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Inchieste di Report: i rapporti con la Russia, Savoini e il caffè in capsula

Ritornano le inchieste di Report, nel consueto spazio del lunedì sera (che fino alla scorsa settimana era occupato da Presadiretta) ed è un ritorno anche a delle inchieste di cui i giornalisti si erano già occupate: la prima riguarda i finanziatori di Salvini e la trattativa a Mosca in cui è rimasto invischiato il suo ex portavoce Savoini. La seconda inchiesta riguarda il caffé, quello in capsule questa volta.

L'anteprima però dedicata al Colosseo, col servizio di Giulia Presutti: c'è qualcuno che sta facendo la cresta sui biglietti dell'attrazione turistica più importante di Roma e forse d'Italia?
 
Ogni giorno sono staccati 21mila biglietti al Colosseo, solo nel 2018 è stato visitato da 7,7 milioni di persone: ma entrare a visitare l'anfiteatro Flavio, ben pubblicizzato su Tripadvisor, c'è sempre una coda.
Il biglietto di ingresso costa 12 euro, con prenotazione 14, per entrare nell'arena il prezzo sale a 16 euro; per entrare nei sotterranei devi pagare 12 euro ma serve una guida, che costa altri 9 euro.
A vendere questi biglietti, per concessione dallo Stato, è coop culture da oltre 20 anni: una cooperativa dal valore di 70 ml associata a Lega coop,
Forse affidarsi ai privati, per la gestione dei biglietti, non è la soluzione più corretta.
Il Colosseo è la prima attrazione turistica in Italia, quarta in tutto il mondo. Con 7,7 milioni di visitatori nel 2017, ha incassato 53 milioni di euro. Ma chi gestisce i servizi di biglietteria e quelli di valorizzazione? Perché i biglietti sono spesso introvabili e i turisti si trovano a doverli comprare presso rivenditori privati, a prezzi più alti di quello standard? La sovrintendenza ha affidato tutto a un'associazione di imprese che comprende CoopCulture e Mondadori, ma gli esiti non sono sempre vantaggiosi per i visitatori...
 
La santa Alleanza, di Giorgio Mottola in collaborazione con Norma Ferrara, Simona Peluso e Alessia Pelagaggi
 
Prima gli italiani, è lo slogan di Salvini: basta preoccuparsi di immigrati, che delinquono, ci rubano il welfare e che vogliono imporre la loro cultura.
Peccato che il difensore degli italiani una volta dicesse le stesse cose dei meridionali, prima della svolta sovranista: ma il partito di Salvini è veramente difensore dei nostri interessi?
L'inchiesta sul Russiagate parla di un tentativo di far arrivare soldi alla Lega dalla Russia, per tramite della compravendita di petrolio dalla Russia.
Soldi che servivano per la propaganda del suo partito e su cui Salvini si è sempre difeso sostenendo di non aver mai ricevuto rubli e buttandola poi in caciara.
 
L'inchiesta di Giorgio Mottola cercherà di far capire cosa si nasconde dietro lo scandalo “moscopoli”, cosa si nasconde dietro i rapporti tra la Lega di Salvini e gli oligarchi russi, per arrivare all'internazionale nera che ha investito centinaia di milioni (non solo in Italia) per far deflagrare l'Europa.
 
L'inchiesta di Giorgio Mottola parte dalla spiaggia del Papetee, dove Salvini ha trovato rifugio dopo l'esplosione dello scandalo: nell'intercettazione dove si sarebbe concordata questo finanziamento occulto, si sente Savoini parlare delle prossime elezioni europee, “vogliamo cambiare l'Europa” - dice, intendendo che si vuole arrivare ad una “nuova Europa vicina alla Russia, come prima. Salvini è il primo uomo che vuole cambiare l'Europa”.
 
Prima, quando? Ai tempi di Berlusconi e degli accordi con Gazprom?
 
