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In Canada la protesta del “Convoglio della libertà”. O dell’odio?

Atti di violenza, intimidazioni, discorsi d’odio, esibizione di bandiere naziste e di altri simboli suprematisti e razzisti. Giornalisti aggrediti, forniture di servizi di prima necessità interrotte a causa dei blocchi stradali provocati da centinaia di camion e trattori che dal 29 gennaio hanno animato la protesta no-vax a Ottawa, capitale del Canada.

Cittadini e lavoratori – soprattutto operatori sanitari e addetti alle consegne a domicilio – insultati a causa della loro appartenenza a minoranze etniche e religiose. Simboli e oggetti culturali e religiosi dei popoli nativi vilipesi e profanati.

Fino a pochi giorni fa, quando è intervenuta un’ordinanza locale, gli abitanti sono stati costretti per giorni e giorni a subire rumori ad alto volume e a respirare l’aria dei fuochi artificiali.

La polizia di Ottawa, oltre ad aver aperto indagini su oltre 400 messaggi razzisti, non ha fatto molto altro.

Amnesty International Canada ha fatto notare l’estrema permissività mostrata nei confronti di una protesta largamente dominata da gruppi bianchi: un comportamento assai diverso rispetto alla gestione dell’ordine pubblico quando a manifestare sono le minoranze e i gruppi nativi. Mutatis mutandis, qualcosa che abbiamo visto anche in Italia.

Il “Convoglio della libertà” che dal 29 gennaio sta paralizzando Ottawa dovrebbe essere chiamato, più correttamente, “Convoglio dell’odio”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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