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Il dilemma del "Buccaneer"

Dopo poco più di un mese la situazione del rimorchiatore "Buccaneer" resta ancora senza soluzione.

Sequestrato, l’11 aprile scorso, dai pirati somali nel Golfo di Aden, mentre trainava due chiatte, con sedici persone di equipaggio di cui dieci italiani, il rimorchiatore è attualmente ancorato nei pressi del villaggio somalo di Lasquorev.

Dopo circa una settimana dal sequestro le Autorità della regione semi-autonoma del Puntland, secondo i media, avrebbero dichiarato che il rimorchiatore non era stato sequestrato dai pirati, ma da uomini di una non ben precisata Guardia Costiera locale, perchè trasportava materiale inquinante da sversare nelle acque somale. Inoltre si dichiarava che non sarebbe stato richiesto alcun riscatto, e ciò portava a supporre che a questo sarebbe seguito un probabile processo.

La Micoperi di Ravenna, proprietaria del rimorchiatore, affermava che l’imbarcazione ed i natanti trainati dalla stessa erano vuoti. Quindi le accuse delle Autorità del Puntland erano infondate.


Due settimane fa i pirati somali si son fatti sentire chiedendo, per il rimorchiatore e l’equipaggio, un riscatto di 30 milioni di dollari.

Negli ultimi giorni il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che le Autorità del Puntland hanno imposto di non trattare coi pirati.

La domanda che ovviamente ora sorge è: da chi è stato sequestrato il rimorchiatore, dai pirati o da questa quasi fantomatica Guardia Costiera?

E’ probabile che la risposta vada ricercata in quel miscuglio di interessi, accordi, manovre e collusioni locali che potrebbero essere nate dopo la decisione degli occidentali di aiutare economicamente il governo somalo nella lotta contro la pirateria.

Intanto, nelle città di appartenenza dei dieci marittimi italiani, continua la spasmodica attesa dei familiari, si celebrano Sante Messe e si organizzano fiaccolate per i sequestrati del "Buccaneer".

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