• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > Immigrazione: un anno di crisi europea

Immigrazione: un anno di crisi europea

Oggi non è più solo la disoccupazione che preoccupa i cittadini europei, nel 2015 la loro prima angoscia sono stati i flussi migratori.

Nel 2014, fra le tante preoccupazioni dei cittadini europei, la maggiore di queste era la disoccupazione. E non poteva essere altrimenti, lo stato di disoccupazione, a seguito di oltre cinque anni di crisi devastante per i lavoratori di tutta Europa, ha fatto registrare un numero di disoccupati mai visto prima: 24 milioni.

Oggi non è più solo la disoccupazione che preoccupa i cittadini europei, nel 2015 la loro prima angoscia sono stati i flussi migratori di persone che provengono da fuori i confini dell'Europa. Non è un fatto meramente razzista, anche se la cosa sta facendo crescere questa ‘corrente di pensiero’, bensì la presa d’atto dell’incompetenza dei leader d’Europa, in merito alla gestione della crisi dei rifugiati provenienti dal Medio Oriente, che ha determinato una pessima conduzione del problema da parte dei singoli governi e delle autorità europee.

Un milione di immigrati

Abu Bakr al-BaghdadiI dati forniti dall'agenzia europea Eurostat e dalla stessa UNHCR, per quanto riguarda l'arrivo dei rifugiati e degli immigrati nell'Unione europea, è a dir poco ‘allarmante’. I numeri del problema migratorio si è quadruplicato rispetto al 2014 e nel 2015 raggiunge la quota di un milione di rifugiati. Questo dato fa pensare a un fatto curioso quando, in occasione della nascita dello Stato Islamico nell’estate 2014, il loro capo Abu Bakr al-Baghdadi aveva lanciato, con lucida convinzione, una seria minaccia all’Occidente e all’Europa in particolare, dichiarando queste testuali parole:
Invaderemo l’Europa con un milione di rifugiati...

Il problema dell’immigrazione proveniente dal Medio Oriente si inserisce in un contesto di ‘aiuto umanitario’. Però la vicenda, a un’attenta analisi, appare molto più complessa. Questo particolare aumento di flussi migratori, in maggior parte di siriani che cercano rifugio in Europa, non può essere spiegato solamente con il fatto che in Siria esiste la guerra civile, perché quel conflitto ha avuto inizio più di cinque anni fa. Le brutalità, le stragi genocide e le centinaia di migliaia di morti, causati per colpa di entrambe le fazioni, e quindi sia dell'esercito di Bashar al-Assad che delle forze ribelli che lo combattono, non sono un problema di oggi, bensì è una vecchia e angosciosa storia che è iniziata molto tempo prima.

In realtà, i flussi migratori di così vasta portata, principalmente verso la Grecia e l’Italia, ma in parte anche verso la Spagna e il Portogallo, hanno avuto inizio a causa della caduta del regime di Gheddafi in Libia. Il problema libico ha creato gravi disagi all’Italia e alla Grecia, con entrambi i paesi lasciati soli e al proprio destino da parte delle autorità europee, come se il problema non riguardasse l’intera Unione. L’operazione ‘Mare Nostrum’, nata dopo l’importante azione di salvataggio in mare di numerosi migranti a seguito del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, è stata pensata come un aiuto umanitario, e in effetti è questo ciò che è stato fatto. L’Europa ha sostituito ‘Mare Nostrum’ con ‘Triton’, un programma che si può definire un vero e proprio fallimento.

Recep Tayyip ErdoganMa è la strategia della Turchia, che conta più di due milioni di rifugiati, che ha peggiorato le cose. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha voluto strumentalizzare il fenomeno usando gli immigrati come arma di pressione per ottenere aiuti finanziari dall’Europa. La ‘diga di contenimento’ turca è stata fatta ‘crollare’ proprio per riaprire i negoziati in vista di un’adesione della Turchia alla UE e, da allora, il fenomeno si è ingigantito, di fatto coinvolgendo l’intera Europa. Oggi l’Europa ha finanziato la Turchia con tre miliardi di euro (di soldi nostri, ndr) e sta seriamente pensando di farla aderire all’Unione.

Un’Europa allo sbando

L'arrivo di così tanti rifugiati dovrebbe essere visto come un vantaggio per i paesi europei, che rischiano a breve l’invecchiamento della popolazione. L’Europa ha bisogno di giovani talenti pronti a lavorare e a far riprendere un’economia in crisi. A quanto pare, però, non tutti gli europei la vedono in questo modo. Eurostat ha registrato un incremento di opinioni negative in materia di immigrazione in 18 paesi dell'Unione europea, tra questi sono particolarmente ostici alla soluzione del problema i paesi dell’Est Europa che hanno provveduto a innalzare subito barriere lungo i loro confini per impedire il passaggio dei migranti.

Migranti siriani attraversano la recinzione di filo spinato vicino a Röszke, al confine tra Ungheria e Serbia il 27 agosto 2015.In definitiva è bastato un solo anno e la crisi dei rifugiati ha, di fatto, ‘distrutto e smembrato’ il sistema europeo di asilo, affidando la responsabilità del rifugiato al primo Stato membro che lo accoglie. Così facendo la politica europea ha ‘paralizzato la libera circolazione delle persone’ all'interno della UE, così come garantito dal trattato di Schengen, e ha costretto l'Unione europea a proporre un pacchetto di misure, tra cui quote obbligatorie di rifugiati da condividere tra i 28 paesi aderenti e la creazione di una polizia di frontiera con poteri di agire senza il permesso dello Stato interessato. Queste misure hanno prodotto un impatto estremamente negativo sull'opinione pubblica e ha agevolato i risultati elettorali a favore di quei partiti che sono considerati ‘populisti e xenofobi’.

Eppure un milione di rifugiati dovrebbe essere considerato come fosse una 'goccia d’acqua nell’Oceano', in pratica un flusso perfettamente assorbibile se pensiamo ai 510 milioni di cittadini dell’Unione europea. Secondo i dati pubblicati dall’ONU, in merito ai saldi netti di afflussi e deflussi di popolazione nel mondo, per il periodo che va dal 2011 al 2015 gli Stati Uniti, con una popolazione di 320 milioni, ha aggiunto cinque milioni in più di immigrati mentre la UE, nello stesso periodo, non ha raggiunto nemmeno quota due milioni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità