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 Home page > Attualità > Società > Il Re è QUASI nudo

Il Re è QUASI nudo

In verità l'avevano anticipato in molti. Si può andare oltre misura talvolta, per passione , per entusiasmo, per animosità. Ma nel paese del melodramma andare troppo oltremisura, stanca.
Pigri siamo pigri, non nascondiamoci ma la creatività che ha un parto lento quando incontra l'ironia diviene genialità.


Ed in questo davvero non ci batte nessuno. Se fossimo solo rispettosi degli altri, rispetto che si traduce nel rispetto delle regole di convivenza, giusto un poco meno mafiosetti, per cui ad ogni situazione dobbiamo trovare la scorciatoia che sia solo per noi e i nostri amici,tutto sommato brava gente potremmo anche meritarcelo.

Difetti ne abbiamo, sia chiaro. Ma questo strano allungato paese , partorisce mostri ignoranti che arrivano al potere e giovani che usano le armi del potere per ridicolizzarlo.
Il Re è quasi nudo, diciamolo.

Anche se avrà voti, difatto il suo personaggio da arrogante sta diventando ridicolo.


I selfie sono diventati pericolosi per lui. Al punto di utilizzare la digos ( che paghiamo tutti) per fare azioni che non le competono.
In piazza le persone realmente democratiche protestano . Sia chiaro che è un loro sacrosanto diritto,

I giovani si inventano " Meno uno ", lavorando di acume ironico proprio sugli sproloqui matematici del genio ministeriale che parlava di 60 milioni di persone dalla sua parte a sostenerlo.
Il 49 è divenuto un numero evocativo di sconcezza.
Ora le lenzuola fuori dalla finestra.Ed anche qui utilizza un servizio indispensabile come i vigili del fuoco in totale ridicola arroganza Citando Benigni dei tempi d'oro quando era una mente libera, "Fuori da casa mia ci scrivo quello che voglio". Se non sono ingiurie o bestemmie o oscenità alle mie finestre ci appendo ciò che voglio.
La cattiveria che anima una persona che scrive "CIAO CIAO" per persone morte per sfuggire a torture e guerre, io credo che sia un boomerang.Lo è nella vita di noi comuni mortali e non sarà l'immunità parlamentare a scalfire la legge che domina l'universo e la natura.
Raccogli ciò che semini.

Commenti all'articolo

  • Di Nicola Ferrero (---.---.---.48) 16 maggio 2019 17:43

    La grancassa di sinistra.

    Sono singolari – e tutte uguali e disarmanti nella chiosa e risultato finale – queste marchette partorite dai cosiddetti commentatori progressisti che si sentono obbligati (ovviamente per puro conformismo) a fornire il loro piccolo pezzetto alla causa antifascista nei confronti del nuovo Mussolini del millennio, l’attuale ministro degli interni Matteo Salvini. Ognuno, nel suo piccolo, secondo le proprie capacità ed a ognuno secondo i propri bisogni, deve fornire la propria mollichina alla causa comune cercando di demolire la credibilità del suddetto, ridicolizzando i suoi atteggiamenti ed iniziative. La novità di questi ultimi tempi non è l’insulto in se, ma la metodica ridicolizzazione dell’avversario, il ricorso allo sfottò come arma di propaganda, il connubio tra insulto e risata molto in voga in quei di Livorno. Additare qualcuno al pubblico ludibrio è da sempre un’arma efficace di propaganda politica. Ma le pernacchie e le caricature sono sempre state strumenti a disposizione di chi non ha rappresentanza, non la pratica fondante di una forza politica che aspira a diventare maggioranza. Se diventa di massa lo scherno non è più un’arma contro il potere, diventa un’arma del potere. Nessuno sfotte in solitudine. C’è bisogno di un pubblico che assiste, ride, si dà di gomito. La risata di scherno ha il potere di formare il gruppo, di creare una comunità politica, perché addita un nemico comune, un capro espiatorio, un colpevole assoluto, e nel ridicolizzarlo lo fa apparire vulnerabile e disumanizzato. Il ricorso ai nomignoli è la tecnica base. Si inventano soprannomi o si storpiano i nomi veri. E’ un manganello linguistico utilizzato regolarmente dai giornali di destra degli anni cinquanta tipo il Candido e il Borghese, e da opinionisti come Emilio Fede e Marco Travaglio. All’apparenza la tecnica è innocua, perfino simpatica. In realtà non riconoscere all’altro neppure il suo nome è un modo di rifiutare la sua esistenza, per sminuirlo come essere umano. Non so se la violenza verbale prepari o sia un surrogato dell’aggressione fisica. So che negare l’umanità dell’avversario non ha mai portato a niente buono. Quando dall’individuale si passa al generale, l’intenzione si fa palese. Gli avversari da pupazzi si trasformano in mostri, non sono più esseri umani, e soprattutto sono già morti, il che significa che simbolicamente sono già stati uccisi. Che il riso possa scaturire da un istinto di morte è cosa riusaputa. Sul fatto che possa nascere da un sentimento di superiorità l’accordo è generale.

    Aristotele: “La commedia è imitazione di persone moralmente inferiori”.

    Erodoto: “La commedia è imitazione di persone moralmente inferiori”.

    Erodoto: “La risata connota un senso arrogante di superiorità”.

    Thomas Hobbes: “La passione di chi ride è l’improvvisa stima di sé che deriva dalla debolezza altrui”.

    Charles Baudelaire: “Il riso è satanico, dunque profondamente umano”.

    Potrei continuare. E secondo Konrad Lorenz la risata è un’evoluzione rituale della minaccia.

    E’ un istinto primitivo che torna a galla. La rinuncia a chiedere risposte complesse.

    Il pubblico ludibrio è la forma primitiva del giustizialismo.

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 17 maggio 2019 16:08
    Enzo Salvà

    Nicola Ferrero, tolte le prime righe fino a Salvini, mi sembra di leggere la tua storia e quella degli ex partiti di opposizione oggi al governo.

    Un Saluto, 

    Es.

  • Di Nicola Ferrero (---.---.---.232) 19 maggio 2019 10:27

    Un altro interessantissimo e ben centrato articolo sull’argomento.

    http://m.ilgiornale.it/news/2019/05...

    • Di Anna Borghi (---.---.---.159) 19 maggio 2019 21:54

      @Nicola Ferrero

      grazie del link. Nella mia ingenuità libertaria io non farei equazione lenzuola uguale sinistra. Vero è, come afferma l’articolo che mi hai indicato, che appaia comodo manifestare il proprio dissenso da casa. Lo leggo invece come una linea di decenza superata: perchè ricordiamoci che l’azione alla quale le lenzuola appese rispondono è stato l’uso improprio del Corpo del Vigili del fuoco per togliere uno striscione di dissenso. Non sono nate prima e sono di sicuro divenute un gioco: in un clima di caccia alle streghe. Un ascoltatore intervenuto ad un dibattito in radio affermava che avrebbe voluto esporre il suo dissenso ma temeva i vicini leghisti. Credo che la democrazia vada rafforzata dal coraggio di esprimere ciò che si pensa subendo le critiche ma anche crescendo. In piazza a Milano oltre alla destra che ha diritto di manifestare, sia chiaro, ci può stare il dissenso. Credo che la libertà sia assunzione di responsabilità e non costruire nemici ma lavorare sulle problematiche. Grazie Nicola dell’attenzione.

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