Sul sito di Report trovate un'intervista esclusiva a Konstantin Malofeev, l’oligarca di Dio, vicino a Vladimir Putin e a Matteo Salvini”: al giornalista di Report ha raccontato del suo rapporto con Salvini e con Savoini il quale gli avrebbe confermato che la trattativa registrata all'hotel di Mosca era veramente per vendere gasolio e di mezzo c'era anche l'Eni (l'azienda che Renzi una volta definì come quella che fa la nostra politica estera..).
 
E' il 18 ottobre 2018, siamo a Mosca all'hotel Metropol: qui l'ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, porta avanti una trattativa per una partita di petrolio da 1,5 miliardi di euro. Si accordano per un prezzo basso in modo da garantire a Savoini un guadagno extra da 65 ml di euro.
Durante la trattativa, uno dei presenti accenna a carte da mostrare ad un certo vice primo ministro: Salvini ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nella trattativa, sebbene finora non abbia mai fornito spiegazioni precise (anzi, ogni volta ripeteva la battuta dei rubli da nascondere sotto il cuscino ..).
Battute a parte, la sera prima della trattativa, il 17 ottobre, Salvini era anche lui a Mosca: partecipava, da ministro dell'Interno, ad un incontro ufficiale di Confindustria Russia, che il leader leghista ha mandato in diretta anche sulla sua pagina FB.
Per combattere le sanzioni contro la Russia, una follia economica e sociale, ha spiegato.
Subito dopo che è scoppiato lo scandalo, con la diffusione dell'audio della trattativa, Salvini si è difeso dicendo che Savoini non era stato invitato da lui. In realtà, come si vede dai filmati, mentre Salvini è sul palco a parlare con Confindustria Russia, Savoini è a pochi passi da lui.
 
Giorgio Mottola ha intervistato Malofeev uno degli oligarchi russi più potenti (fondatore di Marshall Capital), sebbene questa definizione non piaccia in Russia “grazie al presidente Putin non ci sono più oligarchi in Russia .. preferisco descrivermi come un filantropo”.
Un filantropo però che nel 2014 è stato inserito dall'Unione Europea nella lista delle persone indesiderate, non può mettere piede nell'area Schengen, gli sono stati congelati i conti e sono state introdotte sanzioni per chi fa affari con lui.
Ma tutto ciò non ha impedito a Salvini negli ultimi anni di andare a Mosca ad incontrare l'oligarca filantropo: “mi piace Matteo Salvini, la prima volta che l'ho incontrato mi ha fatto una buona impressione”, racconta Malofeev.
Uno che ha idee forti: l'oligarca conferma di aver incontrato anche Savoini molte volte: proprio a quest'ultimo ha chiesto dell'affare Metropol, chiedendogli cosa è successo.
E Savoini ha confermato l'incontro, a cui erano presenti dei tizi, avvocati, che volevano parlare di faccende che riguardavano il petrolio.
Ha confermato dunque questa trattativa aggiungendo anche, a Malofeev, che si sarebbe impegnato per capire come aiutarli con l'Eni.
Di tutto questo, Savoini si è rifiutato di parlare con i magistrati.
 
Mottola ha dedicato parte del servizio ad un approfondimento sul passato di Savoini, nel giornale politico della Lega, sul ritorno di certi simboli nazisti. Che indicano una certa idea del mondo e dell'Europa.
 
Si parte dai tempi della Padania 20 anni fa, dove si sono conosciuti i due, Salvini e Savoini: l'ex direttore Moncalvo ne ha ricordato alcuni episodi poco lusinghieri (note spese truccate).Mentre Salvini si faceva vedere poco, Savoini aveva una sua stanza con quei simboli che richiamano al nazismo.
Qui si consolida il rapporto tra l'ex ministro e Savoini, cresciuto negli anni.
Secondo Moncalvo l'uno è stato funzionale all'altro: Savoini ha impostato Salvini, gli ha dato accesso ad una rete di relazioni, anche internazionali (sempre secondo Moncalvo).
 
