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 Home page > Attualità > Economia > Il patto di instabilità

Il patto di instabilità

Ieri i mercati hanno festeggiato non è ben chiaro cosa, sembra la possibilità di un fantomatico aumento della dotazione del fondo salva-stati EFSF, non è chiaro con quali risorse. Oppure la possibilità che, a seguito dell’adozione del nuovo patto di stabilità che dovrebbe uscire dai vertici europei dell’8-9 dicembre, la Bce indosserà la sua lucente armatura e garantirà a piè di lista il debito dei PIIGS. Oggi siamo già al risveglio. Decisamente l’emivita di questi boatos è ormai ridotta a poche ore.

Secondo le indiscrezioni, il nuovo patto di stabilità dovrebbe essere avviato “con chi ci sta”, e l’analogia più ricorrente è quella con il Trattato di Schengen. Partecipa chi vuole, davvero? Immaginate cosa accadrebbe se un paese dichiarasse di non volere/potere cedere parte della propria sovranità fiscale alla supervisione europea. Accadrebbe che i mercati comincerebbero a martellarlo, gettando letteralmente dalla finestra il suo debito pubblico, allargando gli spread e creando l’ennesimo effetto-contagio sull’intera area. A meno che il paese ribelle sia sistemicamente irrilevante: una Slovacchia o Slovenia a caso, diciamo.

E quindi, accantoniamo l’idea fittizia di “due velocità”. Le velocità sono altre, e potrebbero essere realizzate solo con creazione di due valute e due banche centrali. Ma andiamo avanti, e ipotizziamo che il nuovo patto di stabilità parta.

Su cosa si baserà? Basterà il pareggio di bilancio, magari iscritto in costituzione? Ma il pareggio di bilancio è un classico caso di equilibri multipli: si può raggiungere tagliando le spese e/o aumentando le tasse, in vario mix.

Il nuovo patto entrerà nei dettagli dei mercati di lavoro e prodotti? Esaminerà il modello di sviluppo, come i tedeschi stanno tentando di fare oggi, spingendo tutti a diventare esportatori verso Marte? Finirà la biodiversità dei modelli economici, aumentando il rischio di cicli completamente sincronizzati in Eurozona? Perché un sistema di “multe” a carico dei paesi devianti dovrebbe funzionare oggi, essendo già fallito nella precedente vita del patto di stabilità? E come avverrebbe l’enforcement, con truppe tedesche sul terreno dei paesi che sforano?

L’unica cosa che dobbiamo sperare, per porre fine a questo incubo, è che il nuovo patto prenda vita (anche come finzione) e la Bce intervenga quindi a garanzia dei debiti sovrani con interventi non sterilizzati che, tra le altre cose, indebolirebbero anche il cambio dell’euro, trovando la benevola accettazione di un sempre più preoccupato Barack Obama. Una stabilizzazione di questo tipo indurrebbe il rientro della liquidità globale, contribuendo a ridurre il costo del nuovo indebitamento. Sognare non costa nulla.

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