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Il Corriere della Sera e il garantismo

Impossibile conoscere quali strumenti di persuasione abbia utilizzato il Ministro Bondi, ma di certo devono essere stati decisamente efficaci: i giornalisti del - finora - ipergarantista Corriere della Sera hanno subito ceduto e si sono adeguati alla morale a due velocità esercitata in questi giorni parlando della famosa casa a Montecarlo data in affitto al cognato di Giancarlo Fini
 
Lo scorso 2 Agosto i giornali di famiglia Berlusconi avevano già iniziato a martellare sulla vicenda, ma la polemica sembrava dover restare confinata su Libero ed Il Giornale, senza riuscire a creare un reale danno d’immagine al Presidente della Camera; fino ad allora il quotidiano di Via Solferino non sembrava aver preso molto sul serio l’inchiesta, e per questo prontamente Bondi ha deciso di sollecitare una copertura adeguata. Nella premessa viene ripetuta più e più volte la consueta tesi del complotto giudiziario contro il centrodestra e soprattutto contro Silvio Berlusconi:
Anche il Corriere della Sera, in sostanza, in questi anni ha scandagliato ogni aspetto della vita privata e pubblica del Presidente del Consiglio e di altri uomini politici, con una spiccata preferenza per quelli di centrodestra, onde trarne ragioni per irrobustire e suffragare la campagna di condanna morale prima ancora che politica decretata nei confronti di quella parte politica rea di ottenere il consenso degli italiani senza avere ottenuto una patente di legittimità democratica rilasciata dalla sinistra e da tutti i poteri ad essa alleati.
 
Partendo da questo, il Ministro non riesce a capire perché il Corriere si sia invece dimostrato così indulgente nei confronti delle notizie su Fini dato che già altri autorevoli quotidiani hanno parlato di episodi che, se confermati, rivelerebbero una singolare concezione della moralità politica da parte di chi si erge a paladino immacolato della legalità e dell’ onestà. Perciò se non lo farà infliggerebbe, purtroppo, un duro colpo alla propria stessa credibilità e ne deriverebbe «un caso» che non potremmo non additare ai lettori del Suo quotidiano come davvero scandaloso
 
La risposta a questa dura lettera prelude già ad un cambiamento nel futuro atteggiamento del quotidiano: infatti nella sua risposta Sergio Romano, oltre a difendersi dagli attacchi del Ministro, scrive che L’ on. Bondi ha ragione nel chiedere che sulla vicenda [..] sia fatta completa chiarezza e che Il nostro giornale racconterà, come sempre e senza riguardi per alcuno, i fatti di cui verrà a conoscenza.
 
Il risultato non tarda a manifestarsi, perchè il giorno dopo viene dedicato subito ampio spazio alla vicenda: nei giorni successivi emerge che ci sono effettivamente diversi elementi poco chiari nella compravendita di quella casa e in generale nell’improvvisa fortuna imprenditoriale della famiglia di Elisabetta Tulliani, compagna di Fini, ma il Corriere si dedica alla vicenda con particolare accanimento; ne è esempio un articolo di ieri che riprende una paparazzata del settimanale Chi (anch’esso di proprietà Berlusconi): Giancarlo Tulliani lava la sua Ferrari indossando vestiti firmati. Interessante la dovizia di particolari con cui sono descritti i capi d’abbigliamento, e veniamo così a sapere che indossa una polo blu griffata Ralph Lauren, ma in versione extralarge [..] I jeans sono di Dolce & Gabbana [..] Le scarpe, invece, sono le classiche Hogan. Ovviamente viene anche descritta la fidanzata, fotografata con indosso una canotta Miu Miu e le zeppe di Prada. 
 
Questa soffermarsi sui dettagli ricorda molto da vicino il trattamento riservato a suo tempo ad un altro nemico del Cavaliere, il giudice Mesiano: allora in un servizio mandato in onda su "Mattino Cinque" si descrissero i suoi calzini azzurri e il suo comportamento mentre aspettava il turno dal barbiere per farlo passare come poco sano di mente, oggi si evidenziano i vestiti e l’auto per sottintendere che siano stati comprati con soldi sporchi, o forse solamente per far leva sull’invidia sociale.
 
 
In questa storia ci sono molte cose incredibili, ma due fanno veramente scalpore:
- che un Ministro della Repubblica chieda ai giornali di indagare sul Presidente della Camera   nonché avversario politico (e anche su La Stampa sono state fatte pressioni)
- che il giornale in questione ceda subito alle pressioni e si dedichi in questa maniera all’inchiesta, gettando al macero la tradizione di garantismo e di terzismo tanto rivendicata e tanto difesa in innumerevoli editoriali di suoi autorevoli giornalisti come Battista, Ostellino, Panebianco.
 
Ma forse, in un Italia al 49°posto per la libertà di stampa - semilibera, secondo Reporters sans Frontieres - questa non è nè una novità né una notizia.

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