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Il caso Foursquare: 3 milioni di utenti “geogiocano” insieme

 

Domenica sera. Esco con le mie amiche, appuntamento in un ristorante del quartiere Prati molto noto per l’ottimo sushi a Roma. Prima di ordinare, mi scopro tecnologicamente ghettizzata tra i tecnologicamente svantaggiati. Il mio telefonino vintage mi taglia crudelmente fuori da una nuova regola che impera tra i fichissimi possessori di i-phone, blackberry o altri smart phone: il check-in su foursquare. Ma che roba è? Mi chiedo mentre le girls smanettano impunemente di fronte al nastro con i nigiri al salmone, una rivoluzione, mi dicono. Possibile che io sia l’unica reietta a non far parte di tale evoluzione civile? Mi documento.

In sostanza si tratta di una piattaforma di geolocalizzazione inventata da un ragazzo di Londra, Naveen Saldurai, laureato all’inglesissimo King’s College con master negli Stati Uniti e da un americano Dennis Crowley, eletto nel 2005 dalla rivista del MIT(Massachussets Institute of Technology) tra i maggiori innovatori sotto i 35 anni. In parole elementari foursquare è una fusione tra social network e gioco. Consiste in un software scaricabile dalla rete che ha raggiunto ad oggi i tre milioni di utenti. Il suo successo nasce proprio da un’esigenza reale: esplorare la città e condividere con i propri amici suggerimenti su posti nuovi, creando una rete virtuale basata su un’esperienza reale.

Non a caso l’idea è partita da una città come New York che pullula di posti da frequentare in cui spesso è difficile orientarsi verso la scelta giusta. Le indicazioni fornite da guide o riviste risultano troppo fredde, subito datate e dettate da interessi o convenzioni economiche. Gli utenti di foursquare, invece, si ritrovano parte di una stessa tribù virtuale e si scambiano reali suggerimenti che non hanno nulla di preconfezionato. Se voglio notizie su quel locale troverò indicazioni di un amico, non di uno sterile commento che poco ha di vissuto e di pratico, dunque se è una persona di cui conosco i gusti e i posti preferiti a dirmi che in quel locale fanno la migliore bistecca della città, andrò sul sicuro.

Ma questo non basterebbe a spiegarne il successo. L’altro elemento fondamentale è il gioco, la competizione. Vediamo in dettaglio come funziona: basta andare sul sito internet, iscriversi creando un account con profilo personale, avere uno smart phone e scaricare gratuitamente il software. Si possono ovviamente caricare i propri contatti da altri social network quali twitter o facebook e poi non resta che cliccare sul pulsante del check-in e condividere con gli amici i luoghi in cui ci troviamo, lasciare un messaggio tipo “se cenate qui ordinate assolutamente la tempura” oppure controllare i messaggi lasciati dagli altri utenti su quel locale. Ancora meglio, se nessuno ha recensito la location saremo noi i pionieri che per primi marcheranno il territorio.

Naturalmente più si esce e si frequenta e più si ricevono premi e badge per ogni check-in effettuato in qualsiasi posto: aereoporti, spa, hotel, ristoranti negozi. Quando l’utente esegue più check-in degli altri in uno stesso posto ne diventa addirittura “sindaco”, ricevendo in alcuni casi sconti nei locali selezionati. E’ facile immaginare come tutto questo abbia sollevato l’interesse da parte del marketing delle grandi aziende che ne hanno fiutato le immense possibilità: foursquare offre mobilità, socializzazione, condivisione e il giusto mix tra mondo virtuale e quello reale. Sono nate molte iniziative di geomarketing in merito, questo perché la carta vincente di questo sistema è l’assenza di automatismo in favore dell’interattività: per essere presenti in un luogo non basta entrarci una volta giunti in un locale dobbiamo collegarci e fare il check-in. Non è un software passivo, richiede partecipazione ed è regolato da un sistema squisitamente meritocratico: tutto questo impegno è ripagato con premi non solo virtuali, ma che si traducono in veri vantaggi, come gli sconti dati da una nota libreria durante la settimana della moda a Milano agli utenti che facevano check-in. Altri grossi brand negli Stati Uniti ne fanno già uso per campagne pubblicitarie con focus sugli utenti foursquare.

La tecnologia non è più una roba da secchione sfigatissimo seduto alla scrivania, ma diventa uno strumento cool in cui sono sempre più gli utenti a dettare tendenze piuttosto che a subirle. A chi obietta che in questo modo c’è una totale mancanza di privacy, i due inventori rispondono che le informazioni vengono condivise solo con gli amici e che c’è anche la possibilità grazie all’opzione off the grid di fare un check-in personale senza renderlo pubblico, il che consente di accumulare comunque punti e mantenere una certa segretezza. Un consiglio: attenzione alle bugie a mogli, mariti e fidanzati, il geogiochiamo va gestito con cautela!

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