• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’arte della politica

L’arte della politica

Un tempo lontano la politica era considerata un’arte: la gestione della società per il bene comune di tutti.

Ai tempi dell’antica Roma poteva ricoprire la carica di Senatore solamente la gente nobile, perché non sarebbe stata pagata e, per questo, solo i ricchi potevano permettersi il lusso di “dedicare” tanto tempo al bene comune. A quel tempo la politica non doveva essere considerata un lavoro, ma un servizio svolto a favore del popolo. Sappiamo tutti che la politica è anche corruzione, disonestà e malaffare, però è anche l’arte del compromesso. Non tutte le idee possono essere condivise, per cui si governa ricercando la maggior convergenza possibile, e questa la si può creare solo compromettendo la propria posizione forte rispetto alle altre che, magari, risultano minoritarie.

Da queste poche parole si comprende che la democrazia, quella vera, non è fatta da chi comanda o chi ha di più oppure detiene le idee maggioritarie, bensì da chi tiene conto, pur nella sua forza e potere, anche delle opinioni altrui e, quindi, ne fa sintesi. Abbiamo riscontri epici come, ad esempio, la Chiesa. Seppur colma di corruzione e malaffare, essa esiste da due millenni, e vive tuttora. Un altro esempio potrebbe essere Silvio Berlusconi, anch’egli vive da secoli indipendentemente da tutto e da tutti, ma evito di approfondire oltre.

Noto oggi che questa straordinaria arte della politica è ormai andata perduta, di ciò rimane solo corruzione, disonestà e malaffare mentre il bene comune di tutti è tralasciato verso altri interessi, molto più lucrativi e, a volte, addirittura lascivi. Eppure la confusione di oggi richiederebbe che l’arte della politica, come in un tempo andato, fosse rispolverata. Solo così potremmo salvarci dall’indifferenza dettata dall’ignoranza e dalla globalità suicida di una società ormai malata. Anche alcuni giornali e giornalisti sono corrotti e dediti al malaffare, infatti, basta dire una parola che viene immediatamente “tagliata e cucita” affinché buon pro faccia al loro padrone editoriale. Ma sono i partiti che più hanno la responsabilità del disuso dell’arte, essi hanno abusato della politica fino a un punto tale che se ne sono perse le tracce, anche minimali. Non vedo politica oggi, solo giochi pericolosi di potere, di inimicizie, di rancori, di alleanze strane e inconsulte. Oggi sono il denaro e l’economia che determinano ogni politica.

«In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica» asseriva Gandhi.

Ed è assolutamente vero, per questo la politica deve andare oltre il fattore del potere, del denaro, della corruzione e del malaffare e iniziare a interessarsi della gente e del bene comune. Per carità, mai e poi mai sarei illuso che sia solo il bene comune a prevalere nella politica, ma qualche interesse collettivo si dovrebbe pur fare, magari fra una corruzione e un malaffare, fra un gioco di potere e l’altro. Almeno, così, un bene potrebbe anche passare dopo cento mali. Ora, per effetto dell’esito delle elezioni, in Italia c’è caos: al Senato non c’è maggioranza; un governo nuovo non si trova; siamo commissariati dai "saggi del presidente"; Monti è stato fatto prigioniero.

L’arte della politica qui non c’entra, e nemmeno il porcellum, tanto invocato come male unico. Se i risultati percentuali fossero gli stessi in Francia, Germania, Inghilterra, non si avrebbe la maggioranza nemmeno alla Camera. Quindi, non è il porcellum il problema, almeno non è tutto lì il problema. Forse, ma dico forse, il problema sta nel sapere amministrare l’arte della politica. Prendendo atto di una situazione così difficile e complicata, oggi più che mai si deve usare l’arte del compromesso, confrontando l’idea maggiore con quella minore e, in seguito, fare sintesi. Forse Bersani non era propriamente l’uomo adatto a fare questo, ma nemmeno lo è Grillo, men che meno sia Berlusconi sia Monti, entrambi ormai indifendibili, per ragioni diverse ma ovvie.

Governo a termine, di specietecnico, del Presidente, di scopo, infine, dei saggi. Tutte ipotesi, alcune molto fantasiose, ma che nessuno sa dove ci porteranno effettivamente. Fatto sta che era inevitabile che lo stallo fosse superato in qualche modo, solo Napolitano ora è della partita, tutti gli altri, politici in testa, pendono dalle sue labbra, inguaribili falliti della seconda Repubblica in un periodo dove, la terza, ancora non si nota.

«Arrendetevi, siete circondati!» gridava Grillo nelle piazze d'Italia durante la campagna elettorale.

Era una battuta da comico o una promessa elettorale?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.5) 3 aprile 2013 20:03

    Collettario >

    Una decina di senatori “renziani” depositano proposta di legge per abrogare il finanziamento ai partiti e passare al contributo diretto dei cittadini.

    Cittadini “speciali” come quelli che, invitati a cena, hanno finanziato con 814 mila euro le primarie di Renzi tramite la sua (di famiglia) Fondazione Big Bang.
    Finanzieri come Serra, immobiliaristi come Romeo ed altri selezionati “benefattori” pronti a versare contributi da 30-60 e perfino 100 mila euro.

    Cittadini “disinteressati” mossi solo da passione politica?
    Per contro basta pensare a Bersani che vorrebbe misure per la fedeltà fiscale, contro l’elusione ed i traffici sospetti di capitali.
    Tutto può avere senso se si perde il valore di Parola e Merito

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares