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Ionut Iamandita, 19 anni, ucciso solo per la sua nazionalità

Ammazzerò con le mie mani tutta questa feccia romena, basta farne fuori uno a caso” pensava ultimamente Luciano Manca, dopo la morte per overdose della figlia Francesca

Aveva solamente diciannove anni Ionut Iamandita, romeno di etnia Rom. Non era propriamente quello che si suol dire uno stinco di santo, qualche piccolo precedente per furto macchiava la sua fedina penale, ma non era neanche un delinquente matricolato, come invece sosteneva chi l'ha ucciso. Forse neanche l'assassino era veramente convinto del suo spessore criminale ma nella sua mente disperata aveva identificato la sua nazionalità e la sua stirpe come la peggior feccia che mai abbia messo piede nel bresciano.

Ionut Ialomita, appena diciannove anni, è morto, assassinato, senza un perché lo scorso ventotto ottobre a Calcinatello, laddove la Pianura Padana bresciana declina verso le dolci colline moreniche del Garda. Stava per diventare padre Ionut, ed ha pagato con la vita il suo essere di nazionalità romena e di etnia Rom. La sera dello scorso ventisei ottobre Ionut era andato a trovare il cugino Ciprian in un bungalow ai margini del campo nomadi di Calcinatello per l'appunto. A cena gli è stata fatale la casuale scelta di sedersi a tavola con le spalle dietro i vetri della cucina del tinello. La sua vita si è drammaticamente incrociata con quella di Luciano Manca, un cinquantenne italiano di origine sarda abitante da anni in zona.

La figlia di Manca, la ventinovenne Francesca cassiera in un negozio della zona, era morta un mese prima per overdose di cocaina. Da quel giorno il padre aveva un unico rovello nella mente: vendicarsi uccidendo un romeno del campo Rom di Calcinatello, giacché riteneva che lo spacciatore che aveva venduto la dose mortale a sua figlia si nascondesse proprio tra gli immigrati provenienti dal paese neo-comunitario pur senza avere lo straccio di una prova in mano. Aveva confidato i suoi sospetti ad un maresciallo dei Carabinieri che lo aveva invitato a mantenere la calma: “Stiamo lavorando sodo, prima o poi beccheremo lo spacciatore” gli aveva detto l'investigatore.

A Manca però le parole del Maresciallo non sono bastate e negli ultimi giorni continuava a pensare come un automa: “Ammazzerò con le mie mani tutta questa feccia romena, sono tutti zingari: basta farne fuori uno!”. E' stato così che nella fatidica sera di fine ottobre ha caricato sulla propria automobile uno dei suoi dieci fucili da caccia, regolarmente posseduti, caricandolo a pallettoni per essere sicuro di uccidere. Poi, come in un pessimo film di quart'ordine sui cittadini che si fanno giustizia da sé, si è diretto verso il campo nomadi di Calcinatello, si è avvicinato al primo bungalow scelto a caso, ha abbassato i finestrini del suo autoveicolo ed ha fatto fuoco ad altezza d'uomo verso la prima finestra illuminata che ha trovato. Sicuro, poi, di aver giustiziato almeno un romeno, sempre a bordo della sua autovettura si è frettolosamente allontanato.

Il Maresciallo che aveva raccolto le sue confidenze, incaricato delle indagini, ha capito subito e lo ha indicato come probabile colpevole all'autorità giudiziaria procedente. Lunedì, ultimo giorno di ottobre, Luciano Manca è stato arrestato. Adesso molti nel paese di Calcinatello ne assumono la difesa e non provano parole di pietà per la vittima: ”Se fosse rimasto a vivere nel suo paese, tra i suoi zingari, non sarebbe successo niente. Manca ha fatto bene: per capirlo bisogna provare il dolore di un padre che perde in circostanze tragiche la propria figlia”.

Il fatto è che per i Carabinieri e per la Procura veramente Iamandita nulla aveva a che fare con il mondo dello spaccio, anzi è stato escluso che conoscesse la figlia di Manca. Forse addirittura i romeni, siano essi rom o no, che stanno nel bresciano generalmente non trattano in droga, eroina o cocaina che sia, se non in sporadici casi ma tant'è: nell'immaginario collettivo degli italiani, drogati da una campagna massmediologica romenofoba senza precedenti nella storia d'Italia, i peggiori delinquenti sono loro. Intanto una bambina tra qualche mese nascerà senza poter mai conoscere suo padre.

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