli esploratori di quel tempo si "avventuravano" in zone non note, con lo scopo di venire a conoscenza se fossero, quelle esplorate, terre appetibili per i loro "committenti".
Non ci si deve dimenticare che il colonialismo è stato legittimato anche da una corrente intellettuale specifica, giustificandolo moralmente ed eticamente. Si dovevano civilizzare popoli "meno evoluti", che non erano in grado di accedere autonomamente alla civiltà. Oggi, più che di civiltà si parla di democrazia.
note foto in testa al post:
Fiesler Storch Fi 156 C3, MM 12822, l'unica "Cicogna" in servizio presso l'Aeronautica (altri due erano rimasti all'ANR), fotografato a Brindisi nell'estate 1944, con le insegne ICAF. Questo aereo , ai comandi del Tenente Furio Lauri (nella foto AMI), ha compiuto imprese quasi incredibili, recuperando molti piloti alleati abbattuti, volando ed atterrando dietro le linee nemiche, spesso in pieno giorno.
Picture scan from Emiliani, Ghergo, Vigna - Aviazione Italiana: la guerra in Italia - Ed Albertelli
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