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In Italia respinti centinaia di rifugiati

Il 20 giugno è stata celebrata la giornata mondiale del rifugiato. “Nessuno sceglie di esserlo” è stato lo slogan utilizzato. Una ricorrenza che quest’anno ha assunto un valore particolare, perché il 2011 ha fatto registrare il record di persone costrette a lasciare il proprio Paese dal 2000: lo scorso anno sono state oltre 15 milioni, di cui 895.000 in attesa di risposta della domanda di asilo.

E il 23 febbraio 2012, l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per aver respinto centinaia di migranti in fuga dalle coste dell’Africa settentrionale senza essere identificati né avere accesso alla procedura di asilo, ma ad oggi il governo italiano non si è ancora ufficialmente impegnato a non eseguire mai più respingimenti.

Mino Dentizzi su www.ilponteonline.it a proposito dei rifugiati ha scritto:

“Vi è un incremento costante d’individui che fuggono da situazioni di guerre o da rivoluzioni in corso (almeno 25).

Il Centro Astalli, l’associazione dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, afferma nel suo rapporto annuale che ‘i rifugiati sono persone che vivono di là dal Mediterraneo, nel Corno d’Africa o in Nigeria, Mali, Ghana, e Costa d’Avorio.

Sono uomini e donne di un Medio Oriente da anni in cerca di pace. Sono persone di un Oriente che ancora una volta, come ai tempi del Vietnam e della Cambogia, sollecita un’attenzione a nuove drammatiche situazioni: Iran, Iraq, Afganistan e Bangladesh in particolare.

C’è un mondo in movimento per disastri ambientali naturali o causati dall’uomo, almeno 350 negli ultimi anni, 10 volte maggiore rispetto agli anni precedenti…’”.

Dentizzi ha poi aggiunto:

“Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell’Europa almeno 18.278 persone. Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011. Il dato è aggiornato al 26 maggio 2012 e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 24 anni.

Il dato reale potrebbe essere molto più grande. Nessuno sa quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni che fine abbiano fatto i loro figli partiti un bel giorno per l’Europa e mai più tornati..”

Poi occorre considerare quanto avvenuto in Italia, appunto la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per aver respinto centinaia di migranti in fuga dalle coste dell’Africa settentrionale senza essere identificati né avere accesso alla procedura di asilo.

E ad oggi il Governo Italiano non si è ancora ufficialmente impegnato a non eseguire mai più respingimenti.

Si può inoltre ricordare comunque che sessant’anni fa entrò in funzione l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unchr).

A pochi mesi di distanza, nel luglio del 1951, fu poi promulgata la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati. Da allora, in tutte le sue operazioni l’Agenzia ha aiutato milioni di persone sia durante le emergenze umanitarie che a ricostruirsi le proprie vite, assistendole nel ritorno a casa o attraverso il reinsediamento in nuovi paesi.

Ma come riconosce lo stesso Unchr:

“Nonostante i profondi cambiamenti che hanno ridisegnato la mappa geopolitica del mondo, la pace resta ancora un obiettivo lontano per molte regioni del pianeta.

Persecuzioni, guerre, violazioni generalizzate dei diritti umani ed esilio continuano a rappresentare il destino quotidiano per 43,7 milioni di uomini, donne e bambini. Per la maggior parte di essi, quasi 34 milioni, l’Unhcr ha dovere di assistenza”.

Per quanto riguarda l’Italia è necessario che il nostro governo promuova e rispetti i diritti dei migranti. Bisogna pretendere chiarezza e trasparenza da parte dello Stato italiano, affinché sia sempre chiamato a rispondere del trattamento riservato a migranti, richiedenti asilo e rifugiati alle loro frontiere. Eppure oggi la maggior parte dei maltrattamenti rimane impunita e quindi se si rispettasse la disciplina per la tutela dei diritti umani, tante tragedie potrebbero essere evitate.

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