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Jackass Country: la brutta chiusa dell’Italia politica del 2016

L'anno che termina porta con sé non solo l'inevitabile messe di previsioni astrologiche insieme agli ineludibili bilanci politico-economici ma anche, stavolta, le incredibili cadute di stile di tanti, troppi politici per non farne un caso.

Difficile trovare un punto da cui partire in tanta abbondanza. Ma da qualcuno bisogna pur cominciare e il nostro Roberto Giachetti merita di diritto la prima posizione. Infatti, l'uomo apostrofa dal palco della direzione PD con un sonoro e testuale "Faccia di c..." il suo compagno di partito Roberto Speranza. Ora, vista la condivisione del nome di battesimo tra i due, può sorgere il dubbio che il Giachetti Roberto abbia voluto fare indirettamente "outing" prima che qualcuno gli potesse affibbiare in replica l'epiteto tutto inglese di "brown noser" del renzismo, definizione che, tradotta alla lettera, suona come "naso color marrone", (si lascia all'acume del lettore comprendere come, e dove, il naso possa aver acquisito tale colorazione).

La seconda posizione, forse a pari merito, spetta di certo al ministro del lavoro Giuliano Poletti il quale prima offende con dichiarazioni a dir poco indisponenti i giovani che vanno a lavorare o a specializzarsi all'estero, poi ritratta goffamente. Non pago, il citato ministro del lavoro si fa incastrare dal pluri-inquisito Buzzi, quello di mafia capitale che, impietoso, lo definisce "La mia artiglieria pesante". Evvai! Dato che Poletti è stato immortalato da un servizio fotografico mentre banchetta a una tavolata comune con Buzzi, qualcuno potrebbe chiedere al suo compagno di partito Giachetti di volerlo apostrofare alla prossima assise del PD con l'appropriato epiteto di "Faccia di culatello"?

Per restare in area PD, che dire della soap-opera sui titoli di studio della neo-ministra Valeria "non nei secoli" Fedeli? Laureata, anzi no. Diplomata, anzi no. Ministra? Anzi sì. Vogliamo parlare, poi, dell'iper-renzian-toscano neo ministro Luca Lotti il quale, coinvolto in una indagine della magistratura, dichiara candidamente che lui non ne sa nulla e poi va a "rendere" dichiarazioni spontanee?

E che dire della Raggi, sindaca di Roma capitale? Sosteneva prima delle elezioni da giuliva comiziante in sulla cima del palco: "Il vento sta cambiando, signori, il vento sta cambiando!". Appunto! Il vento è tanto cambiato che lei, coinvolta in vicende a dir poco discutibili e ora persino scabrose, sta lì, abbarbicata alla sedia con le sue evidentemente non tanto esili manine rivelatesi acuminati artigli aquilini. Povero Grillo, quasi inizia a ispirare compassione. Matteo Renzi, almeno, se ne è andato dal Governo dopo la botta del referendum, anche se c'è da scommettere che qualcosa sta tramando, a spese di chi non è ancora dato scoprire. I "suoi" sono ben saldi nei posti chiave delle istituzioni. La risposta ci attende nel prossimo 2017, visti i bellicosi pronunciamenti della serie "Armiamoci e partite e quando tornerete saremo vincitori", ispirati alla poesia "Agli Eroissimi" del poeta ravennate Olindo Guerrini che potrebbe re-intitolarsi "Poesia agli eroissimi renziani", la Boschi e la Madia per prime in quanto bocciate da elettorato e Consulta, dunque eroine a pieno titolo e, ancora dunque, riconfermate nel Governo.

Purtroppo ce n'è per tutti, nessuno escluso, da quei tali Uras e Stefàno, senatori di SEL, novelli Scilipoti e Razzi, che votano la fiducia al governo Gentiloni, passando per la Giorgia Meloni la quale cerca di violentare il vocabolario italiano tentando di dare al termine populismo il significato di "a favore del popolo", ma senza successo; l'Accademia della Crusca continua ad associare il termine al sinonimo "demagogia", con ciò che ne consegue. Poi c'è Salvini... Meglio lasciar perdere.

Possiamo dimenticare, in questa carrellata di fine d'anno, l'iper-liberista Silvio Berlusconi il quale, travolto dalla scalata dei francesi di Vivandi a Mediaset, si scopre, guarda caso, neo-statalista? Ora si spiega meglio il suo sconfinato amore per Putin: libero mercato e capitalismo sfrenato sì, ma solo se conviene a lorsignori.

Godiamoci, allora, le improbabili ma sempre gradite (non per tutti) previsioni di maghi e oroscopari di varia natura e specializzazione, pronti ad anticipare il futuro prossimo a suon di tarocchi o di dubbi calcoli astrologici facendo del nostro segno zodiacale una sorta di "mashiah" laico al quale chi vuole si può aggrappare per brindare nella spesso vana speranza di un anno migliore di quello appena trascorso. E così sia.

Ricordiamoci, però, che dal primo di gennaio 2017 continueranno a essere venduti i voucher, a essere applicati i contratti capestro del jobs act, le nostre imprese seguiteranno a soffocare in tasse senza ritorno e in burocrazia parassita mentre i cittadini pagheranno sempre più cari i servizi essenziali. Ma noi continuiamo a essere speranzosi, lo certifica l'ISTAT. Auspichiamoci che non si tratti della serie: chi vive sperando...

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