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Incontri d’estate: il pescatore di saraghi

Nino fa il pescatore, per la precisione ha sempre svolto, sin da ragazzino, il mestiere di pescatore. Adesso, ha di gran lunga superato i settanta, i capelli sono bianchi, e però il fisico, mantenutosi asciutto, permane solido, seppure, è ovvio, non più agile e scattante.
 
Egli rientra oramai, a pieno diritto, nella categoria dei pensionati, ma la sua esistenza, dalle prime luci dell’alba e dallo spuntare dei raggi giovani del sole, si chiama tuttora mare, attività in mare.

Da quando la grande barca consortile, qui chiamata “chianci”, è andata in disarmo, Nino ha ridato smalto al suo piccolo battello personale, motorizzato con un fuoribordo di pochi cavalli e rinverdito il lavoro individuale, autonomo, costante e continuo, libero – come ama dire - dalla timbratura del cartellino.

Insieme con la barca propria, il suo attrezzo di lavoro predominante è il “conzo, lunga lenza di cordame sottile color marroncino, inframmezzata da numerosi - 100, 150, 200 o 300 – peduncoli di nailon, destinati a restare a pelo d’acqua o a bassa profondità grazie ad un artigianale ma sapiente gioco di minuscoli piombi e cubi di sughero, ovviamente muniti, all’estremità, di ami.

Mi è capitato molte volte di assistere all’armamento del “conzo” con apposite esche e alla disposizione graduale e progressiva, in cerchi, all’interno di un largo canestro circolare, fabbricato a mano con utilizzo di giunchi.

Stamani, invece, ho casualmente incrociato Nino, nel momento in cui egli consegnava alla cooperativa il frutto della sua pesca: un sacchetto di plastica, contenitore del tutto alla buona quindi, impreziosito dalla presenza di un discreto bottino di pesce pregiato, esattamente di saraghi.

E’ stato un rito molto semplice e veloce, secondo antiche consuetudini: pesatura del complessivo su una bilancia basculante poggiata sul pavimento, rapida suddivisione del pescato, da parte del gestore della cooperativa e insieme sotto l’occhio attento di Nino, fra prima scelta e seconda scelta, quest’ultimo atto in base al taglio dei saraghi (un esemplare, prossimo al mezzo chilo di peso, non ha neppure fatto in tempo ad essere deposto sul banco di vendita, giacché un avventore presente nella cooperativa se l’è accaparrato a volo).

Infine, compilazione a matita di una “ricevuta”, con la quantificazione separata fra 1^ e 2^ qualità, su un semplice foglio grigio, di quelli adoperati per incartare giustappunto il pesce, e contestuale annotazione di conformità, parimenti manuale, su un brogliaccio interno dell’esercizio.

Ho osservato, con discreta attenzione il volto di Nino: senza sprizzare gioia da tutti i pori, appariva, in fondo, appagato, da quel piccolo, nello stesso tempo per lui molto grande, frutto del suo lavoro.
 

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