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Intelligence, sorveglianza e libertà: la guerra di Edward Snowden

Giuseppe Gagliano ci guida oggi a conoscere il saggio autobiografico di Edward Snowden, “Errore di sistema”, in cui l’ex dipendente della CIA e consulente dell’NSA ha spiegato nel dettaglio la sua battaglia personale per svelare al mondo l’enorme pervasività della sorveglianza degli apparati securitari e di intelligence degli Stati Uniti sui traffici dati e comunicativi della rete mondiale informatica e telefonica.

Al di là delle vicende strettamente biografiche di Edward Snowden ampiamente illustrate nel suo libro autobiografico edito da Longanesi dal titolo “Errore di sistema” la nostra attenzione si deve rivolgere agli aspetti più strettamente legati al funzionamento della comunità di intelligence americana ma soprattutto alle violazioni poste in essere delle libertà civili. Uno dei primi dati che emerge dal suo saggio autobiografico è il fatto che per poter entrare all’interno della CIA o dell’NSA il candidato viene “vivisezionato” a livello biografico da un organismo specifico e cioè il National Background Investigations Bureau non con lo scopo di stabilire la sua integrità morale ma con lo scopo di individuare eventuali segreti che potrebbero essere usati non solo contro il candidato ma soprattutto contro l’agenzia.

Il secondo elemento che emerge è l’influenza rilevante che il governo ombra ha sulle decisioni politiche americane, governo ombra caratterizzato da una classe di funzionari che non sono eletti né nominati e che prestano servizio nei principali dipartimenti americani. Una forza lavoro – come Snowden opportunamente la definisce – costituita da 3 milioni di professionisti la cui posizione rimane inalterata nonostante i numerosi cambiamenti a livello di amministrazione politica. Infatti sono proprio questi funzionari a garantire stabilità e continuità al governo americano.

Il terzo elemento, sottolineato da Snowden riguarda i fondi neri dei servizi di sicurezza, fondi neri che non vengono controllati in modo rigoroso dalle autorità politiche soprattutto perché le agenzie governative di intelligence sono solite appaltare alcune delle loro mansioni a società private. Ciò significa che il lavoro di intelligence non solo viene svolto dai dipendenti statali ma viene svolto anche da impiegati privati creando in questo modo un vero e proprio circolo vizioso che l’autore spiega in modo molto lucido: “I direttori della comunità di Intelligence chiedono al Congresso i soldi per assumere collaboratori esterni provenienti da compagnie private, i membri del congresso approva un finanziamento, dopodiché questi direttori , una volta in pensione, vengono ricompensati con posizioni di rilievo all’interno di quelle stesse compagnie che hanno contribuito ad arricchire. In America questo è il metodo più legale e conveniente per trasferire i soldi pubblici nel settore privato“.

A tale proposito l’autore sottolinea come le aziende private, in stretta collaborazione con le agenzie di intelligence ,organizzavano vere e proprie fiere che si tenevano presso hotel di lusso allo scopo di migliorare la loro sinergia e fra queste vi erano le principali industrie militari americane e cioè la Lockheed Martin, la Bae Systems, la DynCorp la Dell etc.

Passiamo adesso al quarto elemento che dimostra la stretta collaborazione che esiste in America tra le istituzioni universitarie e le agenzie di intelligence. L’autore ricorda come l’Università del Maryland stava contribuendo ad aiutare l’NSA a creare un nuovo istituto chiamato centro per gli studi avanzati sul linguaggio (CASL)con lo scopo di elaborare dei sistemi per perfezionare le capacità del computer di comprendere il linguaggio. Questo aspetto sottolineato dall’autore dimostra la profonda continuità, dai tempi della seconda guerra mondiale ad oggi, tra la comunità di Intelligence e il mondo universitario, continuità questa che è stata sempre stigmatizzata da Noam Chomsky come deleteria e lesiva della autonomia e della libertà di ricerca del mondo universitario.

