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Kazakistan, la rivolta del gas conta le sue vittime

Finirà molto peggio che nel 2011 a Zhanaozen, quando la polizia uccise almeno 14 manifestanti in quello che era stato, fino all’inizio di quest’anno, il momento più grave di crisi del Kazakistan, lo stato del padre-padrone Nursultan Nazarbayev.

Con ogni probabilità, quel numero è stato già superato (gli organi di stampa filogovernativi parlano di “decine di aggressori liquidati” e lo stesso presidente Tokayev di “centinaia”), anche perché alle forze di sicurezza è stato impartito l’ordine di sparare proiettili veri contro la folla senza preavviso. Ci sono diverse vittime anche tra le forze di sicurezza.

Oltre un migliaio sono i feriti, quasi 4000 gli arresti nei primi cinque giorni delle proteste, via via fattesi violente dal 2 gennaio, contro l’improvviso aumento del prezzo del Gpl, ieri nuovamente calmierato.

Le autorità dello stato dell’Asia centrale hanno imparato che la prima azione repressiva è quella di bloccare Internet, per poter sgomberare le piazze senza occhi indiscreti e ostacolare le successive manifestazioni.

Sono seguite le successive azioni: dichiarazione dello stato d’emergenza, invito agli organi di stampa a “non violare la legge”, delegittimazione delle proteste come “terrorismo” e richiesta di aiuto.

Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha infatti invocato l’applicazione del Trattato per la sicurezza collettiva, l’alleanza difensiva che lega la Russia ad altri stati dello spazio ex-sovietico. Gli alleati sono puntualmente arrivati.

Questa mattina le autorità locali hanno dichiarato che il collegamento alla rete Internet è stato ripristinato e che l’ordine costituzionale è stato “per lo più ristabilito”. A quale prezzo lo sapremo, se lo sapremo, nei prossimi giorni. Intanto la mattina del 7 gennaio è arrivata la triste notizia della morte di Muratkhan Bazarbayev, della redazione di Almaty tv, che con la sua troupe stava riprendendo gli scontri in corso nell’ex capitale.

(Questo post viene regolarmente aggiornato)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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