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Il ritorno di Pippo Calò

Nelle scorse settimane alla scadenza del 17° anniversario della strage di Via D’Amelio il boss dei boss Totò Riina si fece sentire con voce altisonante per mezzo degli organi di stampa, per ribadire il suo pensiero sulla strage del 19/07/92, addebitata in una prima ipotesi a lui ed ad i suoi uomini.

Oggi è giunta a noi la denuncia di un altro boss, personaggio di spicco della mafia siciliana negli anni ’80, niente di meno che Pippo Calo’ il cassiere di Cosa nostra, lancia il suo messaggio mediatico.

Costui dal supercarcere di Marino del Tronto esterna la sua personale denuncia verso le nuove restrizioni adottate verso i detenuti in regime di 41 bis.

A riportare le lamentele dell’anziano boss è un rappresentante di una delegazione Paula Beatriz Amadio (tratto da il Messaggero Marche) che il 14/08 ha fatto visita al supercarcere ascolano.

Legandosi al fatto che la mano dello Stato ha portato pesanti restrizioni alla detenzione in 41 bis, la lamentela del canuto ed anziano boss 78enne mira a contestare la riduzione da due ore ad un’ora della libertà giornaliera di fare 4 passi nelle aree adibite all’ora d’aria.

Altro obiettivo della contestazione è quello di aver negato ai detenuti in 41bis di poter cucinare liberamente nella propia cella.

Il motivo che alimenta la presa di posizione di Pippo Calò è da ricondurre al fatto che secondo lui queste restrizioni non aumentano la sicurezza nella carcerazione dei pericolosi detenuti, pur limitandone profondamente l’autonomia.

Infine il rammarico del Boss è legato ad un fatto molto personale.

Egli aveva rinunciato all’ora d’aria per poter dedicarsi alla pittura, ora la riduzione di orario inflitta al 41 bis, non gli permetterà neppure di portare avanti questo suo hobby.

Insomma questo 41bis, come sostiene l’eminente personaggio dai discutibili trascorsi ed oltre un ventennio trascorso in galera, e queste ultime restrizioni risultano essere troppo pesanti aggiunte ad un regime già duro nei suoi presupposti.

Insomma un messaggio pesante inviato all’ amministrazione carceraria.

Così si riscopre che personaggi noti come Riina e Calò pur essendo in regimi carcerari ferrei si riscoprono portavoce di messaggi indirizzati all’opinione pubblica, utilizzando i media nazionali come amplificatore delleloro esternazioni, riscoprendosi in tal modo maestri di Comunicazione.

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