Un’altra forma di collaborazione non meno allarmante è lo stretto legame sottolineato implicitamente dall’autore tra alcuni network americani – in particolare la CNN e Fox News – e i servizi di sicurezza. L’autore infatti ricorda con estrema chiarezza che all’interno del motore di ricerca della CIA (una sorta di Google ad hoc) erano presenti articoli relativi a negoziati commerciali e a colpi di stato, resoconti questi molto simili a quelli che venivano riportati dai network sopra indicati. Una coincidenza inquietante?

La carriera all’interno della CIA conduce l’autore a lavorare presso la base operativa della CIA all’interno dell’ambasciata americana a Ginevra, città questa considerata come uno dei più importanti laboratori europei dedicati alla creazione di un sistema di sorveglianza di massa. L’importanza di Ginevra viene chiaramente spiegato dell’autore: oltre a essere capitale europea di numerose banche private è anche collocata sul punto di intersezione tra le rete a fibra ottica europee e internazionali nonché in corrispondenza dei principali satelliti per le telecomunicazioni. Inoltre a Ginevra ci sono le principali agenzie dell’Onu come per esempio l’agenzia internazionale per l’energia atomica, l’unione internazionale delle telecomunicazioni e l’OMC. Ebbene credo che il significato di queste dichiarazioni di estrema rilevanza sia molto chiaro: le agenzie di intelligence americane sorvegliano in modo sistematico queste agenzie e quindi i loro alleati che con esse collaborano. Se esiste un modo per bypassare la sorveglianza su Internet questo certamente è il sistema denominato Tor progetto creato dagli Usa che col tempo è diventato uno strumento indispensabile, almeno stando alle dichiarazioni dell’autore, per proteggersi dalla sorveglianza del governo stesso grazie al fatto che è costruito su un instradamento dei dati a cipolla che rende di fatto impossibile controllare questo sistema. Questo sistema si rende indispensabile per evitare di essere oggetto di una sistematica sorveglianza dal momento che il web, inventato a Ginevra nel 1989, è di fatto monopolio americano sia sul fronte del software (Microsoft) sia sotto il profilo dell’hardware (Apple), sia sulla struttura interna chip(Intel) sia sul router e sul modem (Cisco) per non parlare poi naturalmente dei servizi e delle piattaforme web come Google, Facebook e Amazon. Superfluo osservare che la sorveglianza di massa era stata estremamente facilitata proprio dalla presenza di queste aziende americane.

Uno degli snodi più importanti dell’NSA che facilita la sorveglianza da parte degli Stati Uniti è l’esistenza del Pacific Techical Center a Tokyo che permette un controllo capillare delle informazioni sul Pacifico. Indipendentemente dagli aspetti tecnici sui quali si sofferma sovente l’autore il dato, o meglio l’aspetto che a noi interessa sottolineare, è la capacità di archiviazione dei dati da parte della agenzia di sorveglianza americana che, stando alle dichiarazioni dell’autore, sarebbe in grado di archiviare i dati anche per decine di anni.

Ma arriviamo adesso all’aspetto decisivo dell’autobiografia dell’autore: mettendo a confronto il sistema di sorveglianza cinese di altissima qualità l’autore non può fare a meno di osservare come questo sistema fosse speculare a quello americano: “quello che la Cina stava facendo ai suoi cittadini pubblicamente, probabilmente gli Stati Uniti lo stavano facendo in segreto“. Grazie alla sua competenza in campo informatico l’autore ben presto si rese conto che il sistema di sorveglianza posto in essere dalla NSA americana non era solo rivolto ai nemici dell’America – e quindi non aveva soltanto scopi di carattere difensivo -ma era esteso in maniera indiscriminata ai cittadini americani. Un esempio illuminante a tale proposito è offerto proprio dalla amministrazione Bush che varò il cosiddetto President’s Surveillance Program con il quale l’NSA poteva intercettare le comunicazioni telefoniche e via Internet che avvenivano tra gli Stati Uniti e i paesi esteri. L’assenza di una seria indagine da parte del Congresso aveva legittimato gli abusi di questo sistema di intercettazione. Grazie allo studio che Snowden fece di un report segreto presente all’interno dell’agenzia denominato Stellarwind il lettore apprende che l’obiettivo dell’agenzia non era quello di difendere gli Stati Uniti ma di controllarli e di controllare le comunicazioni private dei cittadini americani. Stando infatti a questo report l’amministrazione Bush aveva consentito alla NSA di intercettare qualsiasi tipo di comunicazione senza la necessità di un mandato da parte di un giudice.

