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IL Tibet, effetto contrario delle repressioni

 

Dal 1950, data in cui la Cina ha annesso con un atto di forza il Tibet ai suoi territori, sono iniziate le repressioni nei confronti di questa regione fino ad allora tranquilla teocrazia guidata dal Dalai Lama. Il Tibet era qualcosa di concettualmente pericolo per L’Esercito di Liberazione Popolare, il modo stesso di vita dei Tibetani e l’enorme valore che essi attribuivano (ed attribuiscono) alla spiritualità avrebbero potuto minare alla base le fondamenta della neo Repubblica Popolare Cinese a matrice comunista. Il Tibet doveva essere annesso e assimilato, spazzando via ogni legame con il passato, il totalitarismo assoluto non poteva accettare in alcun modo la diversità ed ancor meno il riconoscimento di una figura come quella del Dalai Lama. Oltre alle dure repressioni, basti ricordare quelle tra il 1957 ed il 1959 giunte fino a Lhasa iniziò una fase di mistificazione storica, cambiando la Storia stessa ed insegnando nelle scuole che il Tibet era da sempre una regione appartenuta alla Cina. La flebile motivazione di tale sopruso data alla comunità internazionale fu l’antica conquista del Tibet da Parte dei Mongoli e la relativa annessione all’impero, in poche parole secondo tale bizzarro principio l’Italia potrebbe annettere quasi  tutta l’Europa (e non solo) ai suoi territori poiché essi furono conquistati dall’impero Romano. Per lungo tempo, dopo l’annessione del 1950, il mondo tenuto sotto scacco prima dalla necessaria restaurazione dello status quo minato dalle due guerre mondiali, poi dalle tensioni della guerra fredda, non si curò (salvo rari e mirabili casi) della questione Tibetana, ma oggi nell’era dell’informazione globale il mondo sa, l’opinione pubblica internazionale conosce la verità e l’anacronistica tenacia con cui la Cina continua a negare l’esistenza di un Tibet legittimamente libero ed autonomo è aberrante. Ciò rende la Questione Tibetana ogni giorno più imponente, il Tibet stesso acquisisce forza nei confronti della Cina, il fatto che cinquanta anni di repressioni non abbiano per nulla affievolito lo spirito del Tibet è una vittoria schiacciante nei confronti del gigante cinese. Un pugno di monaci con in mano un bastone hanno tenuto e tengono testa ad una spaventosa potenza militare, la spiritualità batte le armi, ciò che la Cina voleva scongiurare in ogni modo è avvenuto, il Buddhismo Tibetanto esce enormemente rafforzato e le miserrime repressioni che ancora persistono e purtroppo persisteranno non fanno che mortificare ulteriormente il poderoso gigante Cinese. 

 

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