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Il crudo capitalismo in salsa cinese

Una giovane donna d’affari cinese Lin Hayan è stata condannata a morte per una classica truffa finanziaria con cui avrebbe sottratto a ingenui investitori la bella cifra di 70 milioni di euro.

“Dal 2011 ad oggi, le statistiche ufficiali parlano di 1.449 persone condannate - con pene che vanno dai cinque anni di reclusione fino alla pena di morte - per la raccolta illegale di fondi”, ci informa Il Sole 24ore, parlando della sola Repubblica Popolare Cinese.

Agli occhi di uno smaliziato osservatore occidentale, abituato a leggere con cadenza pressoché quotidiana di truffe di tutti i tipi - dalla classica “patacca” alla napoletana alla questione di Bernard Madoff, il megatruffatore di Wall Street, e dei suoi numerosi epigoni di casa nostra - questi fatti di cronaca nera finanziaria sembrano un po’ storie di aria fritta. Bond argentini, Cirio, Parmalat, MPS e compagnia cantando ci raccontano da sempre che "fare soldi con i soldi” è la via regia per arricchirsi (o almeno provarci) con poca fatica alla faccia di chi magari si era messo da parte un gruzzoletto con il sudore della fronte.

Famosa la storia della speculazione sui bulbi di tulipano nell’Olanda del ‘600 (anche perché l’ha citata Michael Douglas nei panni del losco finanziere Gordon Gekko in Wall Street: il denaro non dorme mai); meno famoso invece lo schema Ponzi con cui l'articolo del quotidiano di Confindustria definisce il sistema truffaldino usato in Cina.

La storia è interessante: un giovane italiano dall'aria parecchio scanzonata, di nome Carlo (Charles) Ponzi, emigrato ai primi del novecento negli Stati Uniti, scopre per caso - dopo varie vicissitudini precedenti al di qua, ma anche al di là, della labile linea di confine tra legalità e illegalità - che esiste un'interessante possibilità di speculare tra il valore dei Buoni di risposta internazionale (ICR) emessi da alcuni paesi e quello dei francobolli emessi negli Stati Uniti, con cui i buoni potevano essere scambiati.

Prova la speculazione e vede che riesce: compra Buoni in Spagna e Italia e li cambia con francobolli americani, dal valore intrinseco decisamente più alto, guadagnandoci un sacco di soldi. Quindi coinvolge altri "investitori" convincendoli a partecipare al business. Nel giro di pochi mesi, tra il febbraio e il luglio del 1920, passa da una raccolta di 5.000 dollari (che era già una bella cifra) a diversi milioni di dollari arrivando a rastrellare 250.000 dollari al giorno. Solo che il business sarebbe stato sostenibile solo se alla somma totale raccolta avesse corrisposto uno stock di 160 milioni di ICR; che invece erano non più di 27mila. In sintesi aveva solo dato il via alla classica struttura piramidale in cui i soldi raccolti dagli ultimi arrivati servivano a ripagare i primi. Agli ultimi, prima o poi, sarebbe rimasto in mano il cerino acceso che avrebbe bruciato loro le dita. Una banale truffa finanziaria architettata sulla base di una iniziale speculazione reale.

E così avvenne: circa 40mila persone persero complessivamente una cifra vicina ai 15 milioni di dollari (oltre 140 milioni di dollari in valuta attuale) nel pozzo senza fondo dello “schema Ponzi”.

Lo scapestrato Charles morì in povertà nel 1949 in un ospedale brasiliano, dopo aver fatto anche qualche anno di galera, alla fine di una vita sicuramente inebriante e turbolenta. Un po’ meno inebriante, supponiamo, quella dei suoi imprudenti e truffati investitori.

Ma, almeno, morì di morte naturale. Mentre l’elegante signora Lin Hayan rischia di lasciarci le penne anzitempo, fra le mani di un inesorabile “esecutore” di stato.

Che sia questa la differenza tra il libero mercato occidentale e il capitalismo alla pechinese? Meglio la speculazione più o meno liberalizzata e pene tutto sommato lievi o la rigidità implacabile del regime (ex) comunista?

 

Ai truffati non torna in tasca nulla, in nessun caso, salvo la dura lezione di vita che hanno subìto, dalla quale usciranno senz'altro un po' più prudenti (e un bel po' più poveri). E sappiamo anche che la pena di morte è una vendetta di Stato oltremodo inumana che, dicono le statistiche, non ha mai funzionato davvero come deterrente contro le violazioni alla legge.

In conclusione non ci resta che essere, come sempre, contro le esecuzioni facili, ma anche contro le facili truffe: non ci resta che guardarsi dai guadagni troppo allettanti e nel frattempo pretendere dalla politica che faccia il suo dovere nel regolamentare con maggior chiarezza quel guazzabuglio da far west che si chiama speculazione finanziaria. E' la soluzione migliore; forse l'unica per quel che ne so (ma si accettano consigli).

 

 

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