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L’altra faccia della medaglia

Vediamo, intorno a noi, un incedere di persone elegantemente vestite o, nella peggiore delle ipotesi, la gente viaggia con addosso chili di roba fina, spesso e volentieri di qualità: decisamente uno “status symbol”.

I corpi di chi li indossa non sono certo da meno, rappresentazioni della buona nutrizione, magri eventualmente, ma non da denutrizione, adornati dall’abbronzatura (anche in inverno) e dal sacrificio della palestra, nasi, seni e sederi scolpiti a mano da chirurghi abili come antichi orafi, capelli fluenti e trattati, calvizie abilmente occultate. Lingerie in piena vista anche nella fredda stagione, adornati, si fa per dire, da camice generosamente sbottonate, jeans a vita bassa da cui intravvedere mutandine talmente minuscole, che si riducono ad un filo. Anelli, collane, braccialetti, catenine e cavigliere tintinnanti e scintillanti, spesso in zone del corpo riservate a pochi intimi, spesso la dove anni fa immaginavamo non potessimo appendere nulla.

Corpi simboli di una società dell’apparire e del possedere, fantastiche visioni dei “padroni” di un mondo che però ha una seconda faccia della medaglia e che presto ci presenterà un conto salato; un conto che, probabilmente, non pagheranno questi sederi sculettanti, ma i loro discendenti.

Nel giorno 213 dell’anno solare gli abitanti di questo pianeta (ignari) hanno già bruciato ogni risorsa naturale che la natura ci offre periodicamente, dal 214imo giorno in poi utilizziamo risorse che il pianeta non reintegrerà mai più e non stiamo parlando solo di cibo ed acqua, ma anche di aria, il che genererà gas a effetto serra in atmosfera.

Se fossi io personalmente a calcolare i danni del nostro benessere potremmo dormire sonni tranquilli, il punto è che la denuncia arriva invece dalla “Global Footprint Network”, organizzazione internazionale che promuove la sostenibilità attraverso 'l'Impronta ecologica', uno strumento di contabilità ambientale che misura in base a degli indici quante risorse naturali abbiamo e quante ne usiamo. Secondo le ricerche del GFN, se avessimo tutti il tenore di vita del popolo USA, necessiteremmo di altri 4 pianeti per soddisfare le nostre esigenze. Più sobri gli “english man”, richiedono solo due pianeti e mezzo, noi italiani qualcosa meno.

Fortunatamente indiani ed africani lasciano le risorse di più di mezzo pianeta a disposizione delle altre specie.

Alcuni dati (e date):

Il primo momento del non ritorno rigeneratore è stato il 31 dicembre del 1986.

Nel 1987 il rosso è scattato il 19 dicembre.

Nel 2008 il 23 settembre.

Nel 2009 il 25 settembre.

Nel 2010 il21 agosto.

Vi è seriamente da preoccuparsi davanti a questi dati e chiedersi se vale la pena di condannarsi a morte; vi è seriamente da chiedersi quale siano le soluzioni da applicare: sarà meglio pensare ad una decrescita ragionata o attenderne una imposta, magari violentemente, dalla natura?

Io non sono in grado di dare la giusta ricetta tecnica, ma di una cosa me ne rendo conto da solo, ne potremo uscire solo quando riusciremo a sottrarre lo scettro a chi governa le nostre scelte dall’alto e riuscire a decidere direttamente le nostre sorti, politicamente ed economicamente, attraverso un intervento partecipato, ed il più possibile locale e personalmente responsabile, alle proprie scelte di vita.

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