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Il Commissario bulgaro Rumiana Jeleva, accusata di contiguità con la criminalità organizzata, si è dimessa

La Bulgaria, stato ove la mafia è potentissima ed uccide anche i giornalisti, ha creato non pochi grattacapi alla nuova Commissione Barroso.

A seguito dell’irremovibilità di Martin Shultz, capogruppo dei Socialisti e Democratici nell’emiciclo europeo di Strasburgo, che nella campagna contro la bionda bulgara candidata alla Commissione europea per il suo Paese ha incassato l’incondizionato sostegno di Verdi e dai Liberal-democratici, stamattina Rumiana Jeleva ha rinunciato a ricoprire l’incarico di membro della futura Commissione Europea.
 
Una decisione che era nell’aria al fine di permettere che il prossimo 26 Gennaio la Commissione del riconfermato Presidente Josè Manuel Barroso possa ricevere la fiducia dell’intero Europarlamento ed entrare nella pienezza dei propri poteri.
 
Rumiana Jeleva, indicata dal governo del suo Paese quale Commissario alla Cooperazione ed all’Aiuto umanitario, era infatti, secondo i suoi numerosissimi detrattori europei ed anche secondo il diffuso quotidiano tedesco “Die Welt”, in odore di connivenza con la potentissima mafia del suo Paese e, forse, anche implicata in torbide questioni finanziarie.
 
Socialisti e Verdi, sin dall’inizio delle audizioni da parte del Parlamento dei Commissari, hanno sostenuto che in ogni caso la Jeleva andasse rimossa anche perché palesemente incompetente a ricoprire il ruolo cui era stata chiamata.
 
Durante l’audizione dell’altro giorno, infatti, l’ex Ministro degli Esteri di Sofia, pupilla dell’attuale Presidente bulgaro (ed ex guardia del corpo dell’ultimo dittatore comunista del suo Paese) Boyko Borisov passato oggi armi e bagagli alla destra, collocò geograficamente la Georgia tra gli stati del Medio-oriente, suscitando l’ilarità di gran parte degli eurodeputati.
 
Barroso, che inizialmente aveva scongiurato Borisov di riconfermare nel ruolo di Commissario l’uscente Maglena Kuneva, dovette subire la designazione della Jeleva fortissimamente desiderata in quel posto dalla nuova maggioranza politica che governa a Sofia.
 
La Jeleva è la moglie di quel Kassimir Jelev, uomo d’affari che intratterrebbe rapporti con la mafia bulgara e con quella russa dopo aver creato sul Mar Nero, nella città di Varna, tutta una serie di società fantasma utilizzate per “lavare” gli ingenti profitti derivanti dal traffico di droga, proveniente dalla Turchia e poi indirizzato attraverso Serbia ed Albania verso l’Italia, e di esseri umani, in maggioranza bambini e giovani ragazze dell’est, in primis romene, da destinare al mercato della prostituzione nell’Europa occidentale.
 
Secondo l’eurodeputata verde olandese di origini italiane Judith Sergentini, poi, la Jeleva sarebbe la vera titolare di una società attualmente inattiva, la Global Consult di Sofia, che tanto odora di scatola cinese per coprire altri traffici illeciti.
 
La Jeleva, pur continuando a negare la sua riferibilità alla suddetta ditta tanto da non dichiararla all’Europarlamento né in questa legislatura né in quella precedente, stamattina dunque ha dovuto compiere il passo indietro dopo aver scoperto che pure il suo protettore, il Presidente bulgaro Borisov, non avrebbe più potuto difenderla oltre.
 
Al suo posto molto probabilmente la Bulgaria sarà rappresentata da Kristalina Georgieva, vice-presidente della Banca mondiale, che però sinora non ha ancora accettato la proposta del governo centrale di Sofia.
 
Certamente ai popolari europei, il gruppo di Barroso, è stata evitata una colossale figuraccia anche se la scelta della Jeleva, pur conoscendone il torbido presente politico, se la sarebbero potuta evitare.
 
Altri commissari, come lo slovacco socialista Maros Sefcovic, accusato di dichiarazioni razziste, vere, contro i cittadini europei di etnia rom, sono stati sul punto di essere contestati dagli europarlamentari ma non tutti i rappresentanti dei nuovi membri europei hanno suscitato, c’è da dire, sospetto da parte dei deputati provenienti dalle originali quindici nazioni dell’Unione.
 
La Bulgaria, dunque, Paese europeo in cui la criminalità organizzata decide ogni aspetto della vita dei suoi abitanti, né più né meno al pari di certe lande del Sud Italia, ma dove, all’opposto che nel “Bel Paese”, le forze dell’ordine e la magistratura nulla fanno per contrastarla in quanto profondamente corrotte, sinora ha creato non pochi grattacapi alla nuova Commissione Barroso.
 
Sicuramente il timore di aprirsi a nazioni controllate dalle singole organizzazioni mafiose auto-cefale sta frenando l’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali in quanto il timore di integrare altre nazioni dominate dalla Mafia suggerisce agli attuali partners dell’Unione la massima prudenza.
 
A Sofia, comunque, ora Bruxelles è chiamata ad intervenire facendo la voce grossa ed adottando drastiche misure se non vorrà che sul proprio territorio continuino ad essere uccisi, dalla criminalità organizzata, persino i giornalisti, seppur controversi, come quel Bobi Tsankov freddato nella capitale bulgara il giorno dell’Epifania, ultimo purtroppo di una serie che inizia ad allungarsi in modo preoccupante.

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