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Inflazione patriottica

Pubblicato da Istat il dato preliminare sull’inflazione italiana nel mese di dicembre, che fa segnare una variazione mensile dello 0,4 per cento a fronte di stime di consenso poste a più 0,2 per cento, ed un tendenziale nazionale dell’1,9 per cento, a fronte di stime di consenso dell’1,7 per cento. Il dato tendenziale euro-armonizzato è del 2 per cento. Prima che parta l’usuale frastuono di politici, sindacati e sedicenti consumatori, alcune considerazioni spicciole.

La prima è che è un vero peccato che Istat non realizzi un dato core dell’indice dei prezzi al consumo, cioè depurato delle variazioni di prezzo delle componenti volatili di alimentari ed energia. Un simile indice permetterebbe di cogliere le dinamiche inflazionistiche più profonde e strutturali. Confidiamo che questa carenza informativa venga colmata in un futuro non remoto.

Dalla disaggregazione del paniere Istat emerge che la voce che ha subito il maggior aumento congiunturale è quella dei trasporti, che include i costi dei carburanti, con più 1,4 per cento mensile e più 4,2 per cento annuale. E’ quindi probabile che la fiammata sia imputabile all’andamento dei prezzi dell’energia. In quel caso saremmo tutti sulla stessa barca, in Europa. Il fatto che noi e la Germania abbiamo un tendenziale d’inflazione pressoché identico ma loro crescono ad un tendenziale del 3,9 per cento contro il nostro rachitico 1,1 per cento può essere letto (in modo indecentemente spannometrico) come la misurazione delle differenze nel Pil potenziale dei due paesi, ricordando che, per definizione, il Pil potenziale è quello il cui incremento non causa alcuna corrispondente variazione nel tasso d’inflazione.

Poi, certo, ci si potrebbe chiedere come vanno le tariffe amministrate, ad esempio quelle delle concessionarie autostradali, e per quale motivo alcune tratte quest’anno spuntano aumenti che sono un multiplo del tasso d’inflazione, arrivando in alcuni casi alla doppia cifra. Dei meccanismi di adeguamento tariffario avevamo già parlato un paio d’anni fa, quando il nuovo parlamento approvò lo schema della convenzione tra Anas ed Autostrade per l’Italia, poi estesa alle altre concessionarie, che consentivano ai nostri capitani di ventura di puntare su confortevoli forme di indicizzazione e di appalti in house per le loro utilities; il giusto necessario per partecipare a convegni in cui viene spiegato ai lavoratori dipendenti che è imprescindibile essere flessibili per affrontare le sfide della globalizzazione, s’intende.

Poi, se siete degli incalliti pessimisti, come direbbero il premier ed il cardinale Bagnasco, e contribuite quindi a frenare la ripresa con le vostre negatività, potete leggere questo pezzo di Giorgio Meletti e scoprire che, se siete degli autentici patrioti, l’ottimismo ce lo avete in casa. Come gli appalti per i tratti autostradali che avete in concessione. E ora tornate a discutere di lodo Alfano.

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