Inchiesta o inquisizione?
Il governo Meloni ha istituito una commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione della pandemia di coronavirus. Ma sono molti i dubbi sull’imparzialità e la scientificità di questa commissione: rischia infatti di diventare un’arena di scontro politico e di dare spazio a umori no vax. Affronta il tema il chimico e divulgatore Silvano Fuso sul numero 6/2024 di Nessun Dogma.
La pandemia da coronavirus ha rappresentato sicuramente uno dei capitoli più drammatici della storia recente, provocando profonde conseguenze sanitarie, economiche e sociali in Italia e nel mondo. La gestione dell’emergenza, a livello nazionale, ha sollevato numerosi interrogativi circa le modalità di risposta istituzionale, l’organizzazione sanitaria e le scelte politiche adottate durante la crisi.
In questo contesto, il parlamento italiano ha istituito la “Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus Sars-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da Sars-CoV-2”. Il suo obiettivo è far luce sugli eventi e sulle decisioni prese nel corso dell’emergenza sanitaria, durante il secondo governo guidato da Giuseppe Conte (in carica dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021).
In generale le commissioni d’inchiesta parlamentari sono organi costituiti dal parlamento con il compito di svolgere indagini su questioni di particolare rilevanza pubblica. Si caratterizzano per avere gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria e, al pari di quest’ultima, possono raccogliere testimonianze, richiedere documenti e svolgere audizioni. Una commissione è definita “bicamerale” quando è composta da membri di entrambi i rami del parlamento: la camera dei deputati e il senato della Repubblica.
La commissione bicamerale d’inchiesta sulla gestione della pandemia si è insediata per la prima volta il 18 settembre scorso.
La decisione di istituirla era stata presa a marzo 2024. Il disegno di legge che istituiva la commissione era stato approvato in seconda lettura dalla camera, dopo che a novembre 2023 il senato aveva apportato alcune modifiche al testo (approvato con un primo voto della camera a luglio 2023). Avevano votato a favore 132 deputati (tutta la maggioranza di centrodestra più Italia Viva), mentre i contrari erano stati 86 (il resto dei partiti di opposizione). C’era stato un astenuto.
Scopo della commissione è quello di indagare «sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus Sars-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da Sars-CoV-2». Oggetto delle indagini sono dunque le misure adottate dal governo Conte II durante la pandemia, l’accertare i motivi del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale e della mancata attivazione di quello redatto nel 2006, ovvero quello che era vigente al momento della dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria internazionale da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.
In particolare gli obiettivi della commissione riguardano diversi ambiti:
- L’organizzazione sanitaria, ovvero come furono gestiti i posti letto negli ospedali, le terapie intensive, la disponibilità di personale medico e infermieristico e la distribuzione di risorse fondamentali come ventilatori e dispositivi di protezione.
- La gestione politica: quali furono le decisioni prese per contenere la diffusione del virus, in particolare riguardo ai lockdown, alla chiusura delle attività economiche e alle restrizioni alla libertà di movimento.
- Le forniture sanitarie: indagini su eventuali ritardi o carenze nella fornitura di dispositivi di protezione individuale (dpi), mascherine, test diagnostici e vaccini.
- Il piano vaccinale: particolare attenzione è rivolta a come venne gestita la pianificazione e attuazione della campagna vaccinale, con riferimento all’acquisto, alla distribuzione e alla somministrazione dei vaccini in Italia.
- Gli appalti pubblici e le spese straordinarie: la pandemia ha richiesto infatti investimenti e spese straordinarie. La commissione si concentra sugli appalti e le procedure seguite per garantire trasparenza e legalità nell’uso delle risorse pubbliche.
- Gli impatti economici e sociali: la gestione della crisi ha avuto un pesante impatto sull’economia e sul tessuto sociale del Paese. La commissione si propone anche di esaminare le misure adottate per contrastare la recessione economica, come il sostegno alle imprese, la cassa integrazione e i ristori.
