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Il tempo infranto di Patrick Fogli

Novembre 2007: Una rapina in una banca, in cui un ostaggio che viene ucciso senza un motivo. La vita di Francesco Mazzanti cambierà per sempre.

Perchè lo metterà di fronte ad una storia che lo riguarda molto da vicino: la morte del padre inseguito alla bomba alla stazione di Bologna. E ai retroscena inquietanti della strage: chi l’ha compiuta, chi sono i mandanti, perchè quella strage, dentro una stazione gremita, ad agosto?

Un racconto che si svolge su due piani emporali distinti (ma ben intrecciati): la fine degli anni 70, in cui tutto doveva cambiare affinchè nulla cambiasse e i centri del potere rimanessero sempre ben saldi nelle mani.

La fine della politica di avvicinamento del PCI al governo; la fine della strategia della tensione con l’eliminazione di testimoni scomodi.

Il cambio di potere, sia sul piano internazionale, dai democratici di Carter ai falchi repubblicani di Reagan.

Sia sul piano interno, con i socialisti di Craxi che premevano per entrare nel governo.

E, in questo contesto (per dirla alla Sciascia) qualcuno di quelli che gestisce le leve del potere, che pensa che proprio un bel botto è quello che serva, per distogliere l’attenzione degli italiani dagli scandali che stavano minando la fiducia nella classe dirigente (scandalo petroli, Ital Casse, Guardia di Finanza), sia per compattare gli italiani stessi.

La paura come strumento di potere.

Le pagine degli anni 70 si alternano a quelle dell’oggi: l’indagine sul passato del padre di Francesco, forse un agente dei servizi, forse legato alla bomba e che forse non è nemmeno morto nello scoppio della stazione.Un indagine portata avanti grazie all’aiuto del giudice Ferri, che proprio sulla strage alla stazione (e alle sue implicazioni politico stragistiche) aveva deciso di abbandonare il tribunale.
Chi era il padre di Francesco? Cosa aveva fatto? Perchè era dovuto scappare?

In un intreccio complesso che si svela solo nelle ultime pagine, si viene proiettati dall’altra parte della società democratica. Nelle riunioni della loggia massonica coperta che aveva tra gli iscritti militari, politici, uomini dei servizi segreti, banchieri e bancarottieri.

Tra ragazzi di vent’anni (come i ragazzini che stavano nel gruppo di Riccardo Montanari e Chiara Desideri, i NAR) che si lasciavano plagiare dai discorsi di vecchi neofascisti (Davide Nicoletto e il prof. Antonini) e si ritrovavano all’improvviso con una pistola in mano. O con una bomba da far esplodere.


Senza nemmeno capire bene il perchè e chi ti sta usando per che fine.

Due magistrati, De Luca a Roma e Ferri a Bologna, che cercano di capire.
E la vittima numero 86: che nel romanzo di Fogli rappresenta l’ultima vittima della strage, un uomo su cui in tanti si mettono alla caccia. Qualcuno per ucciderlo per i suoi segreti, altri per conoscerlo. La vittima 86, come metafora dell’ultima vittima di questa storia, della strage alla stazione di Bologna: una storia piena di depistaggi, false piste fornite dai servizi (i cui vertici, iscritti alla P2, vennero rinviatia a giudizio). La 86 esima vittima è la verità, la coscienza di un paese che avendo scelto di non conservare la memoria, di non far luce su certe brutte ombre del passato,sarà costretto a riviverlo.

Patrick Fogli risponde, in base al grande lavoro di indagine svolto sugli atti processuali, saggi, interviste a testimoni e indagati, alla domanda, "chi è stato"? Sono stati veramente Fioravanti e la Mambro?
Io non ve lo scrivo qui: leggetevi il libro.

Fogli comunque da piena risposta alla vera domanda: in che Contesto è maturata la strage, chi la ideata e perchè.

Un pezzo di un dialogo tra il giudice Ferri, uno che vuole sapere, e l’Onorevole, un uomo che conosce le soluzioni:

"Sta parlando di Gladio, dottor Ferri?"
"No, sto parlando di qualcosa che va oltre
Gladio. gladio aveva una sua logica e una sua legittimità, almeno per un certo periodo. D’altra parte non esisteva solo in Italia. Le ripeto, però, Gladio non mi interessa anche se può avere avuto contatti con la struttura di cui sto parlando. così come ne avranno avuti i Nuclei per la Difesa dello Stato. E così come posso pensare che nel 1991, quando Gladio venne rivelata, una parte della struttura non venga smantellata, ma semplicemente riconvertita e gli uomini migliori assorbiti per compiti più delicati. Queste, però, sono solo supposizioni e non c’entrano col succo del discorso.

Sono in possesso di un documento molto importante che racconta della versione, diciamo operativa, di una struttura chiamata Il Progetto.

Una struttura che si è occupata di gestire interessi di un certo mondo economico, politico, finanziario e che lo ha fatto usando i mezzi a sua disposizione, per esempio usando l’Istituzione [Come nel libro viene chiamata la Loggia P2] e i suoi membri.

E attraverso di loro, per un lungo periodo, ha gestito questo paese, manovrando i veri centri di potere, quelli economici e militari, fra i tanti, e servendosi di pochi uomini scelti per operazioni riservate."

Il tempo infranto è il racconto dell’Italia di allora, degli anni 80, ma in realtà dell’Italia di sempre.

Chi ha detto che i romanzi non possano servire a raccontare la storia, a capirla per farci capire chi siamo e da dove veniamo?

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