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L’elogio di D’Annunzio e dell’occupazione di Fiume. Ma gli oppressi raccontano una storia diversa: D’Annunzio distrusse Fiume

L'elogio di D'Annunzio con il governo più destro della storia della Repubblica italiana è l'ovvietà della banalità. D'altronde non sono molti gli intellettuali, gli scrittori, i poeti, che la destra può portar sul proprio altare della patria. 

Da Ezra Pound a D'Annunzio, da Pirandello a Montanelli, per citare i più rinomati. E D'Annunzio avrà ora un ruolo certamente di rilievo, ma la responsabilità storica e politica è anche di quella parte della cultura di sinistra che ha sempre difeso D'Annunzio cercando di nascondere o minimizzare le sue responsabilità storiche gravissime sui fatti di Fiume. Si parla sempre delle solite cose nell'esaltare questo personaggio. Che ha inventato lo scudetto, che era un gran paroliere e donnaiolo, che a Fiume ha inventato la modernità e la Costituzione più progressista del mondo. Meravigliose parole. Però, poi, bisogna andarlo a spiegare ai diretti interessati. Bisognerebbe sapere cosa ne pensano i popoli slavi, croati, in testa, che subirono il razzismo dannunziano che per molti era solo di natura "politico". D'altronde chiamare i popoli slavi come schiaveria meridionale o bastarda, o paragonandoli con metafore a luride scimmie, non è razzismo, ma solo folclore poetico, giusto? 
 
Non si guardano mai le cose dalla prospettiva dell'oppresso, ma sempre da parte di quella dell'oppressore. Ma gli oppressi che subirono l'occupazione fiumana raccontano una storia decisamente diversa rispetto alla favoletta italiana. Non hanno idea(in Italia ndr) di cosa sia realmente successo alle persone che sono state improvvisamente costrette a lasciare la loro città perché non avevano più i mezzi di sostentamento, dato che il lavoro di D'Annunzio era proibito a chiunque non fosse italiano. In 16 mesi ha distrutto la città sia in un contesto socio-politico che in termini economici. Questo era in definitiva l'obiettivo di finanziare l'Impresa di Fiume per distruggere Fiume come possibile realtà che fosse in competizione con i porti italiani, in particolare con Trieste. Così la storica croata Tea Perincic su Fiume. Bisognerebbe chiederlo ai fiumani quanto fosse stata progressista la costituzione di D'Annunzio. Mai entrata in vigore, rimasta carta straccia, mentre Fiume andava in rovina per il suo delirio nazionalistico. Considerava i popoli slavi inferiori rispetto a quelli latini, non degni di possedere Fiume. 500 giorni di occupazione eversiva militare, finita in tragedia per sua colpa. Decine di morti, tra cui carabinieri e alpini mandati dallo Stato italiano per liberare Fiume dai dannunziani. Talmente rivoluzionari italianissimi questi legionari che uccisero carabinieri e alpini per tenersi Fiume. Vero, senza quell'occupazione probabilmente Fiume non sarebbe mai scivolata all'Italia, all'Italia fascista però, nel 1924 ed i rapporti con gli italiani ed i popoli locali andarono in rovina. Oggi a Fiume son rimasti poco più di un migliaio di italiani, quando un tempo erano la maggioranza, oggi una risicata minoranza e le basi di questo disastro furono poste proprio da quell'atto eversivo del 1919, partito casualmente da Ronchi, che fu condannata ad avere dal fascismo la denominazione "dei Legionari" che continua a portarsi addosso come un fardello antistorico imposto da Mussolini per celebrare un atto che la storia degli oppressi ha condannato, ma quella degli oppressori ha celebrato ed esaltato all'inverosimile.

mb

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