Tutto vero o sono goliardate anche queste relazioni, come le rune, come le foto di ufficiali delle SS?
 
 
La scheda del servizio:
Nel giro di pochi anni Matteo Salvini ha trasformato un partito antimeridionale e secessionista come la Lega in un movimento sovranista. Nello stesso periodo, l’ex ministro dell’Interno ha iniziato a ostentare simboli religiosi in pubblico e sui social, posizionando il suo partito sulla difesa delle radici cristiane. C’è un filo nero che collega la metamorfosi leghista allo scandalo del Metropol di Mosca in cui sono rimasti impigliati Matteo Salvini (seppur non indagato) e il suo ex portavoce Gianluca Savoini. Attraverso documenti inediti e interviste esclusive, nella prossima puntata Report vi racconterà come la trattativa della Lega per i soldi e il petrolio russo è solo una tessera di un mosaico molto più ampio, che vede sullo sfondo la nascita di un asse internazionale tra forze estremiste in Russia e negli Stati Uniti. Un mosaico in cui Matteo Salvini e la Lega sono solo le pedine di un progetto internazionale che punta alla destabilizzazione dell’Unione Europea. Report ha incontrato Konstantin Malofeev, detto l’Oligarca di Dio, uno dei russi più ricchi e più vicini a Vladimir Putin. È la sua prima intervista a una televisione europea. Negli ultimi anni, Malofeev ha finanziato partiti di estrema destra in Europa e nel 2013 ha fondato una nuova Santa Alleanza tra le associazioni ultratradizionaliste russe e le più potenti fondazioni della destra religiosa americana, che hanno riversato in Europa oltre 1 miliardo di dollari negli ultimi dieci anni. Dal 2013 a oggi, Gianluca Savoini e Matteo Salvini sono andati spesso a Mosca a incontrare l’Oligarca di Dio. Che cosa si sono detti?
 
Un espresso a casa nostra – di Bernardo Iovene
 
Il buon Bernardo Iovene ha fatto andare il caffè di traverso a tanti, coi suoi servizi sul caffè che troviamo nei bar, per lo più di qualità pessima (paradossalmente a Milano quello di qualità migliore è di Starbucks).
Ora è turno di assaggiare il caffè delle capsule e quello che ci facciamo ogni mattina con la classica Moka, sia quella di alluminio che quella di acciaio, facendo bollire dell'acqua.
Scoprendo che la vecchia caffettiera rilascia, di suo, l'alluminio, sotto una soglia che però è solo una raccomandazione europea.
Dunque, almeno per le moke, Arpa non può fare alcun controllo.
Con la moka di acciaio non ci sono migrazioni, ma c'è acciaio e acciaio: l'acciaio marcato Inox 18/10 dà garanzie di non rilasciare niente in contatto con gli alimenti.
 
La scheda del servizio
Le capsule del caffè ormai sono una realtà nelle nostre case, tra i vari sistemi soltanto Nespresso è arrivata a un accordo con il Cial, Consorzio italiano alluminio, per riciclare tonnellate di capsule, tutte le altre vanno in discarica (o in inceneritori). Abbiamo sottoposto dieci capsule, tra le più vendute, ad analisi sensoriale del trainer Andrej Godina e a nove professionisti dell’Istituto Internazionale assaggiatori. Abbiamo poi chiesto alle case coinvolte di avere un confronto diretto sull’assaggio con Godina, ha accettato soltanto una. Le capsule sono state inoltre analizzate da tre laboratori diversi per la ricerca di metalli eventualmente rilasciati e poi sono stati esaminati separatamente acqua e caffè macinato. I risultati sono stati commentati dalle maggiori case coinvolte e da esperti dell’Istituto Ramazzini, dell’Università di Padova e dell’Arpa Roma-Lazio.
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