Il testo istitutivo della commissione ha previsto che essa sia composta da quindici senatori e quindici deputati, nominati in proporzione al numero dei componenti di tutti i gruppi parlamentari.
Durante la seduta di insediamento del 18 settembre, è stato eletto presidente il senatore Marco Lisei (Fratelli d’Italia), vicepresidente il deputato Francesco Maria Salvatore Ciancitto (Fratelli d’Italia) e segretario il deputato Stefano Benigni (Forza Italia).
Il Movimento 5 Stelle, pur presente, non ha partecipato al voto, così come Italia Viva. Il Partito democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione non hanno invece preso parte ai lavori della commissione.
Fin dal momento della sua istituzione, la commissione non ha mancato di suscitare forti critiche.
Da un lato, i suoi sostenitori ritengono che sia uno strumento indispensabile per far luce su eventuali errori e responsabilità nella gestione dell’emergenza. In un periodo così critico, è infatti fondamentale comprendere cosa abbia funzionato e cosa no, per evitare che simili situazioni possano ripetersi in futuro senza un’adeguata preparazione.
Dall’altro lato però, c’è chi ha espresso forte preoccupazione per il rischio che la commissione diventi un’arena di scontro politico, più che uno strumento per ricercare la verità. Alcuni critici temono che l’inchiesta possa concentrarsi eccessivamente sulle colpe degli avversari politici, alimentando divisioni e tensioni, invece di promuovere un’analisi costruttiva e imparziale. Si è discusso, inoltre, su quanto sia effettivamente utile indagare a posteriori su decisioni che, spesso, furono prese in condizioni di estrema urgenza e in un contesto di oggettiva incertezza scientifica e sanitaria.
Una delle principali sfide che la commissione dovrebbe affrontare è quella di condurre un’indagine che riesca a bilanciare l’analisi critica con l’equità e la trasparenza. La pandemia ha rappresentato una situazione straordinaria, dove molte delle decisioni adottate si sono basate su informazioni incomplete o su scenari in evoluzione. Tuttavia, la ricerca della verità resta cruciale per comprendere come migliorare la risposta a future crisi sanitarie e quali riforme del sistema sanitario siano necessarie per garantire una maggiore resilienza.
La decisione di istituire un organismo per fare chiarezza sulla gestione della pandemia, di per sé, non è un fatto insolito ed è stata adottata in diversi Paesi. Nel maggio 2021, ad esempio, in Nuova Zelanda è stato presentato il rapporto del panel indipendente presieduto dall’ex primo ministro Helen Clark (intitolato Covid-19: far sì che sia l’ultima pandemia).
A settembre dello stesso anno è stato reso pubblico il rapporto della commissione paneuropea sulla salute e lo sviluppo sostenibile dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (intitolato Trarre luce dalla pandemia). Sono poi seguiti due rapporti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (dal titolo Costruire una ripresa resiliente. Emergere più forti dalla pandemia di Covid-19 e Pronti per la prossima crisi? Investire in sistemi sanitari resilienti).
Tutti questi rapporti sono stati caratterizzati da un approccio rigorosamente scientifico, da una metodologia scrupolosamente imparziale e dalla multidisciplinarietà e multiprofessionalità dei membri partecipanti. L’obiettivo di questi organismi era infatti quello di imparare dagli errori commessi per evitare di ripeterli ed elaborare strategie precise su come arrivare preparati alla prossima eventuale crisi sanitaria.
In alcuni Paesi queste commissioni hanno portato a conclusioni molto severe nei confronti dei governi. Ad esempio in Gran Bretagna vi è stato un vero e proprio atto d’accusa sulla gestione iniziale dell’emergenza Covid da parte del governo conservatore guidato da Boris Johnson. Situazione simile si è verificata in Svezia.
