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Il realismo economico di Keynes

L’economia è una scienza misteriosa, sfuggente e molto complessa, in continua evoluzione e in antagonismo con le trasformazioni sociali, politiche, esistenziali e culturali degli esseri umani.

Qual è l’economia giusta? È valorizzare la capacità dei soggetti.Amartya Sen

“Il saggio adatta se stesso alle condizioni del mondo; il pazzo pretende di modificarle, ed è per questo che il progresso è sempre stato il prodotto dell’azione dei pazzi.” George Bernard Shaw.

Oramai è difficile trovare testi contemporanei che rivalutano con perizia i basilari aspetti filosofici e morali dell’economia. Per fortuna esistono gli scritti di John Maynard Keynes, che riprendendo la strada di altri studiosi, riescono a fornire una visione storica e ripensata della scienza economica.

Nei saggi raccolti nel libro "Sono un liberale?" (Adelphi, 2010), Keynes illustra diversi accadimenti del suo tempo e rende omaggio alle idee di Thomas Robert Malthus e di Alfred Marshall. Tra conferenze di pace, viaggi nella Russia sovietica e alcune biografie, è davvero molto piacevole riscoprire la genuina modestia e l’arguto buon senso psicologico dei grandi studiosi del passato.

Ad esempio Marshall scrisse: "Dopo circa mezzo secolo di studio quasi esclusivo, sono consapevole di essere ancora più ignorante di quando ho cominciato". Infatti per Marshall la variabile temporale "è la principale difficoltà di quasi tutti i problemi economici" (p. 123) e la scienza economica "non è un corpo di verità concrete, ma un motore per la scoperta di verità concrete”. In genere "gli economisti, come altri scienziati, scelgono la loro ipotesi di partenza e la presentano ai principianti perché è la più semplice, e non perché sia la più vicina alla realtà" (Keynes, p. 212).

D’altra parte i principali fenomeni economici "sono frutto del rischio, dell’incertezza e dell’ignoranza. Le grandi disuguaglianza di ricchezza si verificano proprio perché certi individui, favoriti dalle circostanze o dalle loro capacità, approfittano dell’incertezza e dell’ignoranza, e anche perché, per la stessa ragione, i grandi affari sono spesso una lotteria; questi stessi fattori sono inoltre la causa della disoccupazione, della delusione delle legittime aspettative riposte in certe attività, nonché della diminuzione dell’efficienza e della produzione" (Keynes, p. 223).

Keynes analizza a fondo l’economia del suo tempo e suggerisce quattro strade per raggiungere e mantenere il benessere economico: "la capacità di controllare l’aumento della popolazione, la determinazione nell’evitare guerre e tensioni sociali, la disponibilità ad affidare alla scienza il governo di ciò che propriamente le compete, e il tasso di accumulazione fissato nel margine fra produzione e consumo; punto quest’ultimo che si realizzerà da solo, al realizzarsi degli altri".

Comunque secondo Keynes, “il potere degli interessi costituiti è largamente sopravvalutato rispetto alla graduale penetrazione delle idee… Presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, a rivelarsi pericolose, nel bene o nel male”. Però per un uomo contemporaneo, è quasi sempre molto difficile separare la forza delle idee dalla forza degli interessi istituzionalizzati.

 

Nota personale

L’economia è come un ecosistema: è una rete di scambi e una rete di reti di comunicazione. E la perseveranza è la principale dote imprenditoriale: l’idea del telefono cellulare è nata nel 1947 e il primo prototipo è stato utilizzato solo nel 1973. La Pixar di George Lucas e poi di Steve Jobs ha passato dieci anni di passività prima di arrivare al successo; la Xerox ha investito in perdita per tredici anni consecutivi primi di arrivare a commercializzare la fotocopiatrice a secco ("L’algoritmo al potere. Vita quotidiana ai tempi di Google", Francesco Antinucci, Laterza, 2011).

Nota keynesiana

“L’introduzione di una sostanziosa imposta governativa su tutte le transazioni potrebbe rivelarsi la riforma più praticabile di cui disponiamo per mitigare il predominio della speculazione sull’impresa” (Keynes, General Theory). Una tassa sul trasferimento di un’attività finanziaria colpirebbe chi acquista un titolo per rivenderlo e specularci e non chi lo acquista per tenerlo (Come salvare il mercato dal capitalismo, Massimo Amato e Luca Fantacci, Donzelli, 2012).

 

Nota etica

Michael Sandel è un giurista cosmopolita e molto attento alle complicazioni relative allo schiavismo monetario della società di mercato: www.justiceharvard.org (videolezioni e libro). Il denaro e il tempo sono i principali incentivi economici (www.themoneyfix.org, documentario).

 

Nota poetica

Il potere dice al mondo

“Sei mio”.

Il mondo lo tiene prigioniero sul suo trono.

L’amore dice al mondo, “Sono tuo”.

Il mondo gli dà la libertà della sua casa.

Rabindranath Tagore (premio Nobel, in Uccelli migranti)

 

Foto logo: Wikimedia

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