L’apice di questo sistema di sorveglianza fu rappresentato dal programma Prism che consentiva all’agenzia di raccogliere in modo sistematico dati da Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, YouTube, Skype ma anche e-mail, foto chat video e audio. L’unità che si occupava di queste ricerche all’interno dell’agenzia era la Special Sources Operations Unit che concretamente realizzava dispositivi per intercettazioni segrete collocandoli negli impianti di compiacenti provider di servizi Internet in tutto il mondo. Grazie alla collaborazione della documentarista Laura Poitras, di Glenn Greenwald avvocato difensore della libertà civili, di Ewen MacAskill del The Guardian e di Barth Gellman del Washington Post – grazie cioè alla presenza di una stampa libera e indipendente che dimostra la presenza di buoni anticorpi all’interno della democrazia americana – Snowden ebbe modo di denunciare pubblicamente gli abusi dell’NSA fatti attraverso il programma Prism e i gravissimi rischi ai quali la democrazia americana stava andando incontro. Di analoga importanza fu l’aiuto fornitogli da Sara Harrison giornalista e redattrice di WikiLeaks che, grazie alla collaborazione con Assange, diede all’autore indicazioni di natura legale indispensabili per l’asilo politico.

Mettendo da parte per un momento le vicissitudini biografiche relative alla richiesta di estradizione in Ecuador e al tentativo fallito da parte dell’FSB russo di reclutarlo, le conclusioni alle quali giunge Snowden sono fondamentali, a mio modo di vedere, per salvaguardare la democrazia.

In prima battuta l’autore opportunamente sottolinea come la comunità di Intelligence americana si sia arrogata il potere di registrare e archiviare in perpetuo i nostri dati senza alcuna autorizzazione; in secondo luogo sottolinea come dal punto di vista tecnico le agenzie di intelligence: “Oggi sono in grado di ottenere il totale controllo del vostro strumento, inclusi la telecamera e microfono. Il che significa che se voi state leggendo queste parole su qualunque tipo di apparecchio moderno, come uno smartphone o un tablet, loro possono leggervi al loro volta. Possono vedere con quanta rapidità girate le pagine, se leggete i capitoli in sequenza o saltando da un punto all’altro”. In terzo luogo le rivelazioni di Snowden hanno indotto il Congresso ad attuare numerose inchieste sugli abusi commessi dall’agenzia americana, inchieste che hanno messo in luce come questa avesse ripetutamente mentito riguardo alla natura e all’efficacia dei propri programmi di sorveglianza di massa. Tuttavia fra i contributi più importante vi è certamente l’approvazione da parte del Congresso del Freedom Act che, modificando la sezione 215 del Patriot Act, ha proibito espressamente la raccolta massiccia dei tracciati telefonici dei cittadini. Tuttavia, almeno stando alle dichiarazioni dell’autore, il cambiamento più importante è stato quello del settore privato quando le imprese hanno decretato il passaggio delle proprie piattaforme web dal protocollo HTTP a quello HTTPS contribuendo in questo modo a tutelare il traffico web.

Proprio allo scopo di tutelare la libertà dei cittadini l’autore ha dato un contributo fondamentale con la creazione della Freedom of Press Foundation un’organizzazione no profit volta a tutelare e a rafforzare il giornalismo libero. Inoltre, grazie alla sua competenza tecnica, Snowden è stato in grado di creare SecureDop, un sistema open source che consente ai media di ricevere documenti in maniera sicura, piattaforma che oggi viene utilizzata dal Times, dal Washington Post ,dal The Guardian e dal New Yorker. Infine, sotto il profilo del diritto internazionale, l’approvazione nel 2016 da parte del Parlamento europeo del Regolamento generale relativo alla protezione dei dati è certamente un passo significativo per prevenire incursioni tecnologiche da parte americana.

 

Foto: Segovia/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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