In Francia la commissione parlamentare di inchiesta ha prodotto proposte concrete per migliorare la gestione delle crisi sanitarie. Tra queste l’organizzazione efficiente degli stock farmacologici strategici, la necessità di garantire la continuità delle cure in tempo di crisi in presenza di gravi patologie, l’attivazione di piattaforme territoriali in grado di analizzare le necessità locali, un maggior coordinamento della consulenza scientifica, una più razionale ripartizione delle competenze tra le varie agenzie sanitarie, eccetera.
Purtroppo per ora non sembra proprio che la commissione italiana porterà a risultati di questo tipo. Quello che suscita perplessità è innanzitutto la decisione di circoscrivere l’indagine a specifici contesti e non, come hanno fatto altri Paesi, di compiere un’analisi a 360 gradi. Gli obiettivi dell’inchiesta sono infatti limitati soltanto a livello nazionale, in una realtà in cui il ruolo delle amministrazioni regionali in ambito sanitario è decisivo. Per esplicita scelta della commissione, non sono infatti previste indagini specifiche sulle misure adottate dalle autorità regionali.
Anche la composizione della commissione suscita non poche perplessità. La rappresentanza è esclusivamente politica, o meglio partitica, rigorosamente calibrata in base ai rapporti di forza in parlamento. Vi è poi la totale assenza di specifiche competenze e professionalità in ambito medico-sanitario. E non mancano personaggi decisamente imbarazzanti quali il leghista Claudio Borghi, ben noto per le sue posizioni no vax.
Lo stesso presidente eletto della commissione, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, fu organizzatore di fiaccolate contro il lockdown in Emilia Romagna nella primavera del 2021. Altro membro della commissione è il presidente del gruppo di FdI al senato Lucio Malan. Ricordiamo che Malan, nell’aprile 2024, insinuò che la causa del malore in campo di un calciatore della Roma (l’ivoriano Evan N’Dicka) potesse essere attribuita al vaccini anticovid. Ipotesi categoricamente smentita dalla comunità medica che reagì in maniera piuttosto severa nei confronti del senatore.
L’approccio scientifico e l’imparzialità che hanno caratterizzato analoghe commissioni di altri Paesi appaiono quindi del tutto assenti in quella italiana.
Quest’ultima, più che un organo parlamentare finalizzato a fare chiarezza e con obiettivi propositivi, appare infatti una sorta di tribunale politico attraverso il quale esercitare una sorta di vendetta nei confronti degli avversari politici. Purtroppo questo rientra in una logica (manifestatasi in modo piuttosto evidente anche in diverse altre occasioni) dell’attuale maggioranza che troppo spesso confonde il verbo governare con il verbo comandare. Maggioranza che vuole delegittimare l’opposizione e che manifesta intenti punitivi nei confronti di essa.
I grandi imputati nei confronti dei quali la commissione vuole operare sono naturalmente l’ex primo ministro Giuseppe Conte e l’ex ministro della salute Roberto Speranza. Vale forse la pena ricordare che entrambi furono già indagati dalla procura di Bergamo con le gravi accuse di omicidio colposo ed epidemia colposa nella gestione della prima fase della pandemia in val Seriana.
Nel giugno 2023 i giudici del tribunale dei ministri (presieduto da Maria Rosa Pipponzi presidente della sezione Lavoro) hanno però pienamente accolto la richiesta di archiviazione per l’ex premier e per l’ex ministro «perché il fatto non sussiste», sposando la linea della procura di Brescia che aveva sollevato una serie di ragioni che di fatto avevano totalmente smontato l’ipotesi accusatoria dei colleghi di Bergamo.
Viene abbastanza spontaneo pensare che questa decisione abbia dato fastidio all’attuale maggioranza e che, attraverso l’istituzione della commissione parlamentare, quest’ultima si sia voluta prendere una sorta di rivincita.
In ogni caso, siamo solo all’inizio e ci auguriamo vivamente che i lavori della commissione smentiscano i nostri sospetti.
Silvano Fuso
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