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L’Italia delle mascherine: ora, è sempre carnevale

Senza partire da troppo lontano e offrendo appena qualche assaggio: caso Marrazzo, scandali grandi opere e Protezione Civile, invenzioni del pentito Spatuzza, gentile strenna all’ex ministro Scaiola, donne a gogò per il Premier, intrallazzi con giro di soldi e di pelo nella sanità pugliese e, ultima chicca, un pied a terre a Montecarlo per il fratello della compagna di Fini.
 
Non c’è che dire, nel nostro Paese, il corso delle cose va assumendo, giorno dopo giorno, connotati vieppiù surreali, sconcertanti ed equivoci.
 
Vicende e protagonisti (si fa per dire), anche di gran portata e di grido, si pongono, s’affacciano e interagiscono alla stregua di una sfilata, di un interminabile corteo di mascherine: talune di colore bianco, altre nere, a simboleggiare, rispettivamente, verità – sempre di meno – e fanfaluche.
 
A qualunque campo o orizzonte o schieramento si volga lo sguardo, si ha la sensazione che siano completamente scomparsi i valori e i “ruoli” fondamentali, i fattori imprescindibili e i cardini d’ogni giusto equilibrio e corretta competenza.
Si riempiono copiose pagine di carta stampata e cospicue porzioni di notiziari radio televisivi, spesso col pennacchio di firme e commentatori illustri, e però con netta prevalenza di tiritera dejà vu che sanno di nulla e si snodano stancamente, stufando.
 
Tanto è che, alla fine, le sequenze e i resoconti, ancorché passando attraverso descrizioni analitiche e dettagliate, si rivelano, sopra ogni altra cosa, specchietti di mera superficialità: insomma, non si bussa all’uscio dei fatti col preciso e doveroso intento di scrutarvi dentro.
 
Riflessioni teoriche? Magari!
 
Il guaio è, purtroppo, che le antiche canoniche cadenze del martedì e giovedì grasso e dell’ultima domenica precedente le Ceneri, sembrano essere state assorbite e assimilate da tutti, indistintamente tutti, i 365 fogli del calendario.
 
E, ancora una nota di tristezza, mentre le tradizionali mascherine d’una volta irradiavano allegria e facevano sorridere, quelle della presente quotidianità suscitano sentimenti di rabbia e sconforto.

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