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Il Professional Consumer chiude i conti con la crisi

Quando non c’era la crisi il meccanismo produttivo funzionava pressappoco così: i capitalisti mettevano i capitali, i produttori gestivano i fattori della produzione, i lavoratori lavoravano, i trasportatori trasportavano, i commercianti commerciavano e i consumatori consumavano.

Quando non c’era la crisi il meccanismo produttivo funzionava pressappoco così: i capitalisti mettevano i capitali, i produttori gestivano i fattori della produzione, i lavoratori lavoravano, i trasportatori trasportavano, i commercianti commerciavano e i consumatori consumavano.Con l’acquisto trasformavamo, noi proprio noi, il prodotto di quelle manipolazioni in ricchezza, con la consumazione si dava infine l’input per la nuova produzione.

Il meccanismo ben oliato funzionava a meraviglia.

Poi i produttori hanno migliorato l’esercizio produttivo, sono arrivate sul mercato più merci da consumare che, per letizia e per dovere contrattuale, abbiamo consumato.

Per farlo si è dato fondo ai redditi, poi ai risparmi, infine al debito.

Quel debito, cresciuto smisuratamente, con il credito facile ha fatto sboom.

Che nostalgia per quel sistema produttivo che ha garantito per molti decenni benessere, sostanza ai desideri, che ci ha affrancato dal bisogno.

Quel giocattolo si è rotto: pezzi dovunque.

Sul mercato giacciono inerti più merci di quanto possano essere smaltite con i redditi a disposizione: gulp!

Certo si può piangere, esecrare, lagnarsi e bestemmiare.

Si può anche tentare di rimettere in sesto i cocci di quella cornucopia, rabberciarla alla bellemeglio, perchè possa tornare a funzionare.

Vediamo come:

Si possono ridurre i consumi: voilà meno lavoro per tutti, ancor meno redditi per i più, ai consumatori meno merci-emozioni a disposizione.

Si può anche far finta di niente e attendere, appesi a politiche congiunturali, come fanno i politici di mezzo mondo, sperando di essere assolti da Keynes.

Poi c’è l’ingenuità del Professional Consumer che chiude il conto con la crisi. Propone di dare a Cesare quel che è di Cesare: un Reddito di Scopo ai consumatori per remunerare il lavoro da svolgere nel sistema economico.

Un modo per sostenere i consumi e così riavviare la produzione ricreando lavoro e ricchezza.

Signori, signore, giovani, anziani, ricchi, poveri, bianchi, neri, gialli, abili, disabili, superabili: non ci resta che scegliere!

 

Mauro Artibani

 

www.professionalconsumer.splinder.com

www.professioneconsumatore.org

 

Commenti all'articolo

  • Di mabo (---.---.---.237) 20 gennaio 2009 18:49
    Non comprendo cosa si intenda per Reddito di Scopo.
    Mi sembra di aver già visto questo film che si intitolava Credito al consumo.
    Forse “ qualcuno “ ci pagherà il biglietto di ingresso al cinema ma siamo sicuri che ci farà uscire ?
     
    Un saluto.
  • Di percaso (---.---.---.12) 21 gennaio 2009 09:50

    Vorrei capirici di più ...appena trovo il tempo necessiario,
    mi documento tramite i link che hai riportato.
    Per ora mi viene solo in mente l’attività di fidelizzazione o retention della clientela.
    Più concorrenza,Più offerte nel mercato, le aziende che hanno clienti se li tengono stretti
    offrendo i loro prodotti/servizi a prezzi bassi o gratis (vedi assicurazioni on-line,operatori telefonici,banche on-line).
    Se intendi questo, la professione del consumatore sta nel decidire quale sia la migliore offerta.
    Effettivamente, se penso che per assicurare la mia auto,avro’ perso 2 ore su internet tra prenventivi ed altro...
    Incosapevolmente lo sono gia diventato?

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